Consulta: Pavia perde il ricorso sulla fusione con Mantova e Cremona

MANTOVA. La fusione delle tre Camere di Commercio di Mantova, Pavia e Cremona può andare avanti. A dirlo è la Corte Costituzionale che ha dichiarato legittima la legge del 2015 che prevede gli accorpamenti degli enti camerali. A presentare ricorso erano state 17 Camere contrarie alle fusioni, e tra queste c’era Pavia, decisamente ostile ad aggregarsi a Cremona e a Mantova, con quest’ultima che avrebbe avuto la sede legale. E anche su questo è guerra di carte bollate.

Pavia ha presentato un ricorso al Tar contro Mantova come sede del nuovo ente e si è in attesa della sentenza nel merito. Si dovrà aspettare settembre, però, per incardinare il procedimento. Il Tribunale amministrativo regionale aspetta che la Corte Costituzionale gli comunichi la sentenza per poi convocare le parti nell’udienza in cui si deciderà nel merito. Difficile, però, che la vicenda si concluda al Tar. In agguato c’è, infatti, uno scontato ricorso al Consiglio di Stato della parte soccombente. In pratica, se i giudici amministrativi dovessero confermare la sede legale della nuova Camera a Mantova, quella di Pavia farebbe ricorso. Viceversa, se i giudici dovessero dar ragione a Pavia, sarebbe a Mantova a ricorrere. «Si va tranquillamente al 2021 inoltrato» constata Marco Zanini, segretario generale dell’ente camerale di via Calvi.

La fusione a tre non ha più ostacoli giuridici da superare sulla sua strada, ma ne ha di politici che potrebbero dilatare ulteriormente i tempi. Il primo, è la collocazione della sede del nuovo ente contesa tra Pavia e Mantova. Una volta risolto questo problema ci sarà da definire le rappresentanze delle varie categorie economiche in consiglio. I dati sulle imprese sono quelli del 2016, ma quest’anno c’è stata la crisi economica dovuta all’emergenza Covid e le cose sono molto cambiate, per cui sarà necessario rivedere i conteggi. Su tutta la vicenda, poi, incombe sempre il rischio del commissariamento per quelle Camere che ancora non hanno completato la fusione: l’idea continua a circolare sotto forma di emendamento ai vari decreti del governo, ma nessuno ha avuto il coraggio, per ora, di inserirlo.