Tempo di digital detox. Per anni l’incubo peggiore è stato quello di finire in un luogo dove il cellulare non prendesse. Abbiamo inseguito i wifi per non sentirci tagliati fuori dal mondo e abbiamo provato un reale disagio all’idea di non poter controllare la mail. Abbiamo posticipato pazientemente il momento di lanciarci su un piatto goloso, per avere modo di fotografarlo e condividere l’immagine sui social. Era stato anche coniato il termine nomofobia («no mobile fobia») per indicare la paura di essere disconnessi. E adesso? Evidentemente tutto questo comincia a stancarci, tanto che, secondo gli esperti, è arrivato il momento della disintossicazione. Oggi il vero lusso non è più un resort che permette di essere connessi ovunque, più velocemente possibile. Al contrario, la vacanza esclusiva è diventata quella che offre soprattutto tempo «off» e cure per digital addicted. «Siamo al punto che la tech-addiction è pari alla dipendenza da fumo di una decina di anni fa, in cui si assisteva ad una iniziale riluttanza dei cittadini a riconoscerne gli effetti negativi sulla salute ma anche ad una presa di coscienza che è aumentata di anno in anno», spiegano gli esperti del Global Wellness Summit, che si è tenuto a Cesena. «Il mondo del wellness di lusso quindi si focalizza sempre di più su questo aspetto».
I luoghi offline
Se all’Ayana Resort and Spa di Bali, fra i più lussuosi dell’Indonesia, gli ospiti non possono portare gli smartphone e nemmeno gli e reader nella river pool, al Mandarin Oriental di New York in Spa sono vietati i dispositivi tecnologici e si richiedere una stanza senza connessione. Chi resiste alla tentazione di controllare il cellulare, ha diritto al dolce gratis nelle catene Le Pain Quotidien degli Stati Uniti. A Beirut, in Libano, il ristorante Bedivere applica uno sconto del 10 per cento ai clienti che lasciano il telefonino in custodia alla cassa. In Svizzera, il lussuosissimo Grand Hotel Kronenhof, a Pontresina, invita gli ospiti a long-weekend di totale astinenza tecnologica. Durante il soggiorno non è bandito solo il cellulare, ma qualsiasi device collegato in Rete e (su richiesta) persino la televisione in camera. Per assaporare, invece, lunghe camminate in quota, lezioni di pilates, sessioni di yoga, trattamenti rilassanti e purificanti. In Italia, l’Eremito di Parrano, monastero ristrutturato vicino ad Orvieto, propone pacchetti silenzio, wi-fi free, sale illuminate da candele e «ritiri benessere» di 50 ore. Il faro di Capel Rosso, sull’Isola del Giglio organizza corsi di digital detox immersi nella natura. All’hotel Il Falchetto, a Sarnonico, in Trentino, la connessione wi-fi è presente solo nelle zone comuni ed in sala ristorante. In Emilia, la storica Osteria di Rubbiara, nel Modenese, è stata pioniera dei ristoranti cell free. Già nei primi anni Novanta i telefonini venivano messi sotto chiave vicino alla cassa, poi fu costruito un mobile con dodici cassetti e dodici chiavi dove depositare gli smartphone prima di sedersi a tavola, e chi deve telefonare è invitato a uscire. Come ha spiegato l’economista inglese Thierry Malleret, «non siamo tutti già tecnofobici, ma il 2018 è stato l’anno del battesimo di chi, a forza di essere sempre reperibile o dipendente da internet, si sente male, più infelice e perfino meno produttivo. Questo è l’anno del recupero del proprio stato mentale restando sconnessi».
Sembra un paradosso, ma sono proprio i millennials, nati tra il 1980 e il 2000, ad essere diventati più tecnofobici: la percentuale di quelli che, anche in vacanza, erano sempre online è passata dal 68 al 38% in un solo anno. E, in generale, la percentuale media di chi rimane sempre connesso nel tempo libero è scesa al 27% nel 2018: c’è da scommettere che quest’anno verranno condivise molte meno foto delle vacanze.
D’altra parte, come dimostrano i dati che Alessio Carciofi riferisce nel suo libro Digital Detox, la digital addiction ha raggiunto livelli preoccupanti: ogni giorno lavoriamo due ore in più per recuperare il tempo perso tra notifiche, gruppi Whatsapp, mail e conference call, e le distrazioni consumano il 28% della nostra giornata (veniamo interrotti ogni 180 secondi!). Secondo uno studio Microsoft, una volta interrotti da una notifica email, i lavoratori impiegano 24 minuti per tornare proficuamente all’attività che avevano sospeso. A fare le spese della dipendenza sono anche i rapporti di coppia: in base a una ricerca Cisco, 3 utenti su 5 trascorrono più tempo libero con lo smartphone che con il proprio coniuge.
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