UN SECOLO D’AZZURRO | Empoli-Napoli: Maradona si è fermato a Empoli
E poi un giorno accade che, tutto quello che avevamo visto tante volte in tivù, come per incanto, si materializzi lì, a un passo da noi. Vero, tangibile, sorprendentemente reale. La serie A ci coglie di sorpresa in un afoso agosto di metà anni ’80. In molti stanno trascorrendo le ferie estive nelle varie località […]
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E poi un giorno accade che, tutto quello che avevamo visto tante volte in tivù, come per incanto, si materializzi lì, a un passo da noi. Vero, tangibile, sorprendentemente reale. La serie A ci coglie di sorpresa in un afoso agosto di metà anni ’80. In molti stanno trascorrendo le ferie estive nelle varie località di villeggiatura, quando giunge la notizia ufficiale del ripescaggio dell’Empoli in massima serie. Roba da non crederci. Una piccola realtà di provincia si affaccia per la prima volta sulla ribalta nazionale. L’Empoli si prepara a intraprendere il viaggio in una nuova dimensione. L’inafferrabile è a portata di mano.
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sotto gli occhi di Gelain, Vertova, Virdis e Cucchi (foto tratta dal sito OttantaMilan80)
A poco a poco, gli azzurri si gettano senza timori nel campionato che, allora, è considerato, a ragione, il più bello del mondo. Quello che può contare sulla presenza dei più grandi campioni a livello internazionale. E lo fa con le sue peculiarità. Con l’enorme dignità di chi non ha niente da perdere ma tutto per stupire e farsi sbalordire da un inedito, imponente circo mediatico. Caricandosi sulle spalle l’orgoglio di un’intera città, l’Empoli passa attraverso una realtà infinitamente più grande di lui senza farsi sopraffare. Gli empolesi avvertono la sublime sensazione di far parte, non solo di un evento sportivo, ma di una grande festa popolare, di un rito domenicale che abbraccia l’intera collettività. Attori protagonisti nel magico palcoscenico dove recitano gli interpreti più celebrati del mondo.
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disputato al Comunale di Firenze (foto tratta dal libro “75° azzurro” di Carlo Fontanelli)
Il Carlo Castellani è strutturalmente inadeguato per affrontare la serie A e, allora, l’esordio dei ragazzi di mister Salvemini va in scena al Comunale di Firenze. E che debutto! Il 14 settembre 1986, l’esodo dei tifosi azzurri nella città gigliata coincide con l’epico successo di Osio e compagni nei confronti dell’Inter di Trapattoni, dei campioni del mondo Bergomi, Tardelli e Altobelli, dei big internazionali Rummenigge e Passarella. I giganti s’inchinano per la prima volta al cospetto della matricola toscana. Le stelle stanno a guardare, stordite dall’incredibile ouverture azzurra. L’Empoli ha appena fatto la prima vittima illustre della sua storia.
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prima della gara con il Milan al Castellani (foto tratta dal sito OttantaMilan80)
Due settimane dopo, sempre a Firenze, altra passerella di celebrità. La truppa di Salvemini, incredibilmente a punteggio pieno dopo due giornate, affronta la Juventus di Michel Platini di fronte a circa 42.000 spettatori. E’ ancora oggi l’insuperato record di presenze a una partita “casalinga” dell’Empoli. Oltre al fuoriclasse francese, giunto agli ultimi spiccioli della sua immensa carriera, i bianconeri possono contare sul talento emergente del danese Laudrup e sugli eroi del mundial Scirea e Cabrini. Alla fine sarà l‘umile stopper Sergio Brio a siglare nel finale il gol che condanna gli azzurri a un’immeritata sconfitta.
