Frittella: «L’Italia è green ma non lo sappiamo»

Oggi alle 15 Marco Frittella sarà al PalaPaff insieme a Massimo Mercati. L’argomento è green, come l’ultimo libro di Frittella, giornalista politico, che con “Italia Green, la mappa delle eccellenze italiane”, da poco uscito per RaiLibri, sembra aver cambiato interessi.

Perché ha avvertito l’esigenza di scrivere questo libro: forse un ritorno alle origini, quando inventava Linea Verde?

«La passione per l’ambiente e i beni culturali e paesistici mi ha sempre accompagnato, sin da quanto cominciai a lavorare a vent’anni per il settimanale di Rai1 Agricoltura Domani (che poi trasformammo in Linea Verde proprio per l’attenzione al green). Nel tempo però mi sono sempre più convinto che la difesa del Pianeta non rappresenta più una questione settoriale ma viceversa è, e sarà sempre di più, “la” politica, “la” economia”, “la” geopolitica”, ossia la questione fondamentale della nostra vita in questo secolo, che lo vogliamo oppure no. E siccome ci sono soprattutto libri sul problema e molto meno sulle soluzioni, ho preferito dedicarmi a queste ultime, in particolare a quelle che si sperimentano e si concretizzano in Italia senza che la gente ne abbia consapevolezza».

Lei scrive, fonti alla mano, che siamo tra i primi nel mondo quanto a efficienza energetica e uso delle rinnovabili: perché non ne siamo mai consapevoli?

«Temo che sia un nostro difetto nazionale: l’autodenigrazione, l’auto commiserazione, la sottovalutazione delle nostre capacità. Che nel campo ambientale si manifestano in grado eccezionale. L’Italia nella dinamica green conquista primati europei, internazionali, talvolta mondiali ma gli Italiani non lo sanno. Per esempio, ignorano di essere i migliori in Europa quanto a economia circolare e gestione dei rifiuti. Peggio, secondo una statistica, il 51% dei connazionali si rifiuta di credere ad una tale realtà».

Qual è la novità più curiosa che ha scoperto lavorando al progetto?

«Nel libro che ne sono decine. Dalle tecnologie innovative in materia di riciclo a quelle applicate all’agrifood, alla bioedilizia, alla chimica green, alle rinnovabili e alla mobilità elettrica. Dalla casa ecosostenibile costruita con gli scarti vegetali che non ha necessità di riscaldamento a 1800 metri di altitudine in Val d’Aosta al tessuto (venduto in tutto il mondo) realizzato lavorando il residuo della lavorazione delle arance. Ma attenzione: questo non è un libro sullo “strano ma vero” ma su un modello di economia nuova e sostenibile che si sta imponendo».

Una domanda più personale. Dopo questa indagine, quali sono le abitudini o lo stile di vita che ha modificato?

«In famiglia siamo molto attenti al comportamento corretto ma i miei figli mi vorrebbero più plastic free. In genere rispondo che la soluzione al problema dell’inquinamento da plastica non è la demonizzazione di un materiale (brevettato da un italiano, Giulio Natta, premio Nobel per la chimica nel 1963) che è stato uno dei volani dello sviluppo del secondo Dopoguerra, ma sono le nuove tecnologie: il riciclo e le bioplastiche. Per questo sto attento alla composizione delle bottigliette di acqua minerale: devono avere almeno il 50% di plastica riciclata (in attesa che la legge consenta il 100%)». —