Cavazza non è iscritto, che sollievo... E ancora una volta è in scena “a loro insaputa”
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Allora da dove sbuca Cavazza? Dal retromondo, dal retrogusto, dal retrobottega. Tema enorme: riguarda la selezione dei soggetti che ci vogliono rappresentare
REGGIO EMILIA. Non è iscritto. Che sollievo! «Apprendiamo che ai domiciliari ci sarebbe anche Luca Cavazza candidato alle scorse regionali: se colpevole, auspichiamo una pena esemplare... Dopo appurate verifiche si precisa che Luca Cavazza non risulta essere iscritto alla Lega». Il verdetto è del senatore Andrea Ostellari, coordinatore della Lega in Emilia.
Siamo d’accordo con Ostellari. Bisogna essere faticosamente ultragarantisti: presumiamo Cavazza, col suo carico di ipotesi di reato, innocente fino al terzo grado di giudizio. Non siamo d’accordo con Ostellari quando liquida le ricadute politiche affermando che, tanto, questo Cavazza non risulta essere iscritto alla Lega. Questa si chiama “psychological manipulation”, ovvero un tentativo di influenza sociale che ha lo scopo di mutare la percezione di una notizia. Ostellari e altri leghisti stanno affermando che, non essendo tesserato, Cavazza risulta sconosciuto, un intruso.
Cioè, il soggetto di Villa Inferno, era candidato alle regionali del gennaio scorso a loro insaputa. Hanno sbolognato il bolognese rapidamente, appena è emerso il caso “Coca e soldi in cambio di sesso”. Il sistema dello scaricamento è un classico dell’ecosistema politico. Fino a prova contraria Cavazza era apparso nei “santini” elettorali con il simbolo della Lega, negli album fotografici in compagnia della candidata governatrice dell’Emilia Romagna, Lucia Borgonzoni, e sul fronte di “Parlateci di Bibbiano” come uno dei più accaniti urlatori “Giù le mani dai bambini”.
La tecnica dello scaricamento è in funzione, come quando si tratta di disconoscere i militanti coinvolti in scandali dal gusto variegato: finanziari, sessuali, immobiliari, diamantiferi, gestionali, di criminalità ordinaria o organizzata.
Da dove sbuca – dunque – Cavazza? Non regge il tentativo di schivare la risposta segnalando che il soggetto non era altro che un riempi-lista, ovvero uno “scartino”, quelle carte che nella briscola non valgono punti ma sono utili per scartare altre carte, comporre il mazzo. Da dove sbuca?
Sbuca da quel retromondo, quel retrogusto, quel retrobottega che possono mettere un partito (qualsiasi partito) a rischio di immagine. Il retrotutto di Cavazza è dato dalla sua affezione per Predappio, dal suo sillabare da aspirante forzista nel 2016 “Tutto quello che fu fatto non può essere cancellato. A noi!”. Dal suo protagonismo come capo ultrà della squadra di pallacanestro, attività che avrebbe coperto quella di fascinoso reclutatore di ragazzine. Retromondi che obbligatoriamente devono mettere un partito (qualsiasi partito) nell’obbligo di schermografare i propri candidati. Chi sono? Da dove vengono? Sono presentabili?
Il tema è enorme. Riguarda la selezione dei soggetti che ci rappresentano o che ci vogliono rappresentare. Questa responsabilità è delle organizzazioni politiche che oggi più che mai sono atte a tirar dentro, occupare spazi liberi, arruolare, arruolare, arruolare. Chi?
Alla domanda rispose lo stesso Cavazza su Facebook il 27 gennaio scorso, all’indomani delle regionali che non lo videro assurgere in Regione: “Diffidate da chi vi dice che la politica è tutta merda e malaffari. La politica, per come la intendo io, è tutt’altro”.