Cinquanta anni fa, il 20 luglio 1969, l’Apollo 11 diventava la prima missione con equipaggio ad atterrare sull’unico satellite naturale permanente della Terra: gli astronauti Buzz Aldrin e Neil Armstrong mettevano piede su una superficie che nessun essere umano aveva mai raggiunto in precedenza. Un momento d'importanza storica seguito da circa 600 milioni di persone, che coronava un decennio in cui, sin dal lancio dello Sputnik 1 da parte dell’Unione Sovietica nel 1957, l’Occidente e l’URSS erano state in competizione per aggiudicarsi il primo atterraggio sulla destinazione più ambita della storia dell’umanità. La corsa allo spazio del periodo della Guerra Fredda ebbe conseguenze di ampia portata, ispirando non solo un dibattito appassionato e l’incertezza rispetto al nostro rapporto col cosmo, ma anche una notevole ed influente produzione culturale.

Per stilisti come André Courrèges, Paco Rabanne e Pierre Cardin significò ideare un modo totalmente nuovo di vestire. Questi e altri designer hanno posto le basi per un lascito duraturo che continua ancora oggi. Avvicinandoci al 50esimo anniversario dell’allunaggio, ripercorriamo mezzo secolo di momenti e look di moda ispirati a costellazioni, astronauti, alieni e il grande ignoto.

ANDRÉ COURRÈGES 
Noto in parte per aver inventato la minigonna (merito che condivide assieme a Mary Quant), André Courrèges fu tra i primi nella moda ad essere affascinato dall’esplorazione del sistema solare. A partire dalla sua collezione Space Age del 1964, l’abbondante utilizzo del bianco e dell’argento divenne presto un elemento distintivo dell’estetica dell’epoca. Infatti, oltre alla minigonna, Courrèges ha contribuito a diffondere anche altri capi che hanno finito col simboleggiare il look “Moon Girl”, vedi stivali bassi, occhialini, tute pantalone come anche indumenti realizzati in lucido PVC. La sua ossessione per il comfort, l’innovazione e il design avveniristico seguì infatti tutti i vari sbarchi sulla Luna e oltre. Si trattava di una sorta di vera e propria fissazione, che gli regalò inviti e accessi prestigiosi, tra cui quello alla sala di controllo della NASA a Cape Canaveral.

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André Courrèges 1993
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PACO RABANNE
Nella mani dello stilista spagnolo Paco Rabanne, la corsa allo spazio divenne lo stimolo ideale per immaginare un future avant-garde. Lavorate con una serie di materiali innovativi, tra cui carta, plastica e, notoriamente, anche il metallo, le creazioni di Paco Rabanne rievocavano spesso splendide (e a volte succinte) armature provenienti da un universo misterioso. Rivendicando ironicamente di «essere giunto sulla Terra dal pianeta Altair per coordinare la civiltà 78.000 anni fa», Rabanne creava ibridi tra arte e moda che facevano immaginare una forma particolarmente suggestiva di viaggio nel tempo, che abbinava ispirazioni medievali fatte di maglia metallica e altri indumenti di citazione storica ad un’età moderna cronologicamente imprecisata. I cut-out audaci così come le costruzioni pionieristiche sono state immortalate nella commedia fantascientifica Barbarella del 1968 e sono stati copiati più e più volte nei decenni successivi. Versioni moderne dei suoi abiti in maglia metallica sono state sfoggiate da celebrità quali Paris Hilton e Bella Hadid mentre, di recente, una rivisitazione della sua iconica borsa in metallo 69 è stata un successo immediato.

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Abiti metallici Paco Rabanne, 1969
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PIERRE CARDIN
In linea con i colleghi stilisti degli Anni ’60, anche le creazioni di Pierre Cardin accolsero la sfida di spingersi ai confini dell’universo, che lo stilista tradusse artisticamente in capi dai colori vivaci pensati per una donna "galattica". Caratterizzati dalla sua passione per i dettagli inusuali (vedi maxi zip in vinile, motivi geometrici e una sorta di calzamaglia per l’intero corpo nota come body stocking) e per un approccio alle proporzioni di tipo architettonico, i capi di Cardin erano affascinanti e ironici allo stesso tempo. La sua sfilata 1969 intitolata Space Age and Futurism fu fortemente influenzata dal fervore legato all’atterraggio sulla Luna e proponeva mantelle e abiti sfolgoranti con aperture simili alla coda di un razzo a partire dall’orlo. Come Courrèges, anche Cardin fu invitato a visitare la NASA diventando il primo civile al mondo a provare la famosa tuta spaziale di Armstrong dopo aver – a quanto si narra - corrotto una guardia per ottenere l'accesso. L’esperienza lo toccò talmente tanto che finì col creare la sua versione delle tute spaziali per la NASA e nel 2000 affermò di continuare a sognare di avere una casa sulla Luna.

