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Август
2020

Marco Simon Puccioni: «Due papà, due figli. Storia di una famiglia come tante»

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«Fare un film sulla propria famiglia è una sfida, la cosa più difficile e allo stesso tempo la più facile». Marco Simon Puccioni, regista pluripremiato in festival internazionali, ha voluto farlo per una seconda volta. A sei anni dal primo documentario biografico Prima di tutto (Nastro D’Argento) è tornato a raccontare la sua famiglia omogenitoriale in Tuttinsieme, in anteprima al cinema Sacher di Roma dal 31 agosto (prodotto da Giampietro Preziosa, una produzione Inthelfilm con RAI Cinema). «Questo documentario parla dei nostri figli», racconta, «che stanno crescendo con due papà. E parla di noi genitori mentre cerchiamo le parole giuste per la nostra famiglia, per le nostre paure, per i nostri punti di forza». Un modo, precisa, per proteggere i suoi bambini, nati nove anni fa in America tramite maternità surrogata. «L’abbiamo pensato soprattutto per dare voce a loro, per mostrare la loro quotidianità. Fatta di giochi, compiti, domande, circondati da tanti altri bambini».

Si parte dall’unione civile tra Marco e Giampietro celebrata da Nichi Vendola, dopo l’approvazione della legge Cirinnà: «È stato un bellissimo momento di festa. Certo nel nostro rapporto non abbiamo notato differenze sul prima e dopo, ma se il matrimonio è una festa per tutti quelli che stanno insieme quando ti è stato negato fino al giorno prima la possibilità di celebrarlo allora gli dai anche un altro peso. E cambia anche la percezione che hanno gli altri. Se qualcuno non è d’accordo? La risposta è facile: è legge. La mamma di Giampietro, per esempio, dopo l’approvazione della Cirinnà ha cambiato atteggiamento. E oggi possiamo contare su diritti garantiti, come nel caso di uno di noi che stia male».

Ma, come sappiamo, la Cirinnà è stata approvata priva della parte relativa alle adozioni, ai figli delle coppie omogenitoriali. «All’estero due persone dello stesso sesso possono stare sul certificato di nascita di un bambino, in Italia purtroppo no. Oggi per tutelare al massimo questi bambini si intraprendono percorsi un po’ tortuosi come l’adozione in casi speciali. Ma questa non norma non riconosce la parentela del resto della famiglia. Non esistono i nonni, gli zii dell’altro genitore».

Le domande dei bambini: «Le più spontanee, loro si raccontano in tono scherzoso “Siamo nati in America. Abbiamo due papà, non una mamma”. E per i bambini va bene così, vanno avanti, continuano a giocare». Cosa significa famiglia: «La famiglia la vivi quotidianamente, è un percorso di crescita. Tutte le relazioni possono essere complicate, riservare sorprese, ma lo si può evitare solo non vivendo, non amando. I nostri bambini sono semplicemente bambini, con i loro punti di forza e le loro debolezze. I bambini sono tutti uguali, per questo ho voluto mostrare in questo film la nostra quotidianità».

Sullo sfondo ci sono anche scene del Family Day, delle manifestazioni contro le famiglie arcobaleno. Ma il regista non cerca la polemica: «Non vogliamo affrontare gli oppositori, solo mostrare la nostra vita. Ognuno misura il mondo con il proprio cuore». Marco Simon Puccioni e Giampietro hanno voluto mantenere un buon rapporto anche con le famiglie americane delle donne che hanno permesso la nascita dei loro figli. E nei loro confronti hanno voluto coniare nuove parole. «I termini gestante per altri e donatrice di ovuli sono troppo tecnici, non vanno bene per la vita quotidiana. E non si tratta né di mamme, né di zie. Per questo noi proponiamo un termine nuovo come “dede”. Ci piacerebbe diventasse di uso comune».

Bilancio da genitori? «Con i bambini un sacco di scoperte, ma allo stesso tempo ti fanno stare in ansia. Quando non hai figli, prima ti preoccupi di te stesso. Poi cambia tutto, devi riequilibrare la tua vita. I figli vengono sempre prima».

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