«Ex macello di Padova, pronti a valutare tutti i progetti. Ci sarà sempre spazio per le associazioni»

PADOVA. «L’area dell’ex macello dovrà mantenere la sua vocazione di apertura e di utilità sociale. C’è una storia lì, vissuta da molte realtà, che non può essere lasciata in secondo piano. Ma valuteremo anche il progetto della Cittadella della Scienza».

Toccherà all’assessora alla partecipazione Marta Nalin districare la matassa attorno all’area di via Cornaro, un luogo in cui si intrecciano storie, iniziative e progetti. Dalla Clac, storica “associazione di associazioni” colpita dallo sgombero di una parte dell’edificio principale, all’esperienza di successo del Planetario con migliaia di visite l’anno, fino all’ex Cattedrale con la vocazione alla divulgazione scientifica. Un quadro da ricomporre a partire da un “terremoto”: quello sgombero del gennaio scorso che ha lasciato basiti molti padovani.

Assessora Nalin, da allora sono passati 7 mesi e il Covid. Da dove ripartiamo?

«Lo sgombero ha inevitabilmente creato una frattura in città che va risanata. Per il rispetto ed il riconoscimento di uno spazio e una comunità importanti. E, soprattutto, all’interno di una più ampia, articolata e necessaria riflessione sugli spazi, la loro gestione e il loro significato. Vogliamo adottare strumenti nuovi per Padova ma già sperimentati in altre città. Come un regolamento dei beni comuni».

L’assessore Colasio ha in mano il progetto di una Cittadella della Scienza. Che ne pensa?

«Sull’area ci sono arrivati diversi stimoli da parte di tutte le realtà già attive. C’è un progetto per un luogo di divulgazione scientifica dedicato soprattutto ai più piccoli. Un progetto certamente ambizioso e di grande portata, sul quale ad oggi non abbiamo ancora molti elementi di valutazione: speriamo di averli presto per valutarli e condividerli assieme».

È possibile far convivere un progetto così ampio con la necessità di spazi per le realtà associative in città?

«La nostra idea è quella di costruire un percorso con tutte le realtà che lì gravitano, e aperto a tutta la cittadinanza. Un percorso di partecipazione, con l’obiettivo di riuscire a far convivere esperienze differenti per restituire alla città uno spazio che per troppo tempo è stato trascurato».

Cosa intende con percorso di partecipazione?

«Significa condivisione di intenti, condivisione di luoghi e regole per la loro gestione sulla base di una discussione che coinvolge tutte e tutti, come attori paritari. E il Comune che coordina in un’ottica di bene comune».

Come possono essere gestiti questi spazi comuni?

«Con una rete, magari sulla base di un bando di utilità pubblica o con modalità da individuare assieme. È un’idea che non stona con la realizzazione di una cittadella della scienza. L’area dell’ex macello è molto grande e si presta perfettamente a sperimentazioni si questo tipo, anche di convivenza tra pubblico e privato».

Chi gestirà questo percorso?

«Il sindaco ha dato un esplicito mandato a me e all’assessora Benciolini, coinvolgendo tutta la giunta, ognuno in base alle proprie competenze. A partire dagli assessori Colasio e Micalizzi, fino a Chiara Gallani, per definire finalmente il futuro dell’area verde. È sulla base di questo mandato che posso affermare che l’intenzione è quella di dialogare, individuare punti comuni perché gli spazi dell’ex macello vengano organizzati in maniera tale da soddisfare tutte le esigenze».

In che tempi realizzerete questo percorso?

«La situazione oggi è tutt’altro che definita. È urgente capire più dettagli del progetto che ci è stato presentato: non possiamo permetterci di far trascorrere troppo tempo senza indicare una strada».

Dalla Clac però sono arrivate osservazioni molto critiche al progetto. Ed anche un ricorso al Tar...

«È importante che tutte le realtà coinvolte siano consapevoli del fatto che non si lavora per e con qualcuno in particolare, ma si lavora per e con la città. E la città è di tutte e tutti. Per questo lo sforzo per un dialogo propositivo deve esserci da parte di ciascuno». —



© RIPRODUZIONE RISERVATA