Comando io (Crivelli). New York adesso è tutta un caos (Zanni). Bolle, bulli e balle: si gioca (Azzolini). Il doppio di Nole, padrone in campo sindacalista fuori (Rossi)
Comando io. Chi ferma Djokovic? Adesso con Federer e Nadal la battaglia diventa politica (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
I grandi condottieri si esaltano nella battaglia, la desiderano, non la rifuggono, perché dallo scontro traggono energia vitale. Napoleone lo ha tramandato nei secoli: dai forza al mio nemico e fallo vivere a lungo, affinché possa assistere al mio trionfo. Novak Djokovic non tiene in mano spada e moschetto, bensì una racchetta, e il suo impero si limita al dominio che sta imponendo al circuito e che, alla fine della sua avventura agonistica, potrebbe perfino riservargli il trono di più forte giocatore di tutti i tempi. Il Djoker però si è sempre nutrito del confronto aspro: prima non si è arreso alle bombe che da bambino gli piovevano sulla testa durante la guerra in Jugoslavia, dopo non ha abbassato il capo di fronte all’idea che Federer e Nadal, i Dioscuri di un’epoca irripetibile, fossero degli eroi intoccabili per tecnica e risultati, ingigantendosi fino al loro livello. E adesso che appare favorito dall’età e dalla minore usura rispetto ai grandi rivali e dunque sembra destinato addirittura a cancellarne le gesta numeriche, non si accontenta del campo e prova a placare la sete di scontro scegliendosi un nuovo nemico anche fuori, creando una nuova associazione dei tennisti professionisti in contrapposizione all’Atp. Ovviamente, mettendosi dall’altra parte del guado rispetto a Rafa e Roger.
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non è più soltanto l’unico giocatore ad aver vinto tutti i Masters 1000, ma ci ha aggiunto la perla di esserci riuscito almeno due volte. Intanto, ha incamerato l’80° torneo in carriera come solo Connors, Federer, Lendl e Nadal e ha raggiunto il maiorchino sul podio più alto dei successi nei Masters 1000 a quota 35. Soprattutto il suo percorso stagionale, seppur spezzato in due dal lockdown, è sinistramente simile, per gli avversari, alla marcia trionfale del 2011, quando iniziò l’anno con 41 partite di fila senza sconfitte. Ora siamo a 23, con gli Us Open incombenti (cominciano oggi, lui sarà in campo già nella sessione serale contro Dzumhur) che senza Nadal e Federer paiono destinati a inchinarsi al suo carisma prolungandone l’onni potenza
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Eppure i giorni dello strapotere tecnico rischiano di restare oscurati dalle azioni del Djokovic capopopolo, ispiratore principe della Ptpa (Professional Tennis Players Association), la nuova associazione dei giocatori scismatica rispetto all’Atp guidata da Andrea Gaudenzi. Nole torna così al centro del villaggio politico del tennis, dopo che la pandemia ne aveva oscurato la leadership con il caos dell’Adria Tour, organizzato quasi come una prova di forza contro il Covid-19 e risoltosi con la clamorosa positività sua e di altri quattro giocatori. Evidentemente, però, il malessere che covava da tempo nel circuito è stato un motore più forte delle critiche che gli erano state rivolte a giugno, anche se il numero uno prova a tenere un profilo istituzionale: «Siamo tra i pochi sport globali a non avere un’associazione composta soltanto da giocatori, vogliamo soltanto un’organizzazione che sia al 100% nostra nella quale discutere delle nostre preoccupazioni. Non abbiamo in progetto di creare un tour parallelo, ma vogliamo farci sentire di più». Sono almeno una cinquantina i colleghi (si sono fatti immortalare in una foto collettiva dentro l’Arthur Ashe) che hanno aderito all’iniziativa, tra cui il nostro Berettini. Le istanze e il programma arriveranno, ma si possono cogliere già dalla lettera che Novak ha scritto nei giorni scorsi ai primi 500 giocatori in singolo e ai primi 200 in doppio: i giocatori si sentono scavalcati dagli organizzatori dei tornei nelle discussioni sui montepremi, i diritti televisivi e il calendario; non hanno apprezzato il modo in cui l’Atp ha gestito la pandemia (i punti in classifica, i protocolli sanitari, gli accordi con le autorità, il programma dei tornei fino al termine della stagione)
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Insomma, una rivoluzione potenzialmente esplosiva che potrebbe tuttavia impantanarsi di fronte alla presa di posizione di quei Due con la lettera maiuscola, Federer e Nadal, una volta di più uniti nella contrapposizione al rivale comune Djokovic e sicuramente capaci di smuovere le coscienze: «Non sosteniamo la formazione della nuova associazione. Crediamo che sia il momento sbagliato. Una nuova associazione non può coesistere con l’Atp. Chi si assumerà la responsabilità di eventuali ricadute negative sulle nostre carriere?». Dietro la sostanza delle parole, la battaglia è appena cominciata. Amici mai.
