L’anno nero di Vettel: la spirale negativa del campione tedesco della Ferrari
Era arrivato a Maranello nel 2015 con l’obiettivo di riportare la Ferrari ai vertici della F1 dopo una stagione 2014 a dir poco disastrosa. Lui, Sebastian Vettel, a cavallo tra il 2014 ed il 2015 aveva così realizzato il sogno di una vita intera: diventare pilota della Ferrari.
Un desiderio colorato di rosso che aveva soddisfatto anche le fantasie di numerosi tifosi del “cavallino rampante”, entusiasti nel poter finalmente abbracciare il quattro volte campione del mondo per poter metabolizzare la partenza di Fernando Alonso.
Un tedesco sulla Ferrari, con i ricorrenti quanto scomodi accostamenti con Michael Schumacher:
– “Quanto tempo ci metterà Seb a diventare campione con la Ferrari?
– “Ci metterà tanto quanto Michael, o ci riuscirà prima?”
– “Quando potremo riascoltare l’inno tedesco e quello italiano sul podio di un GP?”
Le domande erano queste, nel pre-campionato 2015, mentre Vettel scendeva per la prima volta in pista a Fiorano con un casco celebrativo sul quale era visibile la scritta: “Il mio primo giorno in rosso”.
Un matrimonio a rose e fiori con la Ferrari, rafforzato sempre più dalle prime vittorie, da team radio carichi di emozioni urlate a squarciagola in italiano, da sorpassi mozzafiato e da un mezzo che, anno dopo anno, accorciava il gap con le irraggiungibili Mercedes.
Infine, il 2018. La sensazione di poter davvero coronare il sogno di diventare campione del mondo con la Ferrari. “E’ l’anno buono”, si pensava senza aver il coraggio e la forza di gridarlo. Poi, improvvisamente, la scomparsa di Sergio Marchionne e l’imminente GP di Germania ad Hockenheim, in casa propria. Il modo migliore per rendere omaggio al Presidente si stava concretizzando: Seb 1°, saldamente in testa.
E invece, la pioggia lieve e beffarda, l’uscita di pista, l’urto delicato ma irrimediabile contro le barriere. La macchina che s’insabbia, ed il ritiro inevitabile.
Sebastian Vettel usciva così di scena dal Gran Premio di Germania quasi un anno fa, e nel frattempo entrava in una spirale negativa dalla quale non riesce ancora a venirne fuori. Ora che la F1 si appresta a tornare ad Hockenheim, lì dove è cominciato l’incubo del numero 5 ferrarista, l’entusiasmo che si respirava fino ad un anno fa è letteralmente scomparso.
Che cosa è capitato a Vettel? Possibile mai che un campione della sua stoffa possa precipitare in uno stato psicologico così affliggente?
Possibile, certo. Perché prima ancora di essere un pilota di F1, abituato a pressioni di ogni genere (ancor più se siedi nell’abitacolo di una Ferrari), Sebastian Vettel è, come tutti noi, un essere umano. Ed essendo un uomo, le situazioni che si sono create hanno pesato e pesano ancora oggi, sempre di più.
In un anno di sport, gli errori del tedesco sono stati molteplici, e più o meno determinanti nella lotta al titolo.
Hockenheim, Monza ed Austin nel 2018, ma anche Montreal (sbavatura che gli è costata la contestata penalità e l’annullamento di una vittoria meritata) ed infine Silverstone quest’anno.
I tifosi, o presunti tali, e coloro che in F1 hanno rivestito ruoli da protagonista (ex piloti) non si sono sottratti alle critiche, alle accuse, talvolta anche alle derisioni pubbliche con frasi al vetriolo.
Già questo non è mai un toccasana per lo spirito, ancor più se sei caratterialmente suscettibile e se il tuo compagno di squadra diventa un giovane ed agguerrito Charles Leclerc, capace di esprimere tutto il suo talento sfruttando quello stesso entusiasmo che provava Vettel nel 2015 nei panni di neo-acquisto della Ferrari.
Il tedesco soffre la pressione, soffre la rivalità interna, soffre gli errori commessi al punto da sentirsi responsabile di un sogno infranto, e soprattutto soffre un ambiente diventato da amichevole a ostile nel giro di un solo anno.
In tutto questo, non si può pretendere che il pilota, già psicologicamente provato, debba mantenere le stesse motivazioni di un tempo.
Gli errori ci sono stati, e questo è fuori discussione. Ma è il popolo ferrarista a doversi fare un esame di coscienza:
– Vettel non ha mai sparato a zero sulla Ferrari dall’inizio della sua avventura ad oggi.
– Vettel ha sempre corso con il cuore, ed anche gli stessi errori sono la dimostrazione del suo attaccamento alla squadra e della voglia di vincere.
– Ma soprattutto Vettel è, ricordiamolo, un quattro volte campione del mondo.
Bastano questi tre elementi per far capire quanto i tifosi abbiano voltato le spalle troppo velocemente al tedesco. In un anno si è passati da considerarlo “l’erede di Schumacher” ad un “brocco” che patisce la presenza in squadra di Leclerc e che commette solo errori.
Si possono discutere i singoli episodi, sempre con la solita incompetenza (nel senso buono del termine, ma è bene ricordarlo) di chi la F1 non può conoscerla nei suoi aspetti più dettagliati.
Non si può, invece, mancare di rispetto così ad un pilota reo di aver commesso errori in pista senza mai essersi comportato da primadonna.
Quindi, RISPETTO.
Da Hockenheim ad oggi ne è mancato parecchio da parte di tutti.
Ci piace pensare che Silverstone, ultimo capitolo prima di Hockenheim 2019, possa chiudere definitivamente il cerchio di un periodo complicato.
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