Bianchi, dal M5S a Giani. «Io traditore? Un’offesa mafiosa. Vado a sinistra come dice Grillo»
Gabriele Bianchi, consigliere regionale, ex M5S, ha denunciato di essere stato minacciato per la sua scelta di sostenere Giani e il Pd. «Ma sono coerente con la linea del movimento»
Si sente più «fedele alla linea» dei primi Cinquestelle ora, da ex. L’esperienza del primo mandato in Regione è stata anche un percorso politico interiore per Gabriele Bianchi, tornato oggi - con la candidatura nelle fila di Svolta!, a sostegno del candidato alla presidenza della Regione Eugenio Giani - alle sue origini di sinistra. Non si è pentito di aver lasciato il movimento, no. Dopo aver annunciato la riammissione della sua lista alla corsa elettorale, ha ricevuto da un’ex collega grillina, candidata al consiglio regionale nel collegio di Pisa, una minaccia: «Traditore, la pagherai cara». E l’ha denunciata.
Bianchi, lei ha spiegato di avere ricevuto molte offese in passato. Perché quest’ultima non le è andata giù?
«Perché è di tipo mafioso. In più, è venuta da una candidata al consiglio regionale. I Cinquestelle non mi perdonano di essere passato al gruppo misto. Ma la mia decisione non è stata estemporanea: è il frutto di una riflessione di tre anni».
Cosa è successo in questi tre anni?
«Dicevo ai miei colleghi di movimento che erano venuti meno i nostri presupposti democratici fondanti, come gli incontri con i cittadini, il confronto al nostro interno».
Solo questo?
«Sono convinto che per raggiungere un traguardo in politica sia necessario collaborare, stringere alleanze. Infatti a settembre 2019 avevo avviato un dialogo con il Pd. E i temi comuni c’erano: partecipazione, legalità, più voce ai cittadini. Il movimento e la sinistra potevano arrivare a una piattaforma comune. Ho fatto questo percorso in trasparenza».
Invece?
«Intanto nel mio gruppo venivo sempre più escluso. Finché una collega, Irene Galletti, oggi candidata alla presidenza della Regione per i Cinquestelle, mi disse che il percorso con il Pd non lo avremmo fatto: Crimi aveva detto che dovevamo rimanere “abbottonati”. La verticalizzazione nel movimento era sempre più forte e anche guardando al futuro della Toscana ho avuto paura di lasciarla nelle mani della destra. Così ho deciso di uscire e sostenere il centrosinistra».
Si sente un po’ traditore?
«Per niente. Ero a Napoli all’ultimo evento di Italia Cinquestelle a settembre 2019 e Grillo disse che dovevamo avvicinarsi al centrosinistra. Non ho fatto che seguire questa indicazione, che condivido. Quindi mi sento più fedele alla linea di altri: per cambiare le cose devi essere al tavolo, dentro una coaliziane. La politica è concertazione».
Sempre stato grillino? Da quando fa politica attiva?
«Nel 1988, a diciotto anni, mi iscrissi alla federazione dei giovani comunisti italiani. Seguii il percorso di Occhetto da militante, ma non ero iscritto. Ero favorevole all’apertura del Pci a energie nuove: ma quello slancio è rimasto fermo. Poi arrivò il ventennio di Berlusconi e mi disamorai della politica».
Come è entrato nei Cinquestelle?
«Nel 2007 mi iscrissi al blog di Grillo, anche se ero un po’ titubante: non condividevo le sue uscite forti. Poi dalla piattaforma Rousseau provai a mettermi in gioco per le comunali, le politiche e anche le regionali del 2015. Fu una sorpresa: mi comunicarono che ero capolista. Sono stato eletto in consiglio regionale con 4.400 voti nel collegio di Lucca».
E adesso perché torna a sinistra?
«E’ anche la scelta nazionale del movimento. Continuare a urlare contro la casta oggi è obsoleto, piuttosto parliamo di contenuti. La mia indole è di sinistra. Dire che un movimento non è né di destra né di sinistra non regge. La sinistra fa parte di una nostra cultura storica, ha valori come la Costituzione, la Resistenza, l’antifascismo. Vorrei che nascesse una grande forza nazionale oltre il movimento e oltre il Pd. Ma vedo tante forze a sinistra con logiche divisive, guerre personali. A sinistra c’è difficoltà a coesistere».
In questi cinque anni si è trovato in un governo gialloverde e in uno giallorosso. Che giudizio ne dà?
«La fase gialloverde è stata negativa, non esprimevo pubblicamente il mio disappunto per non attaccare il movimento. La legge sulla legittima difesa è incostituzionale. Il governo giallorosso lo giudico invece positivamente».
Il premier Conte ha lanciato un appello per l’alleanza nelle regioni fra Cinquestelle e Pd. Cosa ne pensa?
«Condivido in pieno l’appello di Conte, ma doveva partire prima. Manca troppo poco alle elezioni e le fusioni a freddo è difficile farle». —