Modena È sempre Italia-Germania De Sisti “torna” all’Azteca: «Ne parleremo ancora, almeno per altri 50anni»
MODENA «Una gioia immensa, incredibile. Non avrei mai creduto che 50anni dopo si parlasse ancora di quella gara. Anzi no, mi sbaglio. Credo se ne parlerà ancora e ancora»:così “Picchio”. Giancarlo “Picchio” De Sisti , centrocampista e bandiera di Fiorentina e Roma. Una delle leggende del nostro calcio. Lui che, con la maglia azzurra, ha vissuto da protagonista quell’Italia-Germania 4-3 diventata, in seguito, la “Partita del secolo”.
A 50anni da quella vittoria è pienamente azzeccata la definizione dello scrittore Nando Dalla Chiesa che al 4-3 ha dedicato un libro: «“Del secolo” non per come si è giocato, ma per come si è vinto. Si è scoperto che si poteva festeggiare per il calcio, che il tricolore si poteva esporre non solo per motivi politici». Alla Festa dell’Unità si è celebrano gli eventi che hanno caratterizzato la storia d’Italia, tra questi anche il successo allo stadio Azteca di Città del Messico. Un momento magico, culminato con il gol di Rivera che, tempo dopo, avrebbe detto: «I supplementari li abbiamo giocati come all’Oratorio. E per quello abbiamo vinto».
Gli ospiti, di certo, non mancano: da Gabriele Gravina, presidente Figc, a Milena Bertolini, commissario tecnico della Nazionale femminile. Con loro, oltre a Dalla Chiesa, anche Umberto Calcagno dell’Aic e Manuela Claysset che è responsabile sport del Pd. Protagonista principale, però, ancora “Picchio”: «Sapevamo cosa significava guadagnarsi da vivere, lo avevamo sentito dai nostri genitori che ci avevano raccontato della guerra. Lo abbiamo dimostrato in campo, ci siamo uniti nelle difficoltà. Dopo l’1-1 al 90’ e pure dopo il vantaggio tedesco. Per me è stato un onore essere di quella partita».
A fare da cornice alle parole dell’ex calciatore ci sono le figurine Panini che fanno bella mostra di loro in una particolare installazione. A curarla il modenessimo Fausto Ferri che ha “costruito” un mini campo da calcio con schierati i “faccioni”, a grandezza naturale, dei giocatori protagonisti di quella serata messicana. A tenere il filo dell’incontro, intanto, è sempre Dalla Chiesa che racconta come da quella sera «anche le donne abbiano iniziato a seguire il pallone. Finalmente le donne hanno esultato per il calcio». Gli fa eco Bertolini che, oltre a confermare, continua: «Ancora oggi, però, si sente dire “che il calcio non è uno sport da signorine”. La società, allo stesso tempo, guarda la nostra disciplina in maniera diversa. È così grazie a quelle donne che negli anni ’70 si sono affacciante al calcio nonostante i tanti pregiudizi».
Finale, ovviamente, dedicato a Gravina, “capo” della Figc: «Siamo il primo “partito” a livello di tesserati. I nostri ragazzi sono in attesa di poter affrontare sul campo anche questo momento difficile causato dal virus. Oggi è stato importante raccogliere tutte le nostre energie, oggi più che mai. E non sto parlando del professionismo e degli introiti. Mi riferisco all’aspetto sociale, all’unione e alla forza. Proprio come è accaduto in quello stadio a Città del Messico. Non scordiamoci che il calcio è sempre un grande momento di aggregazione, questo è il primo passo per sviluppare un nuovo processo e una nuova cultura sportiva».—
e.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA