Le auto inglesi hanno un fascino speciale, non c'è ombra di dubbio. Vuoi per la loro guida a destra, caratteristica che da sempre le rende così diverse e culturalmente distanti dalle vetture che siamo soliti guidare. Vuoi perché manifestano uno stile ed un’eleganza che nella storia dell’automobilismo italiano e più in generale europeo, sono stati spesso messe da parte in favore di prestazioni e praticità d’uso.
Come ha ricordato Marco Makaus, in occasione dell’ultimo British Classic Car Meeting, quando si fa parte della giuria di un Concorso automobilistico è sempre più semplice assegnare il primo premio se si parla di auto italiane: basta che siano veloci, facciano tanto rumore e abbiano un design eccentrico e stravagante.
Il lusso e l’aplomb delle vetture prodotte nel Regno Unito sono caratteri distintivi unici, un'esclusiva riservata e comune a questa tipologia di quattro ruote: eleggere una vincitrice, tra un centinaio fuoriserie di Sua Maestà, è impresa parecchio ardua. Le loro ammalianti forme sinuose, il grado di rifinitura e pregio dei loro interni meravigliosi anche quando spartani, il suono sommesso dei loro motori anche quando potenti e di grande cubatura, ammaliano chiunque s'intenda davvero di motori e sfido anche altri a non subire quest'attrazione a dir poco magnetica.
Dall'Aston Martin alla Juaguar
Non c’è che dire: una tradizione motoristica di tutto rispetto, che non ha bisogno di particolari presentazioni e che non ha nulla da invidiare a quella della Motor Valley nostrana.
Abbiamo avuto la fortuna di rifarci gli occhi sia per il centro di Sankt Moritz, che per le strade più pittoresche dei passi alpini che dall’Engadina raggiungono l’Italia e viceversa: c’erano Aston Martin - la preferita dall’agente segreto più celebre al mondo, austere Rolls-Royce, opulente Bentley, eleganti Jaguar - la cui E-Type venne definita da Enzo Ferrari come l’auto più bella del mondo, Austin-Healey, Jensen, Riley e molte altre ancora.
Veicoli che nella maggior parte dei casi sono passati tra le mani di pochissimi proprietari e che spesso, dopo esser stati comprati nuovi al loro tempo, sono rimasti nella stessa famiglia tramandandosi di generazione e generazione.
Molti hanno avuto per anni fedeli autisti al volante, alcuni hanno corso e vinto, altri sono state leali compagne di vita famigliare nei weekend come nella vita di tutti i giorni. Le auto inglesi sono così, si odiano o si amano. E quando si amano, lo si fa per sempre, senza soluzione di continuità.
Il British Classic Car Meeting 2019
Nel primo pomeriggio di venerdì 5 luglio, sotto un caldissimo sole estivo, tutte le auto si sono radunate per le registrazioni a Sankt Moritz Bad. Il giorno successivo, il primo equipaggio è partito alle ore 7:30, con puntualità svizzera, per lo Stelvio Rally. Sei ore di guida totali, con partenza dal Signalbahn Park di Sankt Moritz alla volta di Celerina. Il convoglio ha poi proseguito a nord verso Zernez per affrontare in successivamente l’Ofenpass e sfilare da Sta Maria. È stata poi la volta dell'Umbrailpass – che con i suoi 2503 metri è il valico carrozzabile più alto della Svizzera — fino a Bormio. Nel primo pomeriggio la ripartenza per Tirano, passando Poschiavo e risalendo il Berninapass fino al traguardo di Sankt Moritz Dorf.
La sera, durante la cena di gala a tema James Bond — con tanto di Aston Martin DB5, Lotus Esprit e BMW Z3 a fare da sfondo — sono stati proclamati i vincitori. Ad aggiudicarsi la gare di regolarità, terminata poche ore, prima è stato Markus Rudin, con la sua MGC Cabriolet del 1968. Dopo di lui, Richard Engler al volante di una stupenda Jaguar XK 140 SE del 1956 e Alexander Gehrig in compagnia di una Aston Martin V8 Saloon Serie 3 del 1978.
Domenica mattina, dopo qualche goccia di pioggia e di meteo tipicamente british, è stata la volta del Concorso d’Eleganza. A vincere la sezione riservata alle vetture anteguerra è stato Edward Summers con la sua incredibile Rolls-Royce Dual Cowl Open Tourer del 1927, che poco dopo si è aggiudicata anche il trofeo Best of Show 2019. Tra le auto dal 1945 al 1980, la giuria ha scelto l’Aston Martin DB2 del 1952 di Urs Alexander Wyler. Infine, per la sezione riservata alle Youngtimer, il primo premio è andato all’Aston Martin DB7 Zagato del 2004 di Hans Limbach.
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