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Pierre Cardin, 1993
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THIERRY MUGLER AUTUNNO INVERNO 1979
Le proporzioni drammatiche e l’estetica umanoide-cyborg di Thierry Mugler sembrano essere gli eredi più naturali della tradizione space-age
. Le sue modelle assomigliavano di frequente a creature spaventosamente accattivanti provenienti da un altro pianeta (non a caso il suo profumo si chiamava - e si chiama - proprio Alien) con tanto di armature in metallo che ricordavano lo stile di Paco Rabanne o abiti dalle linee estremamente audaci. La fine degli Anni ’70 furono per lo stilista un periodo particolarmente ispirato allo spazio: si pensi agli abiti plissettati color argento effetto carta stagnola o alle tute spaziali gold con cintura oppure ai copricapi d'ispirazione "casco da astronauta". Questi ultimi, proposti nella collezione autunno inverno 1979, apparirono contemporaneamente futuristici e anacronistici grazie al mix di classico futurismo Anni ’60 e a quell'estetica "eccessiva" che sarebbe esplosa con gli Anni ’80.

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Thierry Mugler, PE 1989
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ISSEY MIYAKE PRIMAVERA ESTATE 1995
Curiose navicelle spaziali, alieni verdi e altre creature fantasmagoriche: la vita extraterrestre è stata spesso fonte di ispirazione per gli stilisti. I famosi abiti a disco volante di Issey Miyake furono un inedito ibrido tra lanterne di carta giapponesi, sculture biomorfiche e UFO. Realizzati in fogge e colori diversi durante gli Anni ’90, questi capi origami in poliestere erano formati da una concatenazione di forme a "disco volante" che si allungavano a cascata sul corpo regalando l'impressione di trovarsi davanti a qualcosa che fosse straordinariamente "in movimento". Una sorta di oggetto spettacolare che volteggiava appena sopra la superficie della terra.

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Issey Miyake, PE 1994
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GIVENCHY AUTUNNO INVERNO 1999-2000
Le creazioni di Alexander McQueen alludevano di frequente a spazi immaginari. Pensiamo alla sua indimenticabile, e inquietante, sfilata finale che aveva messo in passerella visioni futuristiche dell’Atlantide di Platone con creature ibride tra l’umano, l’animalesco e l’oceanico. Ma il momento di maggior ispirazione space-age lo ebbe nel periodo da Givenchy con la sua collezione autunno inverno 1999 gremita di tecnologia, androidi e della sensazione di un futuro incerto alla vigilia del Y2K (anche noto come millennium bug, cioè il timore che l’arrivo dell’anno 2000 avrebbe potuto mandare in tilt pc e sistemi di elaborazione dati). Come per gli stilisti delle epoche precedenti, McQueen trasformò questo potente mix di ansia e possibilismo in una serie di creazioni avveniristiche dalla spalle importanti. Pettinate con caschetti ultra rigorosi, le modelle si fecero largo su una passerella di metallo avvolte in tessuti lucenti d'ispirazione fantascientifica, ornamenti in stile calco per il corpo, pellicce di reminiscenza Blade Runner, stivali al ginocchio fatti per marciare e circuiti stampati, alcuni dei quali ricamati in maniera elaborata. Altri "circuiti" erano invece collegati a veri LED intermittenti in un inedito incontro tra abbigliamento e tecnologia.

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Givenchy AI 1999-00
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BALENCIAGA PRIMAVERA ESTATE 2007
Dai libri di fantascienza ai franchise cinematografici che sono ormai diventati cult, agli album concettuali: lo spazio ha spesso acceso l’immaginazione della cultura pop dando vita ad un’antologia particolarmente ricca di citazioni da cui gli stilisti hanno potuto attingere. Nella collezione PE 07 di Balenciaga, per esempio, Nicolas Ghesquière citava come fonti d'ispirazione film quali Terminator e Tron ma c’erano anche chiare allusioni alla saga di Guerre Stellari rintracciabili nella serie di leggings color oro in stile armatura che sembravano strizzare l’occhio al droide protocollare D-3BO. Costruito con pezzi di scarto e in grado di interagire in oltre sette milioni di forme di comunicazione, D-3BO (C-3PO nella versione originale) si è rivelato essere un’icona di stile il cui appeal è cresciuto lentamente. Rodarte gli ha reso omaggio assieme a C1-P8 (R2-D2 nella versione originale) in un abito della collezione AI 14 accanto ai personaggi di Luke Skywalker e Yoda. 

