L'appello del Prefetto di Udine: «Servono centri per la quarantena dei migranti». E intanto si fanno avanti due privati

UDINE. L’appello del prefetto Angelo Ciuni è caduto del vuoto. Nessun sindaco dei 134 comuni della provincia ha chiamato la prefettura per mettere a disposizione una struttura finalizzata a ospitare i profughi solo per il tempo necessario a far trascorrere la quarantena di 14 giorni.

Gli unici a farsi vivi sono stati due privati, proprietari di immobili con 30 o più posti letto che risponderebbero ai requisiti indicati dal rappresentante del Governo. Ma prima di procedere il prefetto intende comunque confrontarsi con i rispettivi primi cittadini. «Li contatterò per capire se ci sono le condizioni per allestire altri centri per la prima accoglienza che sarebbero fondamentali», spiega Ciuni che intende condividere tutti i passaggi per evitare forzature che rischierebbero di alimentare tensioni in un contesto già complicato. Anche se il tempo stringe e le strutture individuate per la prima accoglienza, che al momento comprendono il seminario arcivescovile di Castellerio in comune di Pagnacco, la foresteria del castello di Tricesimo e la caserma Meloni di Tarvisio, sono prossime al tutto esaurito.

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Anche perché quasi ogni giorno dalla rotta balcanica arrivano in Friuli nuovi migranti. Ieri sono stati intercettati cinque minorenni e anche per loro è scattato il protocollo sanitario che prevede di sottoporre i profughi al triage (una valutazione che consente di stabilire un ordine di trattamento dei pazienti sulla base delle loro necessità di cura e delle risorse disponibili) e al tampone che viene effettuato al Pronto soccorso.

Solo successivamente i richiedenti asilo vengono trasferiti nelle strutture dove devono sottoporsi al periodo di quattordici giorni di quarantena previsto dal Viminale come misura di contenimento contro la diffusione del coronavirus. Solo dopo aver completato la quarantena i richiedenti asilo possono essere trasferiti in altre regioni d’Italia.

E questo rende ovviamente molto più complicata la gestione e l’organizzazione dei flussi. Anche perché dopo l’ultimo caso di positività al Covid-19, alla caserma Cavarzerani è stata prorogata la zona rossa. Nessuno dei 463 migranti ospitati in via Cividale può quindi entrare o uscire fino al prossimo 14 agosto.

Una data che è cerchiata in rosso nel calendario della prefettura perché è chiaro che se di dovessero essere altri casi di positività, la situazione potrebbe precipitare come già accaduto nei giorni scorsi quando è montata la protesta tra divani e mobili bruciati e sassi lanciati contro i mezzi della protezione civile intervenuta per riportare alla calma la situazione insieme alle forze dell’ordine alle quali si è poi aggiunto l’esercito: una cinquantina di militari divisi in più turni sorvegliano 24 ore su 24 il perimetro dell’ex caserma per evitare fughe e garantire il rispetto della quarantena. L’obiettivo è evitare che il contagio possa diffondersi ma per riuscirci servono nuovi centri per la quarantena.

«Contatterò altri sindaci nei prossimi giorni e spero si possa trovare al più presto una soluzione», conclude il prefetto