Sanità, dal primo settembre superticket addio
PADOVA. Da martedì primo settembre nessuno pagherà più la tassa di dieci euro sulle ricette rosse del medico per prestazioni specialistiche: il Governo cancella dal primo settembre il cosiddetto “superticket” che era stato introdotto nel 2011 (governo Berlusconi, ndr) per drenare un po’ di denaro nel Sistema sanitario. La decisione viene salutata unanimemente con favore. Almeno, per quel che riguarda i padovani, da quel 20% di loro che il ticket sanitario lo paga. Eh già, perché su quasi un milione di abitanti che conta l’Usl 6 Euganea, sono “appena” 149.359 quelli che non hanno l’esenzione del ticket. Oltre la metà degli assistiti è esente per condizioni economiche. Un dato che, rileva Domenico Crisarà, come minimo è spia di un sistema fiscale poco attendibile. Per dirla con garbo.
Un po’ di numeri
Non è facile fare i conti in tasca alla sanità, ma qualche spunto lo si trova nero su bianco spulciando i dati del bilancio consuntivo dell’Usl 6 Euganea per il 2019. Sono state 10, 5 milioni le prestazioni specialistiche erogate dall’azienda sanitaria padovana l’anno scorso. Nel dettaglio, 7,2 milioni prestazioni di laboratorio, 602 mila di radiologia e diagnostica, 1,2 milioni di riabilitazione, 1,4 milioni di attività clinica. Il valore totale di tutte queste prestazioni è di 190 milioni di euro. Grazie ai ticket sono stati incassati dall’Usl 24 milioni di euro, pari al 13%, che includono i 10 euro pagati per ciascuna ricetta rossa.
Le esenzioni
Quella delle esenzioni è un piccola giungla di numeri fra i quali è facile perdere la bussola. Indicativamente sono esenti dal ticket i bambini fino a 6 anni e gli over 65 purché con reddito sotto i 36 mila euro, i disoccupati, gli over 60 con pensione minima, e per ciascuna categoria si applicano “varianti” in ragione del numero di familiari a carico. Sono esenti gli invalidi civili e i malati cronici, con malattie rare o diagnosi di tumore. Esenzioni che, tuttavia, riguardano solo prestazioni specifiche legate alla patologia. Su 937.461 padovani - tra città e provincia - gli esenti ticket sono 788.102, di cui il 56%, ovvero 439.217, per condizione economica, e il 44%, pari a 348.885, per motivi socio-sanitari. Di più, il 40% degli esenti, 231.764 assistiti, ha più di una esenzione.
Il parere
«La cancellazione di questa tassa farà pagare meno le prestazioni sanitarie a chi già le paga» rileva Crisarà, «ma personalmente ritengo che andrebbe rivisto tutto il sistema dentro un ragionamento di equità fiscale. Io riterrei giusta l’esenzione per chiunque abbia una patologia cronica, indipendentemente dal reddito, ma allo stesso tempo servirebbe un’esenzione per reddito più attenta perché il nostro sistema fiscale non è attendibile. Una tassa nella sanità genera una sperequazione sociale» sottolinea il segretario Fimmg, «e il rischio, per chi non può permetterselo, è di trascurare cure che eviterebbero il degenerare di molte patologie. Togliere i 10 euro non sarà la panacea, ma è certamente un aiuto. Banalmente, anche dovendo fare gli esami del sangue, un controllo di base ne prevede almeno una dozzina, ma in una ricetta ce ne stanno solo 8. Quindi» l’esempio del medico, «devo fare due ricette e l’assistito deve pagare 20 euro di tassa più il ticket sanitario. Ora quei 20 euro non li pagherà più. E non è certo poco». —