Commissione Ue, per Ursula von der Leyen è il giorno del voto: socialisti spaccati, ma va verso la maggioranza
Ha annunciato che domani darà le dimissioni da ministro della Difesa del governo di Angela Merkel, a prescindere dall’esito del voto di oggi. Cioè quello per succedere a Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione europea, diventando così la prima donna al vertice dell’Unione. Ursula von der Leyen si presenta davanti alla plenaria a Strasburgo alle 9 e nove ore dopo è prevista la votazione. Liberali e popolari hanno già garantito il loro sostegno, mentre i socialisti, delusi dalla bocciatura di Frans Timmermans, continuano a essere spaccati. Di certo chi non la sceglierà sarà la delegazione tedesca dell’Spd. I conservatori di Ecr attendono ulteriori garanzie, ma i Visegrad si erano detti soddisfatti della sua nomina. I 5 Stelle hanno dichiarato di avere le sue “stesse priorità” dopo le aperture sul salario minimo e vanno verso il sì, che la Lega con Marco Zanni ha dal canto suo ufficializzato nonostante per i sovranisti sia saltato l’incontro con la candidata. Al contrario, Verdi e sinistra Gue voteranno contro. Un panorama che per von der Leyen dovrebbe tradursi nel superamento della soglia dei 376 voti per l’elezione.
Socialisti: le delegazioni contro la candidata – Al centro della sua agenda clima, difesa dello stato di diritto, riforma di Dublino e flessibilità nell’applicazione delle regole del Patto di stabilità. Tutti punti toccati in due lettere inviate dalla presidente designata ai socialisti – 154, che includono 19 eurodeputati del Partito democratico – e a Renew Europe – in tutto 108 – per rispondere ai loro dubbi. Marc Tarabella, eurodeputato belga del Parti Socialiste (Ps), spiega che il gruppo è diviso sulla sua candidatura perché manca un programma di “di rilancio economico, che sarebbe molto utile per tutti i cittadini e per il progetto europeo”. In particolare colpisce il silenzio sulla lotta all’evasione e sulla “gestione dei migranti” motivi per cui, per Tarabella “non si può più dare un assegno in bianco”, come “abbiamo fatto con Barroso e con Juncker“. Anche il Pd, peraltro, aspetta maggiori precisazioni sui temi migratori. Le delegazioni contrarie al sì sono quelle di tedeschi, inglesi, olandesi e austriaci, che in tutto equivalgono a 37 eurodeputati.
Le lettere inviata a socialisti e liberali – “La mia priorità come presidente della Commissione – scrive von der Leyen – sarà di fare dell’Europa il primo Continente climaticamente neutrale entro il 2050″. Entro il 2021, annuncia inoltre von der Leyen, “mi impegno a presentare un piano per aumentare l’obiettivo dell’Ue” per una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 “in modo responsabile”. Per quanto riguarda gli aspetti economici, von der Leyen si impegna a “utilizzare pienamente la flessibilità nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”, oltre che (nella lettera agli Sd) a mettere a punto un piano d’azione per la piena attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali.
Nelle due missive, la ministra tedesca sottolinea inoltre che “il rispetto dello stato di diritto è centrale” per la sua “visione di un’Unione di eguaglianza ed equità sociale. Non ci possono essere compromessi sullo stato di diritto”, scrive von der Leyen, che si dice pronta a sostenere la proposta di fare dello stato di diritto una parte integrante del prossimo quadro finanziario pluriennale. Sulla questione dei migranti, nella missiva si socialisti la ministra tedesca annuncia “un nuovo patto sull’immigrazione e l’asilo, incluso il rilancio della riforma di Dublino. Abbiamo bisogno di una nuova modalità per condivisione degli oneri” nell’ambito dell’asilo, sottolinea von der Leyen. La ministra tedesca appoggia infine la proposta di una “conferenza sul futuro dell’Europa” lanciata da Renew Europe, mentre per quanto riguarda gli equilibri all’interno del collegio dei commissari von der Leyen – oltre a ribadire la necessità di una parità di genere all’interno della squadra – scrive che il Collegio “consiste di un presidente e due vicepresidenti esecutivi. Uno dei due, il primo vicepresidente, sostituirà la presidente in sua assenza”.
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