Mense scolastiche “sorvegliate speciali” dopo la firma del protocollo tra ministero e sindacati per tornare a scuola in sicurezza, al riparo da possibili contagi da coronavirus. Dalla Cgil arriva infatti il “No alle mono-porzioni in vaschette separate”, con la richiesta di garantire la qualità del servizio e del lavoro. A rischio ci sarebbero anche aziende e università, non solo le mense delle scuole materne o elementari. Filcams e Flc ( la Federazione italiana lavoratori commercio, albergo, mensa e servizi, e la Federazione dei lavoratori della conoscenza) vogliono garanzie. E chiarimenti sulle nuove disposizioni.
«Le linee guida (anti-Covid) del governo non tengono conto del fatto che in Toscana ci sono tante scuole dotate di cucine, a differenza di altre zone in cui il cibo arriva già pronto dai centri di distribuzione - premette Stefano Nicoli (Filcams)- Le modalità di lavoro di cuochi e sporzionatori, fermo restando che per loro non ci può essere una riduzione dell'attività, devono essere riorganizzate. Anche a fronte di una diversa erogazione del servizio correlata alla capienza delle mense».
Il dubbio del sindacato riguarda i criteri in base ai quali è stata fatta la scelta di privilegiare la monoporzione pre-confezionata allo sporzionamento. Una scelta che interessa anche un'altra categoria di lavoratori. «Bisogna capire se le monoporzioni sono obbligatorie o precauzionali. Nei ristoranti, per fare il paragone, non si utilizzano le stoviglie di plastica - prosegue Nicoli - preoccupato per gli addetti alle pulizie, che senza bicchieri, piatti e posate da lavare dovranno essere impiegati in altre mansioni».
La preoccupazione si estende poi anche alle mense universitarie. «Se per le scuole si va verso la didattica in presenza, gli atenei sono invece orientati verso la didattica a distanza: se gli studenti non ci sono, le mense rimangono chiuse e i lavoratori a casa, con possibile ricorso agli ammortizzatori sociali per oltre 100 persone, all'80% donne assunte part-time. C'è il rischio di un problema di ordine sociale», teme il sindacalista. Idem - con altri numeri - per le aziende che decideranno di continuare ad avvalersi del telelavoro. Serve chiarezza dunque, e serve subito. «Il protocollo, anche se per ora non tiene conto delle peculiarità della Toscana, in sé è positivo per quanto riguarda il ritorno nelle aule; ma è necessario un approfondimento prima dell'inizio della scuola. Per riorganizzare il servizio serviranno almeno due settimane abbondanti, ecco perché abbiamo bisogno di risposte precise al massimo entro la fine di agosto», conclude Nicoli. —