La Spal è “assente”: a Verona rimedia un’altra figuraccia
FERRARA. Ad Eupalla piacendo: ultima trasferta di questo campionato dagli esiti disastrosi. La Spal ha giocato al “Bentegodi” contro il Verona, chiudendo così i viaggi di una stagione che ormai da tempo ha certificato la retrocessione dei biancazzurri.
Contro il neo-promosso e brillantissimo Hellas (annata super) in teoria non contavano né risultato né contenuti: verdetti noti, una marea di assenti su un fronte e sull’altro, Verona addirittura privo di praticamente tutti i difensori (tranne Gunter). Ma oltre alla teoria ci sono la sostanza, l’approccio, la dignità, i valori. E la Spal ha subìto una vera lezione, beccandosi anche altri tre gol sul groppone e senza mai opporre resistenza. Senza giocare.
Una fornace. Nella Spal mister Di Biagio propone quello che per carità di patria acconsentiamo a definire 4-3-3, con Valoti (ex di turno al pari di Fares) che parte largo a sinistra. Tunjov titolare come mezz’ala, Tomovic fa il terzino destro e la coppia centrale è l’inedita Salamon-Bonifazi. In porta, dopo la buona parentesi Thiam contro il Torino, viene rimesso dentro Letica: mah...
Il “Bentegodi” è una fornace (38 gradi di sensazione termica, al momento del calcio d’inizio alle 19.30), e di certo così non cresce la voglia di giocare. Almeno quella della Spal. Il Verona parte forte, i biancazzurri si sciolgono immediatamente. In nove minuti la squadra di Juric va vicina al vantaggio con Di Carmine, poi lo trova con lo stesso centravanti, quindi sfiora il bis con Borini. Il tutto con la graziosa complicità dei vari Tomovic, Letica, Bonifazi... Imbarazzante in particolare il modo in cui il portiere si trascina dentro il pallone.
Che mollezza. Ma è tutta la Spal a confermare la propria mollezza, la propria inadeguatezza, la propria mancanza di amor proprio (come in quasi tutte le gare precedenti quella non attendibile con il Torino) e le ancora una volta errate scelte di mister Di Biagio. Il dominio del Verona è totale, i biancazzurri sono alla deriva e vengono nuovamente infilati da Di Carmine. Il pressing del Verona schiaccia una Spal inesistente, mentre l’Hellas la prende tremendamente sul serio seppur “sulla carta” - come detto inizialmente - la gara sia priva di contenuti: evidentemente è questione di spirito. E si va avanti con un monologo di marca gialloblù. Poi il Verona si placa, capisce di essere in totale controllo, si limita ad amministrare calando i ritmi. Juric non sembra gradire eccessivamente, ma si sa che lui è come gli incontentabili di quel vecchio Carosello. Forse è per non fare arrabbiare troppo il proprio allenatore che i veronesi decidono di cercare anche il terzo gol, epperò Di Carmine - ancora lui - questa volta centra Letica come se fosse l’orso del tiro a segno.
Nessuna attenuante. Spal non pervenuta, il fatto di essere retrocessa già da tre giornate non è un’attenuante. In tribuna i volti del presidente Mattioli e del patron Francesco Colombarini la dicono lunga.
Nella ripresa la Spal si presenta con Iskra e D’Alessandro al posto dei trasparenti ex gialloblù Fares e Valoti. Ma non c’è tempo per annotare le sostituzioni che arriva il tris gialloblù grazie a Faraoni, che segna di testa da corner. Prende corpo l’ennesima goleada patita dai biancazzurri, nei cui ranghi l’unico con un briciolo di reattività ed iniziativa sembra essere Strefezza, che più di una volta tenta lo spunto. Nel Verona passerella per Pazzini, che rileva il bomber di giornata Di Carmine e si concede l’ultima presenza gialloblù dopo l’addio ufficializzato alla vigilia.
Bel bilancio. La partita si trascina verso il termine, senza storia. La Spal rimedia un’ulteriore figuraccia ed aggiorno il suo bel ruolino di marcia dalla ripresa del campionato: 11 gare giocate, 0 vittorie, 2 pareggi, 9 sconfitte, 6 gol segnati e 30 incassati, 2 punti conquistati su 33 a disposizione. Ma, si sa, non è una questione tattica, né di condizione fisica, bensì di errori individuali, impressionante serie di infortuni e rigori non concessi...
Per fortuna manca ancora solo una gara, poi basta scempiaggini. —