New York adesso è tutta un caos (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)
Il tennis adesso è Novak Djokovic. Perché il serbo sa solo vincere, e non si vede all’orizzonte chi possa batterlo (non solo per la rinuncia di Rafa Nadal). Ma anche perché soltanto Djokovic riesce a spaccare questo sport. Dalla temeraria, o forse sarebbe meglio dire assurda posizione No-Vax, all’altra sua trovata, l’Adria-Tour il torneo dei contagiati COVID-19, lui compreso. Eppure da quella posizione, da numero 1 al mondo che non perde da 26 partite (ultima sconfitta con Roger Federer, a Londra in novembre) dice e fa quello che vuole. Ecco allora gli U.S.
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Non si tratta esclusivamente del ruolo di super favorito. Ignorando le energiche opposizioni degli altri leader del tour, ha infatti creato la Professional Tennis Players Association (PTPA), lanciandola alla vigilia dello Slam di New York con l’aggiunta della foto di gruppo scattata domenica sera sui campi Flushing Meadows.
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Degli ultimi 7 Slam, Noie ne ha vinti 5, ma questi U.S. Open saranno anche i primi dal 1999 senza uno tra Federer (20 Slam in totale) e Nadal (19, campione in carica). «Mancheranno tanto» ha detto Djokovic, alla caccia del 18°, quarto a New York (ha già trionfato nel 2011, 2015 e 2018). Non saranno nemmeno gli unici assenti, perché la lista, tra uomini e donne, è lunga tra chi ha preferito evitare rischi e chi è infortunato
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Djokovic debutterà stasera (quella di NYC) contro il bosniaco Damir Dzumhur. […]
PRIMO CASO. Già, fuori dal campo… Era stato fortemente criticato anche per la scelta della costosissima bolla privata, mentre tutti gli altri per la pandemia sono nell’hotel-USTA, dove però il francese Benoit Paire, 22 del ranking, è già risultato positivo (asintomatico). Arrivato il 18 agosto, sottoposto a numerosi test sempre negativi, ora è in isolamento, mentre Gorgan Bourbon, il suo coach, è già rientrato in Francia. Secondo quanto rivelato da L’Equipe, ad altri quattro giocatori, Richard Gasquet, Gregoire Barrere, Edouard Roger-Vasselin, Adrian Mannarino e al coach Nicolas Copin è stato chiesto di restare, per ora, nelle proprie stanze. Lo stesso Djokovic ha ammesso che tra i colleghi aleggiava una certa tensione per dover giocare in una atmosfera incerta
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Bolle, bulli e balle: si gioca (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Bolle, bulli, balle e carte bollate. Se non fosse una cosa seria, sembrerebbe il titolo di una di quelle commediole anni Cinquanta. Bulli e Pupe, il titolo originale, che dette il via a un imprecisato numero di imitazioni. Qui mancano le Pupe, però. Nel film erano Vivian Blaine e Jean Simmons, carine e ballerine, ma difficilmente rimpiazzabili dalle tenniste di oggi. Non fosse altro, sarebbe un problema di altezza, un’Osaka e una Mertens, come un’Azarenka, spunterebbero di venti centimetri oltre le teste di Sinatra e Brando, i protagonisti. Gli anni hanno cambiato le misure, quasi in tutto. Ma le ragazze segnano il passo, anche oggi, anche nel tennis. Nel progetto Djokovic-Pospisil per un futuro migliore del tennis maschile, di loro non si fa menzione. Non esistono? Altroché, ma sono la controparte non nominata. La paura è che Atp e Wta si stringano in una unica associazione tennistica. Eccolo il problema non detto. Quanti soldi sfilerebbero le ragazze dai portafogli già smagriti dei tennisti cui Nole chiede l’affiliazione al nuovo sindacato Ptpa?