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Balenciaga PE 2007
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HUSSEIN CHALAYAN PRIMAVERA ESTATE 2007
Come gli stilisti degli Anni ’60, anche Hussein Chalayan s'interessò al futurismo e ai cambiamenti che un universo alterato avrebbe portato, anche a livello stilistico. Per la collezione PE 07, Chalayan presentò non solo l’ormai famoso abito a bolle, ma condusse il pubblico attraverso un viaggio nella storia sartoriale con sei abiti che cambiavano forma davanti agli occhi degli spettatori. La sua abilità tecnica, sviluppata assieme al team che aveva lavorato agli effetti speciali per i film di Harry Potter, permise ai capi di "sbocciare" e trasformarsi sul corpo delle modelle da tenute vittoriane ad abiti corti, diafani baby doll, creazioni ricoperte di perline e, in un caso, persino da una mise metà casalinga Anni ’50 e metà navicella spaziale ( con tanto di cappello a tesa larga) ad un abito sottoveste in metallo chiaramente ispirato a Paco Rabanne, completo di caschetto spaziale e visiera. Ogni metamorfosi suscitò nel pubblico un tripudio di applausi increduli di fronte alla capacità di Chalayan di spingersi sempre oltre i confini di forma e funzione attraverso i suoi strabilianti voli di fantasia.

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Hussein Chalayan, PE 2007
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CHRISTOPHER KANE RESORT 2011
Anche i progressi tecnologici hanno offerto possibilità imprevedibili, non da ultimo la capacità di osservare e immortalare ciò che avviene oltre i confini del nostro piccolo pianeta Terra. I primi anni del 2010 videro una gran quantità di stampe a tema galassia e i colori del cosmo invadere abiti, T-shirt, borse e qualsiasi altra superficie. L’esplosiva popolarità di questo motivo in particolare può essere rintracciata nella collezione Resort 2011 di Christopher Kane. Intitolata Into the Galaxy e caratterizzata da immagini di nebulose sfolgoranti fotografate dal Telescopio Spaziale Hubble (lanciato per la prima volta nel 1990), la collezione di Kane trasformava queste manifestazioni interstellari in capi dall’appeal accattivante. I dettagli in pelle nera creavano un gioco di contrasti con lo chiffon stampato con flash arancioni, rosa glitter, turchese e blu oceano. Da lontano questi motivi si prestavano a diverse interpretazioni, dalle venature del marmo a lingue di fuoco. Mentre da vicino questi fuochi d’artificio in versione galattica risultavano ancora più ipnotici.

Christopher Kane Resort 2011. Courtesy Christopher Kane

DIOR COUTURE AUTUNNO INVERNO 2014-15
Quella dell’abbigliamento per lo spazio non è solo una questione d'ispirazione astratta ma anche un tema con implicazioni molto pratiche. Dopotutto, se ci pensiamo bene, gli astronauti dipendono interamente da ciò che indossano per la loro sopravvivenza nello spazio. E nell’era in cui il turismo spaziale sembra diventare sempre più una possibilità concreta, il prossimo stadio di sviluppo e ricerca in materia di tute spaziali è di fondamentale importanza. Probabilmente questi non erano i pensieri che affollavano la mente di Raf Simons quando disegnò la collezione Couture AI 14 di Dior, eppure le sue creazioni sembrano mostrare una consapevolezza delle implicazioni sartoriali che i viaggi nello spazio possono far scaturire. Scegliendo, come Chalayan, di sovrapporre design che citano secoli di storia a capi più futuristici, Simons presentò una serie di tute da volo in taffetà di seta con ricami sfavillanti che ne smorzavano le linee utilitarian. In esse si percepiva inoltre un richiamo al predecessore di Simons, John Galliano, lo stilista che nel 2006 si era accomiatato a fine sfilata con una tuta da astronauta.

