Coronavirus, i numeri reali del contagio in Italia
Il 2,5% della popolazione italiana è risultata positiva al test degli anticorpi, un numero molto più alto di persone rispetto ai bollettini della Protezione Civile. Sono dunque in numero maggiore le persone venute a contatto con il nuovo coronavirus, almeno un milione e mezzo.
Sono sei volte di più rispetto a quelli a cui è stata diagnosticata l’infezione fra i mesi di febbraio e giugno. Questo dice lo studio sulla sieroprevalenza che Istat, Ministero della Salute e Croce Rossa hanno fatto per riuscire a capire quanto sia circolato il Sars-CoV-2, soprattutto quante forme asintomatiche ci siano state e siano passate sottotraccia.
È l’indagine per cui non si riuscivano a trovare volontari. La Croce Rossa ha spesso ricevuto no alla richiesta di aderire al progetto. Molti cittadini hanno negato il consenso, ma si è comunque arrivata a un campione statistico di oltre 64.600 i prelievi.
Salta agli occhi, come già per i dati dei ricoveri, la forte differenza territoriale. Ci sono più di 7 punti percentuali di differenza fra Lombardia e Sicilia. La prevalenza è stata del 7,5% in Lombardia contro lo 0,3% della Sicilia. È un dato che conferma anche l’utilità delle zone rosse e del blocco della circolazione fra le regioni italiane che ha bloccato in parte la trasmissione del virus.
Per quanto riguarda le età, le differenze non sono forti come si poteva immaginare. La prevalenza è più bassa nei bambini tra 0 e 5 anni (1,3%), manche in chi supera agli 85, con l’1,8%: i piccoli non hanno ancora sviluppato i recettori ACE 2 che il virus usa per entrare nelle cellule, gli anziani sono rimasti con prudenza più in casa e hanno usato le mascherine. Doppio il contagio rispetto alla popolazione generale per gli operatori sanitari, positivi nel 5% dei casi.
Fra gli italiani che hanno sviluppato anticorpi i lombardi sono il 51%. Le percentuali più alte sono a Bergamo e Cremona: sieroprevalenza del 24% e del 19%. Appena il 3% a Como e Lecco. «La diffusione dell’epidemia ha interessato ristrette comunità» ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità che non si aspettava risultati diversi. Da studiare la persistenza degli anticorpi, cioè se si mantiene l’immunità. Aggiunge Locatelli: «Essere positivi agli anticorpi non equivale a possedere il patentino di immunità».
Spiega il ministro della Salute Roberto Speranza: «La percentuale del 2,5% ci dice che è stato un fenomeno significativo che ha interessato circa un milione e mezzo di persone. Il momento più difficile è alle spalle, siamo fuori dalla tempesta ma non in un porto sicuro. Usiamo cautela».
Il rapporto tra numero di contagiati e popolazione, il tasso di letalità, è del 2,5%. È un numero sei volte più basso di quello calcolato con i numeri dei tamponi e dei ricoveri. Gli asintomatici sono il 27,3%, come in Spagna: non si ammalano, ma fanno circolare il virus quindi diffondono la malattia.
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