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2019

Paolo Borsellino, le audizioni segrete: “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi”

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Nel 1984 al tribunale di Palermo c’era una sola auto blindata che poteva accompagnare i giudici al tribunale. Sissignore: in una città in mano a Cosa nostra, lo Stato non riusciva a proteggere i suoi esponenti. Che infatti venivano ucciso. È un racconto paradossale e a tratti drammatico quello che arriva dalla voce di Paolo Borsellino, audito dall’Antimafia l’8 e il 9 maggio del 1984. La commissione di Palazzo San Macuto presieduta da Nicola Morra – con la consuenza del pm Roberto Tartaglia – ha infatti deciso di desecretare tutti gli atti raccolti dalla sua istituzione nel 1962. A cominciare dalle audizioni del magistrato assassinato in via d’Amelio il 19 luglio del 1992. Sono sei le volte in cui Borsellino compare davanti all’Antimafia tra il 1984 e il 1991. La prima è a Palermo, la città dei mille morti ammazzati all’anno: eppure non c’erano abbastanza scorte per proteggere i giudici del neonato pool Antimafia. A raccontarlo ai parlamentari arrivati in Sicilia è lo stesso Borsellino, in quel momento componente del pool creato dal giudice Rocco Chinnici, che era stato ammazzato il 29 luglio del 1983.

“Auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo morire” –  Il momento storico era particolarmente delicato: Tommaso Buscetta era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non era stato estradato. E poi, dopo gli omicidi del commissario Boris Giuliano (21 luglio 1979), del giudice Chinnici, si era aperto un grosso problema: Cosa nostra aveva alzato il tiro, uccidento gli esponenti dello Stato che davano la caccia a boss e killer. Non a caso, nell’audizione Borsellino affronta anche il tema della sicurezza personale e della gestione dei dispositivi di scorta, sottolineando alcuni evidenti paradossi. “Con riferimento al personale ausiliario – dice Borsellino –  desidero precisare che non si tratta soltanto dèi segretari e dei dattilografi, dei quali dovrammo avere garantita la presenza per tutto l’arco della giornata e non soltanto per la mattinata (perché non lavoriamo soltanto di mattina), ma anche degli autisti giudiziari, perché buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera”.

Sopralluogo in Sicilia (Caltanissetta e Trapani) dell’11 e 12 dicembre 1986
Borsellino fu audito per la prima volta da procuratore di Marsala, ufficio nel quale si era insediato da appena tre mesi.Al momento dell’audizione, il cosiddetto maxi-processo di Palermo era entrato nella sua fase dibattimentale da pochi mesi (10 febbraio 1986); alla fase istruttoria di questo processo, come è noto, avevano lavorato Borsellino, Giovanni Falcone e gli altri magistrati del “pool”: anche grazie alla “rivoluzionaria” collaborazione di  Buscetta, il 29 settembre 1984 erano stati emessi 366 ordini di cattura (ai quali se ne aggiunsero altri 127 il mese successivo, sulla base delle dichiarazioni rese da Contorno); nell’estate del 1985 Borsellino e Falcone erano stati trasferiti, con le loro famiglie, nella foresteria del carcere dell’Asinara, per completare la redazione della ordinanza-sentenza del maxi-processo, un testo di circa 8000 pagine che rinviava a giudizio 476 affiliati mafiosi (tra cui, i vertici della crescente “ala corleonese” di Cosa Nostra).

Anche per questo, nel corso dell’audizione Borsellino affronta molteplici temi legati alla procura di Marsala, soprattutto con riferimento alle precedenti indagini che aveva istruito a Palermo:  dall’operatività di Cosa nostra nella provincia di Marsala, dei rapporti di interesse di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano con soggetti e località presenti nel territorio di Marsala, delle indagini patrimoniali e misure di prevenzione, nonché del complesso coordinamento delle varie forze di Polizia nelle indagini di criminalità organizzata. Viene inoltre affrontato il tema del rapporto tra il traffico internazionale di stupefacenti e soggetti operativi nel territorio di Castelvetrano, la città di Matteo Messina Denaro, ancora oggi latitante.

Sopralluogo a Palermo del 2, 3, 4 e 5 novembre 1988
Nel corso dell’audizione del 3 novembre 1988 Borsellino affronta molteplici temi: dall’evoluzione del fenomeno mafioso nel territorio di Marsala, le condizioni organiche e strutturali del suo ufficio, le possibili riforme legislative sull’accorpamento dei Tribunali, ma – soprattutto – il problema delle connessioni tra mafia e politica, quello dei rapporti tra i reati di criminalità organizzata e le fattispecie di corruzione, nonché quello dei rapporti della criminalità organizzata di Marsala con la massoneria. Oggetto particolarmente significativo dell’audizione è anche quello, molto problematico, dei rapporti con il “pool antimafia” di Palermo, all’epoca diretto dal Consigliere Antonino MELI (preferito a Giovanni Falcone, il 19 gennaio 1988, nel cruciale ruolo di vertice dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo). Viene fatto infine riferimento alle indagini del colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo con riferimento al sequestro di Luigi Corleo, suocero di Nino Salvo.

Sopralluogo a Trapani del 4 dicembre 1989
Nel corso dell’audizione del 3 novembre 1988 Borsellino fu audito dalla Commissione nella veste di procuratore di Marsala. Alla data dell’audizione, il maxi-processo di Palermo si era già concluso in primo grado (16 dicembre 1987), con 342 condanne; molti imputati condannati si erano dati alla latitanza. Nel corso dell’audizione Borsellino ipotizza la possibile presenza di importanti latitanti mafiosi, anche della fazione dei corleonesi di Totò Riina, nel territorio di Marsala.

Riunione del “gruppo di lavoro” della Commissione 20 aprile 1990
Nel corso dell’incontro organizzato dalla Commissione parlamentare antimafia sul tema del “Nuovo processo penale e criminalità organizzata” (X legislatura), Borsellino intervenne in qualità di esperto e nella veste di procuratore di Marsala. Nel corso dell’intervento viene affrontato il tema dell’impatto del nuovo codice di procedura penale sulle condizioni strutturali degli uffici giudiziari impegnati sul versante della lotta alla criminalità organizzata, con particolare riferimento alla Procura di Marsala e alla questione del coordinamento dei rapporti con le sezioni di Polizia giudiziaria.

Sopralluogo a Trapani del 24 settembre 1991
Nel corso dell’audizione del 24 settembre 1991 Paolo Borsellino fu audito dalla Commissione parlamentare antimafia. All’epoca era procuratore di Marsala. È l’ultima audizione del magistrato, prima della strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992. L’audizione è dedicata alla questione – che suscitò profondo scoramento in Paolo Borsellino – della raccolta, della valutazione e della indebita pubblicazione delle dichiarazioni rese dal collaboratore Rosario Spatola.

L'articolo Paolo Borsellino, le audizioni segrete: “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi” proviene da Il Fatto Quotidiano.




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