Salvini: Zaia leader della Conferenza Regioni. Lui: «No grazie, lavorerò full time in Veneto»
L’intensa giornata veneziana del segretario leghista dalla sede della giunta regionale all’incontro con i nuovi consiglieri: «Io e Luca coppia di fatto»
VENEZIA
Il gran rifiuto echeggia in mattinata al piano nobile di Palazzo Balbi, prima tappa dell’intensa giornata veneziana di Matteo Salvini. Mezz’ora di colloquio a quattr’occhi con Luca Zaia dove il segretario della Lega è lesto a congratularsi per lo scoppiettante 77% centrato alle urne mentre l’ospite sollecita sostegno politico alle priorità dell’agenda veneta: autonomia, superstrada Pedemontana e Olimpiadi di Cortina, in primis.
Poi, la sortita. La recente tornata elettorale - argomenta Salvini - ha accentuato la maggioranza del centrodestra a trazione leghista nella Conferenza delle regioni, divenuta un’autentica forza di governo nell’emergenza Covid; conseguente, quindi, rivendicare la presidenza retta fin qui dall’emiliano Stefano Bonaccini. Quale miglior candidato del governatore più votato nella storia del regionalismo italiano, è l’avance salviniana...
«Grazie della fiducia Matteo, ma è un impegno che richiede tempo ed energie mentre io intendo dedicarmi al Veneto senza distrazioni né oneri ulteriori», la replica lapidaria che sottace l’intesa di ferro da tempo vigente con il dem.
Scherzi del destino. Mentre i media e i politologi gli accreditano ottime chance di scalata al partito e al governo, Zaia compie un passo di lato, ribadisce il mantra minimalista - «Non ambisco a carriere nazionali, smettetela con questa manfrina» - e si limita a punzecchiare il Conte bis sul fatidico versante federalista: «Dieci mesi fa abbiamo presentato la nostra bozza d’accordo, pronti a firmarla in ventiquattr’ore. Qualche annuncio ministeriale, poi silenzio di tomba. A Roma non si muove più nulla». Parole ribadite al direttorio-lampo convocato da Lorenzo Fontana con i veterani Erika Stefani, Roberto “bulldog” Marcato e Massimo Bitonci.
Ma in laguna, dopo il perentorio successo raccolto da Luigi Brugnaro, sono in ballo anche le poltrone della nuova giunta comunale, così Salvini balza in motoscafo e raggiunge la prefettura per incontrare il vulcanico sindaco “fucsia”; esaurito il refrain abituale (Grandi navi, scavo dei canali, turismo, investimenti internazionali) la richiesta è di tre assessorati con promessa di fedeltà eterna. Si vedrà. E i cirenei del Carroccio?
A mezzogiorno il gruppone dei nuovi eletti in consiglio regionale (34 addirittura sui 50 del Ferro-Fini) sciama finalmente nel salone stuccato di un hotel a due passi da San Marco per la presentazione individuale al condottiero.
Al tavolo, oltre al governatore, l’inquieto Fontana che teme l’ira del Capo per il modesto esito della lista Lega a fronte dell’exploit zaiano: «La fiducia in Lorenzo? Non posso confermarla perché non è mai stata in discussione, aldilà dei simboli, tutti gli eletti hanno in tasca la nostra tessera e in Veneto vogliamo chiudere l’anno con il record di 20 mila iscritti. Difficile, obiettivamente, fare meglio».
Che altro? Frecciate al premier Conte («Vuole abolire quota cento in piena crisi occupazionale, è fuori dal mondo») e vade retro al ministro dell’Istruzione Azzolina: «Una calamità pubblica». L’alleato/rivale Zaia? «Io e Luca siamo una coppia di fatto, sento più lui che mia madre».
Al suo fianco, il destinatario sorride sornione; «Matteo è un amico e va aiutato. A casa sua», gli ha suggerito Crozza. Finisce a colazione, con il duo allargato al famelico bulldog di Piombino Dese. Pace e bene a tutti. —