L’Università studia il pomodoro record del signor Giuseppe
Visita dei ricercatori all’orto del pensionato di Cassolnovo: «Qualità che si pensava estinta, dovrà essere catalogata»
CASSOLNOVO. Pomodori da rivista scientifica, degno di essere studiati a livello universitario: sono quelli nati nell'orto di Giuseppe Ambeni, ottantaquatrenne pensionato di Cassolnovo, con la passione per l'orticoltura. Mercoledì mattina si è recato da lui Nicola Ardenghi, ricercatore dell'università di Pavia (lavora nel team del professor Graziano Rossi, docente di geobotanica e scienze dell’ambiente e della terra), specializzato nell'individuazione e nella catalogazione di antiche forme di ortaggi che si credevano ormai scomparse. Il pomodoro da 2,2 chili dell'orto di Ambeni potrebbe essere una di quelle piante rare, che l'università di Pavia studia e cataloga.
Al momento non si conosce bene l'origine e a quale specie appartenga questa qualità di pomodoro che è arrivato a un vero e proprio peso record, almeno in Italia, dal momento che il pomodoro più grande al mondo nato nel 2016 negli Stati Uniti e ha sfiorato i 4 chili di peso (3,906 kg). «Ci sono – spiega Ardenghi – diversi tipi di pomodoro che ormai sono andati scomparsi. Quelli, che abbiamo visto in quest'orto sono simili ad altri individuati a Stradella o Gambolò benchè di dimensioni minori. Sono ortaggi che non vengono più prodotti per motivi commerciali».
Un pomodoro così grosso, come quello cassolese, ad esempio non è semplice da commerciare, ma nemmeno da trasportare.«La buccia – continua il ricercatore – in questo caso è molto leggera e si può rompere durante il trasporto, causando ammaccature, o portando l'ortaggio a marcire. Venivano coltivati un tempo, quando gli ortaggi provenivano in prevalenza nell'orto, quindi portati a mano alla casa una volta raccolti».
La provincia di Pavia, negli orti che si trovano in fondo ai cortili, è un ricettacolo di decine di varietà di verdure e ortaggi che sui banchi dei supermercati non si trovano più. Pochi anni fa, sempre in Lomellina, l'università di Pavia ha individuato un pomodoro di colore rosa, praticamente scomparso. «Una volta individuata la specie – spiega Ardenghi – si procede a una misurazione sia del frutto, che della pianta, che delle foglie, poi ne prendiamo un campione e i semi vengono registrati in una banca dati che si trova a Pavia all'orto botanico».
La sfida è quella di costruire una mappatura della frutta e della verdura, che in provincia di Pavia resiste ancora al di fuori dei circuiti commerciali. Si tratta nella maggior parte di ortaggi che vivono grazie al passaggio e allo scambio tra gli appassionati, che si scambiano semi e piantine che vengono di volta in volta ceduti e si mantengono in vita.
È lo stesso Ambeni a spiegare come il suo orto sia composto da vari tipi di pomodoro. «Raramente – dice – si comprano delle piantine, ma vengono di solito usati i semi che si hanno dall'anno prima o che altri regalano. I pomodori di grandi dimensioni, non vengono mai mangiati, ma i semi si usano per le piante da mettere nell'orto l'anno successivo».
La pianta di pomodoro in questione, arriva da un seme che è arrivato a casa di Ambeni almeno 20 anni fa. «Mi furono date le prime piantine – spiega – da un amico che abita alla cascina Bertina, qui a Cassolnovo. Ha sempre fatto dei pomodori molto grandi, ma le dimensioni da record sono solo di questi ultimi anni. E non sempre vengono pomodori così grossi. Nel 2010 ci sono stati, anche nel 2014 e nel 2015, poi niente fino a quest'anno». —
Andrea Ballone