Ghiomelli il giorno dopo: lo scheletro annerito è un colpo al cuore
Il giorno dopo il fuoco continua ad ardere. Fumo, fiamme vive. E gli “angeli in divisa” che a più riprese arrivano con le autobotti immergendosi in quel rettangolo nero fra via Firenze e il parco Baden-Powell di via Fratelli Gigli che in mezz’ora ha cancellato il negozio dei sogni, il grande paese dei balocchi dove i livornesi (e non solo) si riversavano a ridosso delle feste di rito, il Natale come la Pasqua.
Sotto Ghiomelli, il giorno dopo, la terra brucia ancora. E l’odore rimane nauseabondo: «Vede quei mucchi di terra? – dice un abitante della zona mentre sta tenendo a bada il cane nell’area di sgambatura a lato – erano piante. Ora non ci sono più né i vasi, né i rami. È rimasta solo la terra incenerita». I 2. 500 metri quadri di superficie sono spettrali. Dove fino a poche ore prima lavoravano 11 persone il terreno affonda. È sopravvissuto solo qualche bonsai, vicino ai vialetti interni, oltre a una dozzina di sacchi di terriccio e delle canne da fosso che si trovano proprio vicino al punto da dove gli inquirenti, vigili del fuoco e Squadra mobile della polizia di Stato, pensano che sia partito il fuoco.
È un vialetto laterale, costeggia il distributore di benzina e gpl che i pompieri (e il vento di scirocco) hanno salvato dall’esplosione. È chiuso da transenne e recinzioni e sull’asfalto e fra ciò che resta dell’erba annerita c’è di tutto. Pile bruciate, pentole, scarpe e bottiglie di plastica. Perfino cinture della macchina. «Proprio da qui – aveva commentato al Tirreno poche ore dopo il rogo il titolare del grosso negozio di piante, Riccardo Ghiomelli – il 25 dicembre del 2006 era esplosa una bombola del gas all’interno di una baracca dove vivevano alcuni extracomunitari. Ha preso fuoco tutto, ma per fortuna non tirava questo vento e i danni allora furono limitati».
Ma è dentro l’ex grande magazzino che i ricordi si trasformano in dolore. Un pezzo di recinzione dal lato del parco Baden-Powell (interessato in piccola parte dal rogo) è sfondato e ieri i giardini pubblici erano aperti, seppur semi deserti poco dopo l’ora di pranzo. Sotto il terreno bruciato sono volati pure dei chiodi, pezzi di lamiera anneriti in superficie e chili di plastica liquefatta si sono incuneati in quel rettangolone che ha cancellato il negozio dei sogni, che il 10 ottobre sarebbe tornato villaggio natalizio e dove si poteva trovare di tutto: abeti finti o veri e addobbi splendidi e costosi, ma anche economici, alla portata di tutti. Ribolle tutto sotto la terra che i vigili del fuoco, cento metri più in là, stanno annacquando dal lato di via don Aldo Mei con le autobotti appena arrivate da via Campania. Ventiquattr’ore prima è finito tutto: con l’unico dipendente rimasto dentro il Ghiomelli Garden in pausa pranza che vedendo le fiamme non ha potuto far altro che scappare e dare l’allarme, mentre i vigili del fuoco, sotto organico perché impegnati a fronteggiare gli incendi di Cafaggio e Marina di Cecina scoppiate nelle stesse ore, hanno fatto il massimo, domando il rogo a fatica grazie anche ai colleghi di Pisa, Massa, Lucca e Prato e ai tanti rientrati appositamente nonostante fosse fuori turno che hanno “attaccato” le fiamme divenute sempre più insidiose, spegnendole con il supporto dei volontari antincendio.
Accanto a ciò che resta del capannone pezzi di plastica attaccati l’uno all’altro per miracolo, ci sono tre auto distrutte: una Fiat Seicento e un furgone all’interno dell’area delimitata dai nastri rossi e bianchi e nel parcheggio esterno qualcosa che somiglia a una vecchia Opel Kadett. Quest’ultima è subito fuori, posteggiata vicino all’ingresso. Il combustibile, purtroppo, durante il grosso incendio ha aggravato la situazione, esplodendo e prendendo fuoco. Propagandolo a sua volta alla vegetazione. In molti, infatti, nei primi istanti hanno raccontato di aver sentito forti boati mentre il fumo nero avvolgeva la città, rendendosi visibile pure da buona parte della provincia di Pisa.
Fuori nel frattempo si consuma una sorta di processione. Tantissimi i livornesi che parcheggiano, scendono dall’auto e guardano questo brutto spettacolo, creando anche a volte problemi di viabilità al semaforo che porta al cimitero dei Lupi. Non possono credere ai loro occhi. Quell’angolo di paradiso, il paese di balocchi dove a ridosso del Natale potevi trovare di tutto per gli addobbi e non solo, non c’è più. «Non ci posso credere», racconta Andrea, 50 anni, fermo con lo scooter dal lato di via Firenze mentre guarda impassibile ciò che resta del capannone. Nulla. «Pensare che fino a pochi giorni fa qui c’era la vita – dice – e ora non c’è più niente. Appena ho visto quella nuvola di fumo ho capito tutto, difficilmente ho pensato che potesse salvarsi qualcosa». «Ci sarei andato anche quest’anno per portarci i miei figli, ora chissà se mai verrà ricostruito», aggiunge Paola.
Qui no. Lo ha rivelato al Tirreno, poche ore dopo la tragedia, direttamente Riccardo Ghiomelli. Non ci sarà più futuro in via Firenze per il grande negozio di piante che da ottobre si trasformava nel villaggio di Natale per grandi e piccini. Ieri i vigili del fuoco, dopo aver completato la bonifica, glielo hanno riconsegnato. Ma in via Firenze non riaprirà. –