Nasce l’autorità per gestire laguna e Mose. «In autunno, chiuso per maree da 130 cm»
VENEZIA. Nasce l’Autorità per la laguna di Venezia. Venerdì sera, nella riunione del Consiglio dei Ministri, è stata approvata nell’ambito del Decreto Agosto e su proposta del ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli la costituzione dell’Autorità per la laguna di Venezia che dovrà occuparsi soprattutto della gestione del Mose.
«All’Autorità sono attribuite tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città di Venezia e della zona lagunare e al mantenimento del regime idraulico lagunare», spiega il ministro per il rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, «l’Autorità si occuperà, tra le altre cose, della gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria del Mose e avrà il compito di promuovere lo studio e la ricerca sull’habitat lagunare».
Prevista anche la nomina di un commissario liquidatore per il Consorzio Venezia Nuova (Cvn) che avrà anche il compito di verificare e accertare le attività svolte dal Consorzio. In giornata, poche era prima della riunione del Cdm, c’erano state anche le prove generali del Mose. «Saremo pronti per l’autunno per chiudere il Mose in caso di marea a partire dai 130 centimetri». Così ha detto la provveditrice alle Opere pubbliche Cinzia Zincone, ieri, al termine del riuscito test di sollevamento delle 78 paratoie alle tre bocche di porto.
L’istituzione dell’Autorità inserita ieri nel Decreto Agosto prevede quindi la nascita di un ente unico per la gestione della salvaguardia dell’ambiente lagunare, con la gestione diretta del Mose, comprese le manutenzioni ordinare e straordinarie della grande opera ideata a difesa della laguna, che costerà circa 100 milioni di euro l’anno.
L’autorità sarà composta, oltre che da esperti nominati dalla presidenza del Consiglio, anche da rappresentanti dei ministeri e delle istituzioni locali (Regione, Comune e Città metropolitana) mentre di un comitato consultivo faranno parte soggetti come l’Autorità portuale. Sul fronte del personale è previsto che si procederà per concorsi pubblici, ma con percorsi agevolati per i 250 dipendenti di Consorzio, Thetis e Comar. Tessitore del testo per l’Autorità è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il veneziano Andrea Martella.
«Con l’Autorità per Venezia istituita dal governo si chiude con il passato», dice, «si tratta di una svolta che consente una maggiore efficienza e trasparenza nella tutela della città». Nell’Autorità è previsto anche l’assorbimento del Provveditorato alle opere pubbliche. La nascita di una regia unica per la gestione della Salvaguardia suona anche come una risposta alle critiche sollevate nell’ultima relazione degli ispettori Unesco sulla frammentazione delle competenze sulla laguna.
Oltre a essere disposta la liquidazione del Consorzio Venezia Nuova il Mit prevede la nascita del Centro clima a Venezia quale ente di ricerca, già istituito con la legge di Bilancio 2020. Infine, fa sapere il Mit, «si recuperano risorse per circa 530 milioni di euro, derivanti da risparmi di oneri finanziari, per il completamento del Mose».
Gli sbarramenti si sono alzati e, questa volta, sono anche tutti regolarmente tornati a “cuccia” nei loro cassoni, puliti e ripuliti – negli ultimi giorni – con la draga, per togliere ogni traccia di sabbia. Osservati speciali, i sei invasi alla bocca di porto del Lido, dove la presenza di sabbia è frequente e dove – in occasione del primo test di sollevamento di tutte barriere mobili, il 10 luglio, alla presenza del premier Conte – sei paratoie erano rimaste sollevate sott’acqua di circa mezzo metro, proprio a causa dei detriti dei fondali, trasportati dalla corrente all’interno dei cassoni.
Un problema noto da tempo. Ieri, dopo le operazioni di “pulizia” delle scorse settimane – che entrano a far parte della routine di manutenzione del Mose, in particolare nell’ansa di Treporti, l’unica colpita pesantemente dal fenomeno – tutto è filato via liscio: ma la soluzione definitiva non è ancora stata trovata. Provveditorato e Consorzio Venezia Nuova hanno incaricato tre ditte – Technital, Coedmar e De Eccher – di avanzare proposte risolutive: al momento, è la draga a lavorare.
Certo – conferma la stessa provveditrice – si è trattato di una prova effettuata ancora una volta in condizioni meteo assolutamente tranquille, con una punta di marea massima sul medio mare di 65 centimetri, praticamente in assenza di vento: non proprio le condizioni di una vera emergenza acqua alta.
«Le prossime prove, a settembre e ottobre, dovranno essere realizzate in condizioni di tempo e marea più variabili», commenta la provveditrice, «al momento sono in funzione quattro compressori per bocca di porto, per il movimento delle paratoie, ma non ancora quello che dovrà governare l’eventuale la ridondanza».
Non è ancora pronto, quindi, l’allestimento della galleria di emergenza. Come funziona il sistema di barriere mobili lo aveva spiegato in audizione al Consiglio regionale, la commissaria straordinaria Elisabetta Spitz: «Tutto il Mose è impostato su due gallerie parallele sotterranee, che replicano l’una all’altra. È necessario avere la duplicazione degli impianti in caso di situazioni di emergenza».
Le opere di allacciamento degli impianti nella seconda galleria – conferma ora la provveditrice alle Opere Pubbliche Zincone – non ancora ultimati. «Al momento stiamo spendendo i fondi stanziati per l’avviamento dell’opera», spiega Zincone, «per il completamento delle opere stiamo attendendo 520 milioni di euro».