Il basilico più buono che tu abbia mai assaggiato. Esiste un sistema per ottenere un basilico eccezionale, anche se non si ha la fortuna di poterlo piantare in un appezzamento in Liguria. Un team di scienziati del MIT, il Massachusetts Institute of Technology, ci è riuscito con la cosiddetta cyber agriculture, un metodo di coltivazione che sfrutta le più avanzate attrezzature high tech e, in questo modo, riesce a controllare con estrema precisione le condizioni ambientali. Gli studiosi, che hanno fatto crescere il loro basilico a Middleton, una piccola città a circa 32 chilometri a nord di Boston, in una coltivazione idroponica (cioè fuori suolo, senza terreno), avevano a disposizione sofisticati computer capaci di monitorare i cambiamenti genetici ed epigenetici delle piante nel corso del tempo, e di cercare il giusto equilibrio di temperatura, umidità e tempo di esposizione alla luce.

Tutta questione di luce

Ed è proprio questo ultimo aspetto a fare la differenza, per ottenere il basilico più buono, come hanno scritto gli scienziati in un articolo pubblicato sulla rivista Plos One: il basilico ha un sapore migliore quando viene esposto alla luce per 24 ore al giorno. «Non sarebbe stato possibile scoprirlo in nessun altro modo, se non osservando le piante della coltivazione idroponica. A meno di non essere in Antartide, non esiste un fotoperiodo (vale a dire la durata del giorno) di 24 ore nel mondo reale», come ha spiegato John de la Parra, coautore dello studio.

Agricoltura idroponica

Al momento, ci sono diverse aziende che hanno cominciato a praticare l’agricoltura idroponica ad alta tecnologia. Toshiba sta producendo lattuga sui tetti della Cina, e un'azienda chiamata Farm.One sta facendo crescere verdura nelle cantine di Manhattan. Ma la maggior parte di queste aziende mantiene le proprie tecniche nascoste. Gli scienziati del MIT, invece, stanno mettendo i loro «segreti» a disposizione del pubblico gratuitamente. «I nostri strumenti sono open-source (vengono pubblicati sul sito OpenAg): speriamo che si diffondano rapidamente e diano la possibilità di fare scienza in rete, insieme», hanno detto gli scienziati. Il che potrebbe portare a un'interessante nuova era dell'agricoltura urbana, in cui le città possono alimentarsi in modo efficiente e autonomo, senza dipendere da campi coltivati a centinaia di chilometri.

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