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Август
2020

Docenti e bidelli bellunesi in coda al drive-in per il test: «La tensione c’è»

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BELLUNO. Prima giornata con 197 test eseguiti tra l’ospedale San Martino di Belluno (129) e il campus di Borgo Ruga a Feltre (68). È iniziato ieri lo screening sierologico sul personale scolastico il cui medico di famiglia non ha aderito allo screening nazionale.

Test al personale della scuola

Lo screening drive-in eseguito dal Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 1 Dolomiti è partito ieri a Belluno e a Feltre, mentre oggi toccherà a Tai di Cadore. In lista fino al 7 settembre ci sono più di mille lavoratori della scuola. Un’adesione importante, come il Dipartimento di Prevenzione si attendeva. Sono 4.700, infatti, i kit sierologici che sono arrivati all’Usl 1 Dolomiti per testare il personale scolastico. Di questi una parte verrà utilizzata per i drive-in attivati da ieri, mentre l’altra è stata distribuita ai medici di famiglia.

FELTREDOCENTI_WEB


Docenti presenti

C’era anche la moglie del ministro Federico D’Incà al drive-in organizzato dall’Usl all’esterno dell’ospedale di Belluno. Laura Vidalino, che insegna al liceo delle scienze umane all’istituto Canossiano di Feltre, è arrivata intorno alle 10 e ha atteso i 10 minuti necessari per avere l’esito dello screening sierologico. Nel frattempo non ha nascosto i suoi timori per questa ripresa delle lezioni, soprattutto per la figlia che va all’asilo.

«Purtroppo il numero di alunni per classe è rimasto quello pre-Covid, ovvvero fino ad un massimo di 29 bimbi; malgrado si sappia che i bambini sono quelli meno suscettibili all’infezione, resta la preoccupazione. D’altra parte sono contenta che riprendano le lezioni perché i piccoli hanno bisogno di stare insieme ai loro coetanei per lo sviluppo cognitivo e della socialità. Resta qualche timore per i nonni». Per quanto riguarda il suo rientro a scuola, Vidalino precisa che «la scuola resta il luogo dove le regole vengono applicate in modo rigido, quindi è il posto più controllato».

Resta la preoccupazione per quello che succede al di fuori: «Per questo motivo è importante che venga siglato tra scuola e famiglie un patto di corresponsabilità, perché anche i genitori si impegnino a far rispettare le regole ai figli e le seguano loro stessi per evitare contagi. Purtroppo si sta assistendo a una perdita della percezione del rischio e i risultati si vedono».

«È tutto così incerto», dice Mario, che fa il bidello nel Bellunese. «Noi abbiamo sempre lavorato e stiamo lavorando per tenere igienizzata la scuola. Certo, un po’ di timore c’è, soprattutto per mia figlia che va all’asilo. Da parte mia, ho cercato di tenere sempre comportamenti corretti, non ho neanche fatto ferie per evitare contagi. Speriamo vada tutto bene».

Parla di un inizio in salita, anche una docente di una scuola della Valbelluna che guarda ai ragazzi e ai loro comportamenti fuori dalla scuola. «Fanno sport, giocano insieme come è giusto che sia, ma ora serve che ogni azione ora venga fatta con senso di responsabilità per evitare il peggio».

Due educatrici di asili nido si dicono consapevoli che «quest’anno non sarà facile. Le regole imposte dal ministero sono impegnative specie se si parla di bambini molto piccoli. Anche il distanziamento non è facile da tenere: i bimbi hanno bisogno di stare tra loro vicini, cercano il contatto fisico. Il nostro compito sarà quello di fare in modo che si possa mantenere quel po’ di normalità pur nell’eccezionalità della situazione. Ed è ciò che chiedono anche le famiglie».

E qualcuno lancia l’idea: perché non ripetere il test durante l’anno scolastico? —

© RIPRODUZIONE RISERVATA




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