Carnevale di Viareggio: i bozzetti gridano “no” alle ingiustizie del mondo
I carri dei prossimi corsi mascherati mai come quest’anno connessi all’attualità Poca satira politica, tanti messaggi importanti. E non poteva mancare il Covid
VIAREGGIO. Sempre sulla notizia dal 1873 – o, almeno, da più di mezzo secolo, da quando la satira politica salì a bordo dei carri. Potrebbe essere il motto del Carnevale di Viareggio e forse mai come stavolta parrebbe avere pieno riscontro nella realtà: scorrere le relazioni dei carri e delle mascherate, i cui progetti sono stati presentati ieri sera in Cittadella, è un po’ come sfogliare le pagine di un quotidiano. I costruttori ci parlano della stretta attualità: ci sono le discriminazioni razziali in America, il Coronavirus, le disuguaglianze sociali, il dramma degli indigeni dell’Amazzonia e un pochettino di satira politica. E, in una sorta di ideale inserto culturale, il lascito di Nelson Mandela, gli omaggi ad Ariosto e Pirandello, ma anche a Luzzati e Sepúlveda, il ricordo di Anna Frank e Rita Levi Montalcini, la musica fra Ezio Bosso, Freddie Mercury e Giacomo Puccini. E perfino la notissima influencer Chiara Ferragni che fa la sua prima apparizione in cartapesta. Nell’immaginario Gazzettino di Burlamacco ci sono davvero, per citare la famosa dicitura del New York Times, “tutte le notizie che valga la pena stampare”. Ecco poi nel dettaglio di cosa parlano i nove carri di prima categoria ammessi a partecipare al prossimo Carnevale.
“C’era una volta in America” di Jacopo Allegrucci. Il vincitore dell’edizione 2019 denuncia le discriminazioni a cui è ancora sottoposta negli Usa la comunità afroamericana – basta guardare alle recenti vicende di George Floyd e Jacob Blake e alla protesta che nelle ultime ore sta montando nello sport professionistico. Al centro una Statua della Libertà dalla pelle nera e con la divisa arancione da carcerato, tenuta ferma dalle catene.
“Amazonas” di Alessandro Avanzini. Dopo la Cina ecco che Avanzini ci fa solcare i mari per portarci in Brasile, dove le popolazioni che vivono nella foresta amazzonica continuano a resistere nonostante la minaccia degli interessi finanziari e, soprattutto, dei roghi – 6.803 solamente a luglio. Una bambina indigena domina la costruzione, circondata da animali e vegetazione tipici dell’Amazzonia.
“Sotto sotto” di Luca Bertozzi. Una colonia di tartarughe che segue la scia delle onde, tranne una che, spinta dalla curiosità e dallo scetticismo, abbandona il gruppo salvo trovare brutte sorprese: è la metafora con cui Bertozzi, al debutto fra i carri grandi, ci fa riflettere su quante volte siamo portati a mettere tutto in discussione, catturati da teorie e diffidenze.
“Artemide: la natura si ribella” di Luigi Bonetti. Con il linguaggio della narrazione mitologica il costruttore mette in scena la battaglia per la sopravvivenza tra il bene e il male che Demetra, dea della Terra, ha ingaggiato contro il demone della morte. A combattere è Artemide, che con forza e rabbia si scaglia contro il nemico da abbattere.
“Wonderful world” di Umberto, Stefano, Michele Cinquini e Silvia Cirri. Doppia citazione per la famiglia Cinquini che richiama nel titolo una famosa canzone di Louis Armstrong: protagonista a bordo di una enorme arca è il politico sudafricano Nelson Mandela – curiosità: uscì dalla prigione di Paarl l’11 febbraio 1990, giorno in cui cominciò (con un corso rinviato per pioggia) il Carnevale a Viareggio.
“Esci da questo corpo!!” di Fabrizio Galli. Ha le sembianze di un terrificante mostro, un po’ Batman un po’ Venom, il Coronavirus che fa da soggetto della costruzione di Galli. Il carro vuole far riflettere su quanto sta succedendo ed esprimere la più profonda riconoscenza verso tutti gli operatori sanitari, eroi del nostro tempo, impegnati nel liberarci da questo incubo infernale.
“Democrisia” di Lebigre e Roger. I campioni in carica della prima categoria portano sui viali a mare Charlot, il personaggio creato e interpretato da Charlie Chaplin, che qui narra e denuncia l’ingiustizia sociale: miliardi di persone vivono in bilico tra precarietà e povertà mentre alcuni plutocrati panciuti s’ingozzano con le ultime risorse economiche e naturali del nostro pianeta.
“Si può fare” di Luciano Tomei. Prima volta fra i carri grandi per Tomei che si presenta con un gigantesco Pittore. Pittore che ci ricorda che “si può fare”, come recita il titolo di una famosa canzone di Angelo Branduardi. Perché alla fine il Carnevale è anche questo: far rigenerare la vita dopo la morte con una pennellata di colore su un mondo grigio e triste.
“Vita” di Roberto Vannucci. Il nuovo carro di Vannucci è un inno alla vita, ai sentimenti, alle sensazioni, ai desideri e alle speranze che la scandiscono, fin dalla nascita, a ciò che abbiamo di più caro e unico. Al centro un pianista che suona una sinfonia in quello che è un omaggio a Ezio Bosso, il compositore affetto da malattia neurodegenerativa scomparso nei mesi scorsi.
LA SECONDA CATEGORIA
Be the change di Priscilla Borri e Antonino Croci
Applausi dei Fratelli Breschi
Europafest di Marzia Etna e Matteo Lamanuzzi
Uno, nessuno e centomila di Carlo Lombardi
L’Orlando furioso di Franco Malfatti
MASCHERATE DI GRUPPO
Il diario di Anne di Silvano Bianchi
Gioco di K’Arte a Korte di Michele Canova con la collaborazione artistica del Maestro Gionata Francesconi
Tu sei il mio mondo di Edoardo Ceragioli
Vola solo chi osa farlo di Roberto De Leo e Vania Fornaciari
Senatori a vitae di Stefano Di Giusto
Un mondo di plastica di Giampiero Ghiselli e Maria Chiara Franceschini
Madama Butterfly di Giacomo Marsili
La famiglia alternativa di Libero Maggini
Da vicino nessuno è normale di Matteo Raciti