«È come le sere d’estate», cinguetta Lana Del Rey. Dall’altra parte della cornetta a una distanza transatlantica la s’immagina divina, tipo attrice mélo con telefono bianco. Sta parlando del profumo di cui è testimonial, Gucci Guilty. «Delicato e piccante, mi fa pensare a quel- le notti alle superiori, ai primi appuntamenti». Se fosse una stagione Del Rey sarebbe certo l’estate. Sole e vento nei capelli la trattengono lì, a Los Angeles. «Eravamo in spiaggia anche a Natale», sospira. E proprio nella sua città elettiva, con location blindatissime per 5 giorni, è girata la nuova campagna pubblicitaria della fragranza, dove è protagonista assieme a Jared Leto: una coppia di eccentrici un po’ stile “Una vita al massimo”. «La Hollywood che Alessandro [Michele] aveva in mente è bizzarra... quotidianità e stravaganza, diamanti e animali selvatici». Ecco struzzi correre per le corsie del supermercato e tigri nella lavanderia a gettoni poi, al diner (Rae’s), un’improbabile Courtney Love-cameriera con il grembiule rosa. E soprattutto l’Hollywood Forever Cemetery, dove riposano pionieri dell’industria cinematografica, che ha ispirato il concept della comunicazione (#foreverguilty). «Conoscere Alessandro è stato un viaggio meraviglioso», dice la cantautrice. «Se ne sta lì quieto, ma dentro ha un mondo». Un tempo Del Rey costruiva il suo nido con collage di sogno americano vintage, e vagava per le strade di New York in cerca di una “comunità”. Oggi sembra averla trovata: «Conosco anime gentili con cui parlo di tutto, ma la vera amicizia ti costringe a lasciare la comfort zone». Nella crescita personale sotto i riflettori è inciampata in chi non ha intuito che nella sua barocca mitologia personale, artificio e autenticità possono convivere. Con l’album che sta per uscire, “Norman Fucking Rockwell”, la decadente libido degli inizi si scioglie in un flusso meditativo: «Penso d’a- ver detto tutto con i dischi passati, la cosa fondamentale è che questo non pretende di essere ciò che non è, ho lasciato si scrivesse da sé». E si srotola in una lunga poesia la canzone “Hope is a dangerous thing for a woman like me to have...” in cui compare a un certo punto Lana Del Rey-Sylvia Plath in camicia da notte. È come se la “chanteuse” del debutto fosse diventata la penna che l’ha descritta. C’è anche una raccolta di poesie che attende di essere pubblicata: «Probabilmente l’anno prossimo», riflette. «Sono contenta di condividerle poiché penso che l’onestà messa nello scrivere per se stessi, il proprio punto di vista, sia la sola cosa che ci appartiene».

Vogue Italia, marzo 2019, n.823, pag.218