Vandalizzata e vuota: il triste tramonto della Gabellina, così cara a Zavattini
La storica osteria è rimasta incagliata in un fallimento dopo che i piano di rilancio non è mai davvero decollato
VENTASSO. Abbandonata, devastata, alle prese con un fallimento. È un triste epilogo quello che sta vivendo la Gabellina del Cerreto, la storica osteria a pochi chilometri dal Passo del Cerreto, per decenni luogo di vacanza immortalato, letteralmente, dai testi di Cesare Zavattini. Quello Zavattini che, bimbo, vi trascorse tante estati come figlio del gestore dell’epoca.
ABBANDONATA
Oggi il complesso della Gabellina è allo sbando; da quasi un lustro è stato lasciato a sé stesso, dopo il fallimento della società che intendeva rilanciarlo, e negli ultimi tempi è stato anche al centro di diversi vandalismi. Ragazzate, probabilmente, incursioni che hanno portato a spaccare porte e vetri, a rompere sanitari e arredi, a strappare i nastri che impedivano l’accesso ai grandi saloni ormai impolverati e pieni di ragnatele e crepe. Un ulteriore sfregio alla memoria di un edificio che per tante generazioni ha rappresentato un simbolo e che per tutti i viaggiatori diretti al passo del Cerreto, pronti a svalicare in Lunigiana, era un segnale: alla vetta non mancava poi molto. Fra vetrate rotte e portoni divelti, il panorama è cupo, amplificato dalla presenza sul lato apposto di una casetta in sasso in condizioni quasi peggiori e dalla strettoia della Statale 63, segnata da alberi altissimi che quasi cancellano la luce del sole. Quella posizione così peculiare, un tempo perfetta per ospitare la dogana in cui pagare le gabelle, non ha aiutato gli ultimi tentativi di rinascita. I parcheggi sono inesistenti, gli spazi sono stretti e forse non invitano alla sosta rispetto ad altri punti, ben più panoramici, del Crinale.
IL PROGETTO DEL 2000
La prima idea di ripartenza risale al 2000, quando la società Ducale srl, all’epoca presieduta da Luigi Guidetti, acquista l’immobile e lancia il progetto di rinascita del locale, pensato per accogliere turisti, scolaresche e gruppi. L’investimento è massiccio, superiore agli 800mila euro comprensivi di 150mila euro di fondi comunitari, ma il cammino è travagliato. Fra crolli del soffitto, problemi di assegnazione dei contributi, intoppi burocratici assortiti, il taglio del nastro avviene nel 2011. E l’avventura non dura molto, segnata da elevatissimi costi di mantenimento e di affitto e da una risposta del pubblico inferiore alle attese. Un paio d’anni e poi si torna a cercare un nuovo gestore, invano.
IL FALLIMENTO
L’ultimo atto della vita della Gabellina conduce in tribunale. La Duchessa srl, la società creata da imprenditori edili del Cerreto proprio per rilanciare l’edificio, è fallita a metà dello scorso decennio a la Gabellina è finita all’asta senza però essere acquistata. L’ultima chiamata della sezione fallimentare e aste giudiziarie del Tribunale di Reggio risale al maggio 2018, metteva come prezzo base 441.900 euro e il prezzo minimo possibile a 331.425 euro, con rilanci minimi di duemila euro. L’asta è andata deserta, e da allora l’edificio non è stato più sottoposto a interventi di miglioramento. La relazione del tribunale faceva emergere anche alcune difformità catastali e chi comprasse la struttura dovrebbe poi provvedere a una regolarizzazione nei registri comunali e a un adeguamento catastale. Gli edifici comprendono servizi, aree comuni, ristoranti, una cucina pensata per essere usata in autonomia dagli utenti e camere che potevano ospitare sino a 65 persone. Quei 150mila euro di fondi europei, transitati dalla Regione, furono anche al centro in passato anche di diverse polemiche in Provincia: l’opposizione, nel 2009, chiese conto sulle risorse pubbliche messe a disposizione di un progetto che già all’epoca stentava a prendere vita.
Sul declino dello stabile, non hanno certo aiutato poi i tanti dissesti che hanno massacrato l’ultimo tratto reggiano della Statale 63, a partire dall’enorme frana del 2007 che divora decine di metri di strada prima degli Schiocchi e che porta anche a ipotizzare un traforo che tagli fuori il passo, portando direttamente all’altezza di Fivizzano. Un secondo cedimento, a poca distanza, complica ulteriormente la questione. Adesso la Gabellina rimane vuota, scalcinata e polverosa e gli unici utenti interessati sembrano essere i vandali. La storia dell’edificio è piena di alti e bassi, ma anche altre “crisi” sono state superate, e chissà che il futuro non regali qualche sorriso. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA