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Июль
2019

La nuova vita di Federica, la tartaruga disabile

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La nuova vita di Federica, la tartaruga disabile
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La nuova vita di Federica, la tartaruga disabile
La nuova vita di Federica, la tartaruga disabile

La nuova vita di Federica comincia a Tenerife, nel cuore delle isole Canarie. Lei, tartaruga marina disabile, nuoterà in una vasca oceanica della Fondazione Loro Parque, raccontando ai visitatori una storia di tenacia e resilienza, ma soprattutto sensibilizzandoli sugli impatti degli esseri umani sull’ambiente marino.

Già, perché la Caretta caretta fu recuperata nel gennaio 2015 sulle coste pugliesi, a Cerano, nel Brindisino. Dopo l’impatto violento con un’imbarcazione, la tartaruga sarebbe morta all’interno di una vasca di raccolta di acqua marina di una centrale elettrica se non fosse stata recuperata dal personale della Provincia di Brindisi, che le ha fornito le prime cure, prima di trasferirla presso il Centro Anton Dohrn di Napoli. 
Qui la diagnosi parve esiziale: fratture multiple con deviazione della colonna vertebrale, compatibili con l’impatto con una imbarcazione. La tartaruga, che fu subito battezzata Federica, aveva difficoltà notevoli nell’immersione.

La lunga convalescenza è stata quasi miracolosa: Federica è sopravvissuta, le sue condizioni generali sono sensibilmente migliorate nell’arco di poche settimane. Ha ricominciato a mangiare con appetito.
«Ma purtroppo non bastava perché potessimo immaginare di restituirla alla vita selvatica, come accade regolarmente per le tartarughe che curiamo qui», sottolinea Sandra Hochscheid, responsabile del Centro Ricerche Tartarughe Marine dell’Anton Dohrn, un polo d’eccellenza che ospita tartarughe ferite provenienti da tutto il Sud Italia: arrivano dopo aver ingoiato plastiche o ami o, come nel caso di Federica, dopo essere state investite da barche a gran velocità.

La paralisi spastica delle pinne posteriori impediva a Federica di mantenere un assetto equilibrato in acqua: troppo rischioso ridarle la libertà. E le vasche di riabilitazione del Centro di Portici hanno dimensioni indicate per periodi di permanenza brevi: quanto solitamente necessario per la cura e la riabilitazione di tartarughe destinate ad essere reimmesse in mare. 
Così, quando pareva farsi largo l’ipotesi di una eutanasia, la svolta è arrivata con la disponibilità a ospitare Federica da parte della Fondazione Loro Parque, proprietaria di un acquario pubblico a Tenerife, dove il rettile è stato accompagnato a metà giugno con un volo della compagnia Iberia.

«Qui – spiega Sandra Hochscheid – Federica avrà la possibilità di vivere in una vasca oceanica molto profonda e ciò le offrirà la possibilità di nuotare ed immergersi in un ambiente molto simile a quello naturale». Con una serie di vantaggi, uno in particolare: «L’esercizio funzionale – sottolinea il medico veterinario del Dohrn, Andrea Affuso – potrà favorire un più armonico accrescimento corporeo, aspetto fortemente limitato dalle ferite estese su carapace e piastrone ed aggravato dalla ridotta attività fisica cui la tartaruga è stata costretta dalla permanenza in spazi ridotti come quelli delle vasche di riabilitazione in cui è stata alloggiata negli ultimi tre anni».

E non è detto che qui Federica non riesca a superare la sua disabilità: «La possibilità di nuotare più liberamente – conferma Hochscheid – potrebbe produrre benefici anche su una parziale ripresa funzionale degli arti posteriori. Evenienza non scontata, ma possibile». Sarebbe il lieto fine di una favola, insomma. Una favola i cui protagonisti sono il Centro territoriale di prima accoglienza fauna selvatica in difficoltà della Provincia di Brindisi, il Centro Interdipartimentale di Radiologia Veterinaria dell’università Federico II, il nucleo CITES del Carabinieri Forestali di Napoli, l’ASL Napoli 3 Sud e, naturalmente, l’Anton Dohrn di Napoli.

C’è poi, non ultimo, il risvolto legato alla sensibilizzazione: «L’esposizione di un soggetto così evidentemente compromesso da un incidente nautico sarà utile per sensibilizzare i visitatori nei confronti dell’impatto che gli esseri umani hanno sull’ambiente marino e le specie che vi vivono». Una sorta di promemoria vivente, insomma: Federica è ridotta così a causa dell’uomo. Non è forse il caso di cambiare rotta?




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