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dei gagliardetti tra i capitani Casaroli e Maradona (foto libro 75° azzurro di Carlo Fontanelli)
Il 19 ottobre 1986, con il Castellani ancora inagibile, Della Monica e soci sono di scena a Pistoia. Di fronte il Milan del “barone” Nils Liedholm. Agli albori dell’epopea berlusconiana, i rossoneri vincono 3-0 con reti di Massaro, Virdis e Franco Baresi su rigore. Due settimane dopo, finalmente, Empoli è pronta ad aprire i cancelli del Castellani per respirare a pieni polmoni l’aria della serie A. Gli azzurri debuttano nel proprio impianto ospitando le celebrate star romaniste Bruno Conti, Ancelotti, Giannini e Boniek. I giallorossi di Eriksson si impongono 3-1 grazie alla doppietta del futuro azzurro Paolo Baldieri, ma la Roma sarà l’ultima big a violare lo stadio azzurro.
In un’epoca in cui il fattore campo è un elemento nettamente più decisivo rispetto ad oggi, la squadra azzurra costruisce la sua prima salvezza tra le mura amiche. A Empoli non si passa. Da queste parti cadono il declinante Verona di Elkjaer e Bagnoli, il Torino di Junior, la Fiorentina dei campioni del mondo Gentile e Oriali. L’anno successivo, la Juventus del gallese Rush e la Roma di Pruzzo sono altre vittime illustri, prima che lo stesso Milan di Ruud Gullit e Arrigo Sacchi, agli albori della sua rivoluzionaria parabola sportiva, debba fare i conti con l’impermeabilità del terreno di gioco empolese. E poi arriva il giorno in cui anche il Napoli di Diego Armando Maradona conosce la dura legge del Castellani.
![Diego Armando Maradona a Empoli](https://www.pianetaempoli.it/wp-content/uploads/2013/02/Diego-Armando-Maradona-a-Empoli-259x300.jpg)
E’ il 5 aprile 1987. Oltre diecimila supporters partenopei sentono aria di scudetto e si riversano in Toscana. Sui muri dello stadio empolese compaiono a sorpresa manifesti che danno il benvenuto al corteo infinito dei tifosi napoletani. Gli empolesi abbandonano le proprie abitazioni per recarsi in massa ad assistere a un evento storico per la città. E’ una sorta di processione verso il luogo dove sta per essere officiato il rito laico della partita. Nelle strade, nelle piazze, nei parchi, scorre un’orda festante e colorata di tifosi del Napoli. In tutti gli angoli della città, bagarini urlanti mettono in vendita i pochi tagliandi disponibili. Maschere di Pulcinella ballano nelle vie del centro storico, al ritmo della musica di improvvisate orchestrine che suonano canzoni popolari napoletane. E’ un trionfo di colori, folklore e vivacità che trasforma l’evento calcistico in spontanea festa popolare. La partita è in programma alle 15,00 ma, a metà mattinata, il Castellani è già stracolmo. La leggenda narra della presenza sugli spalti di un giovane Maurizio Sarri, partito su una Fiat Uno da Figline Valdarno in compagnia di un paio di amici, per vedere dal vivo quel Napoli di Maradona che, di lì a poco, avrebbe conquistato il suo primo tricolore. E’ il personaggio che, quasi 30 anni dopo, intersecherà idealmente le storie di Empoli e Napoli.
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Nei minuti che precedono il match, il Pibe de Oro si riscalda sul terreno di gioco effettuando saltelli e giravolte. Alcuni mesi prima, allo stadio Azteca di Città del Messico, è salito sul tetto del mondo, trascinando, praticamente da solo, la sua Argentina al titolo iridato. E adesso è lì, a palleggiare funambolico nel verde del Castellani. Comincia il match. L’Empoli di Salvemini non concede un centimetro e imbriglia il Napoli. Della Scala in mediana gioca la partita che vale un’intera carriera. Ekstrom impegna Garella che respinge di piede, Casarin annulla per fuorigioco il gol di Carnevale. Poi c’è spazio solo per le prodezze del portierone Giulio Drago che, prima respinge le conclusioni di Giordano e Romano, poi toglie dal “sette” la punizione di Maradona. Finisce 0-0. L’Empoli è imbattuto e la sua gente esce dallo stadio a testa altissima. Con l’orgoglio e la fierezza di chi ha vissuto un evento da tramandare ai posteri. Una storia in più da raccontare alle future generazioni.
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