I 50 anni (e le 10 grandi interpretazioni) dell’istrionico Pierfrancesco Favino
Pierfrancesco Favino fa 50 (anni). Il più versatile tra gli attori del panorama italiano è in realtà uno showman a tutto tondo, un mattatore per naturale inclinazione, un divo suo malgrado capace di recitare, cantare, ballare, suonare, imitare, doppiare. In una parola: l’arte. Tra cinema, teatro, televisione e vita privata, tra dramma e commedia, risate e lacrime, abbiamo fissato dieci grandi interpretazioni di una carriera cominciata quasi trent’anni fa.
IL TRADITORE NON TRADISCE
E’ il ruolo più maturo, forse il più complicato. Mimesi fisica straordinaria, alla De Niro. Dramma intimista da trasmettere con una recitazione «a levare». Nel film di Marco Bellocchio uscito quest’anno Favino è Tommaso Buscetta, il primo pentito, l’uomo che – grazie al giudice Giovanni Falcone – con le sue rivelazioni ha scardinato il sistema-mafia. Recitazione titanica, essenziale, definitiva. Scena cult: Favino-Buscetta di spalle, nella villa-prigione di Rio de Janeiro, la sigaretta pendula tra le labbra, le mani in tasca, lo sguardo perso, aggrappato all’ultimo orizzonte. Nastro d’argento per il miglior attore protagonista.
PANINI E MONOLOGHI A SANREMO
Cinque serate, la consacrazione. Istrionico, confidenziale, autoironico, sex symbol nazional popolare. Parte da spalla, arriva al traguardo da protagonista. Sanremo 2018, conduzione di Claudio Baglioni, Favino (che fa coppia con Michelle Hunziker) trionfa nel festival in cui a vincere – la rassegna canora – sono Ermal Meta e Fabrizio Moro. Scena cult: Favino che si rivolge alla compagna, Anna Ferzetti, seduta in platea con una delle figlie (Greta, l’altra è Lea), e le offre un bouquet di fiori e alcuni panini (applausi) ironizzando sul fatto di essere la donna più invidiata di Sanremo. Da vedere e rivedere il monologo sui migranti, tratto da «La notte poco prima della foresta» di Bernard-Marie Koltès.
LA COMMEDIA DELL’ARTE (A TEATRO)
Sulle assi del palcoscenico troviamo il Favino che più si lascia andare alla libera interpretazione, tra monologhi comici, ritmi frenetici, gag esilaranti, clownerie, intermezzi canonici. Memorabile il «Servo per due» che l’attore (qui anche regista) porta in scena nel 2014, riadattando la commedia di Goldoni «Arlecchino servitore di due padroni» e trasferendola nella Rimini degli anni ’30: tre ore di caduta libera in un mondo di comicità trascinante. Mattatore assoluto, Favino gigioneggia come un giocoliere, coinvolgendo la platea nelle sue acrobazie attoriali.
LA VIOLENZA DI ACAB
La vita osservata da dietro il vetro di un casco da poliziotto. Favino nel film di Stefano Sollima (2012, ci sono anche Marco Giallini e Filippo Nigro) è il tormentato «Cobra», celerino imputato in un processo per aggressione ai danni di un tifoso. Il 2012 è un anno di grandi soddisfazioni per via di un’altra interpretazione da premio (vincerà il David di Donatello come miglior attore non protagonista) in un film di denuncia-civile, «Romanzo di una strage». Nella pellicola ispirata alla strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969) Favino recita la parte dell’anarchico Giuseppe Pinelli.
IL DOPPIO DOPPIATORE
Una sfida nella sfida: Favino che ricalca l’originale (Robin Williams) che doppia il pinguino Adone (automunito di cresta) in «Happy Feat 2», film d’animazione del 2011 con un cast stellare di «voci», tra cui Beppe Fiorello, Massimo Lopez, Gigi Proietti, Linus e Nicola Savino. Prova egregia per un attore duttile e versatile come pochi, che nel suo curriculum di doppiatore vanta anche i doppiaggi di due star mondiali come Daniel Day Lewis («Nine» e «Lincoln») e Vincent Cassel («Il racconto dei racconti»).
PIÙ ANGELO CHE DEMONE
Il comandante Olivetti (Favino) tra le strade di Roma sfreccia a fianco di Robert Langdon (Tom Hanks) alla ricerca della setta degli Illuminati. Il film è «Angeli e demoni» (2009), regia di Ron Howard, terzo blockbuster hollywoodiano (prima c’erano stati «Una notte al Museo» e «Le Cronache di Narnia») di un Favino che conquista definitivamente lo «status» di attore internazionale. Seguiranno infatti altri ruoli in «World War Z», «Rush», «Rachel», «The Catcher was a spy»
UN EROE SUI PEDALI
Nella miniserie televisiva tramezza dalla Rai nel 2006 (regia di Alberto Negrin) Favino è l’«Intramontabile», ovvero Gino Bartali, eroe del ciclismo vintage nell’Italia rurale e gonfia di speranza del dopoguerra. Nella sua recitazione riassume i valori di Bartali: famiglia, fede, sacrificio. Nessuna controfigura, per entrare nella parte, l’attore si sottopone a sei mesi di allenamento in bicicletta. La scena cult nel film non si vede: succede quando la signora Adriana, moglie di Gino, incontra Favino sul set. Emozione pura, sincera, nessuna finzione, tutta realtà.
IO SONO IL LIBANESE
Nel pluripremiato «Romanzo Criminale» di Michele Placido, film del 2005 tratto dall’omonima serie televisiva; Favino è il Libanese, il capo della Banda della Magliana ispirato al criminale Franco Giuseppucci. Si imbruttisce, si fa cattivo, veste anni ’70, zoppica vistosamente. Scena cult: il confronto con Kim Rossi Stuart-Il Freddo, che cerca una via di fuga. Favino lo affronta a brutto muso e gli urla in faccia: «Giuda».
L’ULTIMO BACIO, ANZI NO: IL PRIMO
2001, esce nelle sale il film di Gabriele Muccino. Favino è Marco, lo sposo. Il suo matrimonio è l’inizio e la fine di tutto. E’ un film sul’amicizia, girato da amici in versione Peter Pan: Stefano Accorsi, Claudio Santamaria, Giorgio Pasotti, Marco Cocci, la tribù del cinema italiano. Una generazione che si guarda allo specchio (e si volta dall’altra parte perché non si piace). E’ il ruolo che consegna a Favino la prima vera notorietà (aveva esordito sul grande schermo nel 1995 con «Pugili» di Lino Capolicchio). Seguiranno «baciamo ancora» e «A casa tutti bene», a dimostrazione di un feeling di gruppo solidissimo.
IL PICCHIO QUOTIDIANO
È il più divertente di tutti, anche il meno conosciuto: Picchio (soprannome datogli dal padre perché da ragazzo non stava mai fermo) che imita tutti. Noi spettatori l’abbiamo apprezzato per qualche incursione televisiva, ma per chi lo frequenta nella vita privata quello nel ruolo dell’imitatore è il Favino più spassoso. Nel repertorio brillano le imitazioni di Carlo Verdone, Lapo Elkann, Fred Bongusto, la Pantera Rosa, Puppella Maggio, degli amici e colleghi Marco Giallini e Rocco Papaleo, il Chewbecca di «Guerre Stellari».