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Christian Dior Haute Couture Autunno Inverno 2014-15
REX

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Christian Dior Haute Couture Autunno Inverno 2006-07, John Galliano
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VERSACE UOMO AUTUNNO INVERNO 201617
Molte case di moda si muovono con cautela quando si tratta di sperimentazioni che potrebbero diluire la riconoscibilità del marchio, consce del fatto che un logo affermato e riconoscibile è sinonimo di cospicui guadagni. A volte, tuttavia, occorre osare e fare un salto nell’ignoto: non sorprende quindi scoprire che in anni recenti l’universo visivo del brand NASA ha preso sempre più piede catturando l’immaginazione di chiunque, da bambino, abbia desiderato diventare astronauta. Quel sogno ha fatto da ispirazione per molti stilisti tra cui Heron Preston e Coach, ma anche per catene di abbigliamento quali Urban Outfitters ed è stato citato persino da Donatella Versace nella collezione Uomo AI 16 sotto forma di stemmi e spille in stile NASA che si rincorrevano tra le stampe zodiacali e folgoranti giacche bomber. Completando il trio di colori rosso, blu e bianco, simbolo dell’agenzia spaziale, con teste di Medusa, torsi scolpiti e ricami di costellazioni (il tutto abbinato alla parola "Versace", ovviamente), la collezione era stata una gioiosa rivisitazione camp della tradizionale iconografica dei viaggi nello spazio.

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Versace Autunno Inverno 2016-17
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CHANEL AUTUNNO INVERNO 2017-18
Noto, tra le tante qualità, per la sua personalità visionaria e poliedrica, la sfilata AI 17 di Karl Lagerfeld per Chanel fu uno show - letteralmente - spaziale con tanto di razzo pronto al decollo griffato Chanel. La collezione, che neanche a farlo apposta coincideva con la notizia diffusa dalla NASA di pianeti che potrebbero ospitare forme di vita nel sistema solare TRAPPIST-1, presentava l’affascinante visione di una vita oltre la Terra all’insegna dell’inconfondibile eleganza di Chanel. I tradizionali tessuti in tweed e le perle vennero riletti in chiave cosmica, con tanto di stivali moon boot con punta nera glitter, stampe a motivo astronauta trasparenti, trench metallici, mantelle imbottite color argento e diversi abiti di paillettes che mimavano la volta stellata. Le acconciature a semi beehive e le ciglia esagerate rendevano omaggio ai predecessori di Karl Lagerfeld degli Anni ’60 mentre gli zaini silver sembravano presagire un imminente decollo. Il finale era un tripudio di fiochi d’artificio accompagnati – ça va sans dire – da Rocket Man di Elton John.

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Chanel Autunno Inverno 2017-18
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LOUIS VUITTON PRIMAVERA ESTATE 2019
Negli anni recenti, il rapporto tra la maison Louis Vuitton e l’immaginario spaziale sembra aver assunto i connotati di una vera e propria infatuazione. Dopo il razzo in passerella della stagione precedente, la collezione PE 19 presentava tutti gli elementi caratteristici del classico stile space-age, con tanto di paillettes argento e caschi bianchi dalle forme architettoniche. Citando l’innata passione per le silhouette futuristiche, la sartorialità squisita di Ghesquière aveva dato vita a maniche esagerate e stampe inedite a motivo navicella spaziale. a fantasmagorici paesaggi cosmici che culminarono in un finale formato da tre tute spaziali floreali. Ma non fu solo Ghesquière a mostrare un interesse verso il sistema solare. Prima che diventasse direttore creativo, la maison aveva già "navigato" lo spazio diverse volte, in particolar modo con la campagna "Core Values" del 2009 firmata da Annie Leibovitz con protagonisti Aldrin, Sally Ride (la prima donna americana nello spazio) e Jim Lovell (il comandante dell’Apollo 13 e il primo a compiere 4 voli nello spazio).

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Louis Vuitton Primavera Estate 2019
Victor VIRGILE

IRIS VAN HERPEN COUTURE PRIMAVERA ESTATE 2019
Grazie alle tipiche tecniche di stampa a 3D e l’uso di materiali ultra innovativi, le creazioni al limite della tecnologia di Iris Van Herpen sono la materia di cui sono fatti i sogni della moderna era spaziale. Spesso descritta come “hi-tech” e “sci-fi”, la collezione couture PE 19 di Van Herpen si è ispirata in maniera esplicita allo spazio, tant’è che alcune delle creazioni si basano sull’atlante celeste del XVII secolo Harmonia Macrocosmica. Una straordinaria cartografia che simboleggia il fascino che l’esplorazione del cosmo ha sempre avuto sull’essere umano. Nelle mani di Van Herpen, tali suggestioni hanno dato vita ad abiti in organza straordinariamente avveniristici (creati in collaborazione con l’ex ingegnere della NASA diventato artista Kim Keever), strati sinuosi e movimentati e una palette cromatica declinata nelle varie tonalità della volta celeste: da un color crepuscolo latteo all’arancio dell’alba fino ai blu notte più scuri.

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Iris Van Herpen Primavera Estate 2019
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