Matilde Gioli: «Mescolando gioia e dolore»
«Io che di solito parlo sempre, adesso provo a prendermi un po’ di tempo in più per respirare». Matilde Gioli dall’altro lato della cornetta lo dice veloce, come fosse quasi un controsenso, come trattenesse il fiato. Ventinove anni, occhi azzurro mare, milanese, fa parte di quelli la cui carriera è iniziata per caso (vedi Il capitale umano) e da allora procede spedita. La valigie sono sempre tra i piedi. Quest’estate sta girando due film (a Roma È per il tuo bene, regia di Rolando Ravello; a Milano Futura, diretto da Lamberto Sanfelice), alternandoli a un po’ di mare, rimandando l’amata montagna ai primi ponti invernali. Ed è stata appena protagonista dei festival estivi, tra Ischia e Tavolara, con il corto Una tradizione di famiglia per MINI FILMLAB, il progetto di MINI sviluppato in partnership con OffiCine che promuove i giovani filmmaker.
Regia di Giuseppe Cardaci, Matilde – al fianco di Ivano Marescotti ed Erica Del Bianco – racconta la storia di due sorelle che, dopo la scomparsa della madre, litigano in occasione del sessantesimo compleanno del padre, non sapendo se portare avanti o meno la tradizione di famiglia. «È un progetto a cui tengo molto»‚ spiega, «ogni volta che lo rivedo, mi emoziono. Si parla di un lutto, di rapporti familiari, di vita che deve continuare». Lei, che ha perso il padre sei anni fa, sa bene di cosa si parla. «Il compleanno di papà coincide con quello di uno dei miei fratelli. Così da quando lui non c’è più si tratta di un giorno che sarà sempre legato a qualcosa di triste ma no, ogni anno, proviamo a esorcizzare. Organizziamo sempre qualcosa di diverso. Quest’anno, una bella festa. Mio fratello a fare serata è sempre felice. Quel che ne viene fuori è uno strano mix, di gioia e dolore».
Che definizione dà oggi alla parola famiglia?
«Punto fermo. Faccio un lavoro bellissimo ma precario, dove va tutto veloce. Mia madre, i miei tre fratelli, sono le certezze».
Tradizioni che, crescendo, sono rimaste?
«Il Natale in montagna, grande classico, preparando pizzoccheri. Parlando d’estate, invece, ricordo quelle in Abruzzo, da piccola. Andavamo lì al mare, tutti insieme, e le giornate scorrevano scandite dalle partite a beach volley, i giri sul pattino e sempre il gelato a metà pomeriggio. Poi si partiva per la montagna. E lì sono piena di ricordi con mio padre. Ci si svegliava alle 4 del mattino per andare a funghi. Ricordo quando si tornava pieni di porcini, pronti per le tagliatelle. Ho ancora la stessa bici di quando avevo 10 anni».
Il prossimo 2 settembre compirà 30 anni. Come si sta avvicinando?
«Non sono mai stata una festeggiona, almeno per quel che riguarda il mio compleanno. Nel senso che ho sempre amato organizzare qualcosa per quelli degli altri, il mio mi ha sempre provocato una sensazione di fastidio e non ho mai capito il perché. Così adesso i 30 mi fanno un po’ effetto, vedremo. Posso dire che dai 20 ai 30 sono volati e dicono che dai 30 ai 40 si va ancora più veloce».
A dover proprio festeggiare, come lo immagina?
«Da qualche anno sono sempre a Venezia, per il Festival. Sarò lì anche quest’anno. Lo scorso anno era arrivata tutta la mia famiglia: mia madre, i miei fratelli, mia nonna… non sarebbe male».