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Август
2020

Diodato: «Le note circondano la nostra vita»

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Luca Barbareschi
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Luca Barbareschi

Qui un estratto di un articolo pubblicato sul numero 35 di Vanity Fair, in edicola fino all’1 settembre.

«Mi chiedono cosa salverà la musica.
La mia risposta può essere una soltanto: la musica.
Qualche mese fa ero chiuso in casa come tutti e passavo le mie giornate a leggere, cucinare, mangiare, informarmi sulla situazione, suonare, scrivere, fare call di lavoro lunghissime e guardare i video che tantissime persone in giro per l’Italia e oltre volevano condividere con me.
Ho provato emozioni fortissime nel vedere interi palazzi che urlavano le mie canzoni, emozioni potenti, quasi dolorose.
Degli esseri umani sceglievano le mie parole, ma anche quelle di tantissimi altri artisti, per manifestare la propria presenza in un tempo silenzioso, per abbattere barriere che sembravano improvvisamente invalicabili, per cancellare le distanze, per farsi coraggio.
Tutto ciò che vedevo mi rimetteva in connessione con quelle motivazioni che mi hanno portato a incendiarmi di una passione che mi ha stravolto la vita, che mi ha portato a sudare su e giù da un palco, a passare centinaia di notti insonni a guardare un soffitto di incertezze o davanti a un foglio, a cercare parole, a cercare le persone giuste con cui suonare, registrare, disegnare un’anima inquieta.
Perché? Davvero non avrei potuto fare altrimenti? Non lo so, ma sono felice d’aver scelto questa strada tortuosa, questo orizzonte.
La musica mi ha permesso di comunicare, di crescere come essere umano, di conoscere il significato della parola “amore”, di creare ponti invisibili capaci di annientare solitudini.
Ho conosciuto persone meravigliose con cui ho fatto viaggi lunghissimi, o anche solo un piccolo pezzo di strada che ci ha cambiati per sempre.
Sono cresciuto artisticamente grazie a professionisti che mi hanno insegnato con orgoglio, gioia e silenziosa determinazione questo incredibile lavoro.
Molti di loro hanno vissuto momenti difficili negli ultimi mesi e probabilmente non potranno tornare a vivere serenamente di questo mestiere ancora per un po’.
Mi sono chiesto cosa avrei potuto fare per loro, per la nostra musica, e ho capito che la prima cosa da fare era approfondire il più possibile le problematiche di questo mondo, accrescere la mia conoscenza, limitare una inaccettabile ignoranza. Ho conosciuto tantissimi professionisti, esperti che da anni lavorano duramente per migliorare la condizione dei lavoratori dello spettacolo. Ci siamo riuniti con call che hanno portato alla nascita del Fas, Forum Arte e Spettacolo, composto da realtà come Doc servizi, Note legali, rappresentanti di musicisti, tecnici, attori, artisti di strada, club, management e La musica che gira, con cui abbiamo organizzato azioni volte a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica.
Nulla è scontato in questo mondo e ciò che è accaduto ce lo ha dimostrato con forza.
Ciò che ascoltiamo, amiamo, cantiamo, ciò che qualche volta è stato in grado di salvarci la vita, è frutto del lavoro di tantissime persone su cui è fondamentale ora accendere un faro.
E il mondo della musica si è unito, forse come mai prima d’ora, e ha cominciato a ottenere i primi risultati.
È necessario ora continuare in questa direzione e arrivare a riformare un settore che rappresenta una risorsa fondamentale per la nostra economia e per la nostra anima.
Che cosa salverà la musica?
La musica, i suoi lavoratori uniti, le canzoni che sapranno prenderci per mano, che riusciranno a dirti che non sei solo, che racconteranno il nostro tempo, la nostra voglia di abbattere tutti i muri possibili, di condividere emotivamente la nostra presenza in questo mondo, in questa vita meravigliosa.
Ho avuto la fortuna di passare questa strana estate a suonare in giro per questo splendido Paese, in luoghi speciali, circondato da compagni di viaggio eccezionali, davanti a migliaia di persone attente, rispettose, che avevano voglia di poter condividere finalmente la propria emotività, la propria gioia di vivere, la voglia di tornare a quella bellissima normalità di un tempo.
E la cosa chiara che comprendi immediatamente quando sei su un palco è che siamo corpi che vibrano, che suonano e che, insieme, siamo una splendida sinfonia.
Quando pensiamo a un mondo senza musica, pensiamo a un mondo senza noi».

 

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