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Oggi partono gli Us Open, lo sapevate? La bolla ha retto, fanno sapere, mentre spunta il primo nome bollato da Covid-19, Benoit Paire, il francese, ora isolato in una stanza d’albergo. Come se l’è beccato? Dall’hotel non si esce, la security segue i tennisti ovunque, li accompagna e li riporta, e certo Paire non è fra quelli (Djokovic e Tsitsipas, di sicuro anche Serena) che hanno affittato la villa e se la pagano di tasca loro, security compresa. Costano 50 mila dollari a settimana, e se non guadagni milioni non te le puoi permettere. La balla, per quanto riguarda la bolla, è che la tenuta ci sia stata. Gli altri dell’équipe francese (Gasquet, Moutet…) sono stati fermati, isolati e tamponati. Paire passava buona parte del tempo con loro, ma non solo. La domanda è facile a questo punto: quanti altri positivi salteranno fuori nelle prossime giornate? Non è un buon inizio.
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Tante assenze importanti, e tanti tennisti ancora inamidati nei movimenti e intorpiditi nei pensieri. Cincy ha fornito sprazzi di tennis, qualcuno è apparso a buon punto, la gran parte è sembrata appena sortita da un lungo sonno indotto per via criogenica. Non basterà un asterisco, negli albi d’oro, per spiegare il contorno del primo Masters 1000 post lockdown. Ce ne vorranno tre o quattro, per rinverdire la memoria di un torneo che ha concesso la vittoria a Vika Azarenka per forfait della Osaka e a Nole Djokovic per mancanza di avversari. Ci ha provato Raonic, in finale, ma è sembrato appagato dal set conquistato in avvio. Ancora di più ha fatto Bautista Agut in “semi, ma sul più bello, su quel 4-5 del secondo set (e aveva vinto il primo) che da tre giorni lo spagnolo maledice, si è visto frenato da una proditoria chiusura del tetto. E non stava piovendo.
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Ha un buon tabellone Berrettini, apparso ancora imbastito nelle prime sortite. Comincia contro Go Soeda, giapponese, e se non gli dà via libera uno che si chiama Go, davvero non sapremmo più cosa pensare. Ha un pessimo tabellone invece Sinner, subito contro Khachanov. Oggi vanno in campo in sette. Sonego- Mannarino il match di qualità, Travaglia-Thompson, Lorenzi-Nakashima e Paolini-Garcia gli altri in prima serata, mentre per Galo-Berankis, Giorgi-Van Uytvanck e Harris-Cecchinato si dovrà fare le ore piccole. Vanno in campo anche Djokovic (con Dzumhur) e la Osaka (con la Doi).
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Il doppio di Nole, padrone in campo e sindacalista fuori (Paolo Rossi, La Repubblica)
L’uomo della strada lo vede e gli chiede: «Caro Novak Djokovic, ma chi te lo fa fare? Sei il numero 1 del mondo, devi tenere a bada sportivamente Nadal e Federer, e ora hai creato anche una nuova associazione? Ma dove trovi queste energie e questo tempo per fare anche il sindacalista?». Domande per nulla peregrine, alla vigilia degli Us Open di tennis, lo Slam che verrà ricordato come quello della Bolla (peraltro già scoppiata con il caso del francese Benoit Paire, positivo al Covid).
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A New York mancherannoFederer (20 Slam) e Nadal (19): non succedeva dal 1999 che disertassero insieme uno dei 4 grandi tornei. Quindi si immagina Nole concentrato sul pezzo, e invece ecco che con Pospisil e una cinquantina di tennisti (tra cui il nostro Berrettini) fonda la Ptpa, un’altra associazione indipendente. Domanda? Ma non c’è già l’Atp (che poi governa il tennis insieme alla federazione mondiale e il resto dei tornei)?
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L’Atp s’è risentita e anche Nadal e Federer hanno disapprovato, con un dialogo pubblico sui social. Lo spagnolo: «Credo che questi siano tempi per l’unità, non per la separazione». Lo svizzero: «Sono d’accordo con Rafael. Fondamentale essere uniti come giocatori e come sport per la strada migliore da seguire». Djokovic non s’è scomposto: «Mi piacerebbe avere Roger e Rafa dalla nostra parte, ma capisco che la pensino diversamente. Non è il momento? lo credo che invece lo sia: è come avere un bambino, il momento è sempre giusto». Si intuisce dunque come i prossimi giorni a New York saranno ‘spicy’, belli pepati, e non solo sui campi più veloci del 2019
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Così torna in mente una recente battuta di Andrea Gaudenzi, presidente dell’Atp giusto da gennaio: «Gli incendi in Australia, poi la pandemia. Manca solo una guerra civile». Eccola servita.