Smaltimento illecito di rifiuti: nell'inchiesta la Recuperi Industriali
L'azienda di Carbonara era motore dell’attività truffaldina, con 450mila tonnellate. Misure cautelari per l’ex presidente e l’ex consigliere dell’azienda mantovana. Sequestri per sei milioni
BORGOCARBONARA. Un gigantesco traffico illecito di rifiuti è stato scoperto dai carabinieri della Guardia Forestale di Brescia in collaborazione con Direzione Investigativa Antimafia. A finire nei guai due imprenditori: Nicola Criscuolo, 58 anni, residente ad Erbusco (in provincia di Brescia), e Matteo Uberti, 49 anni, domiciliato a Revere (Borgo Mantovano). Entrambi hanno l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
La misura è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari di Brescia su richiesta del sostituto procuratore della Dda Mauro Leo Tenaglia. L’indagine ha anche portato al sequestro preventivo di numerosi rapporti finanziari, immobili, compendi aziendali e quote delle società coinvolte, con sedi legali nelle province di Brescia, Mantova e Cremona, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro. Tutto il traffico illecito di rifiuti è transitato per la ditta Recuperi Industriali di Borgocarbonara.
Gli accertamenti sono iniziati nel 2016, nell’ambito dell’operazione “Similargilla” che ha svelato un traffico di ingenti quantitativi di rifiuti i quali attraverso la compilazione di documentazione falsa, venivano illecitamente smaltiti sotto la falsa veste di prodotti End of Waste, ovvero derivati dal processo di recupero di rifiuti.
La locomotiva del traffico illecito era proprio la Recuperi Industriali di Borgocarbonara. La ditta aveva l’autorizzazione a recuperare i rifiuti speciali non pericolosi, come i fanghi di depurazione ed era autorizzata a produrre “Similargilla”, composta da fanghi e da almeno un trenta per cento di argilla. Quello sarebbe stato il prodotto da commercializzare, utilizzato per preparare le pareti e il fondo delle discariche oltre che ad essere usato in ambito edilizio o per il riempimento di siti degradati.
Dall’indagine è emerso che il recupero non avveniva attraverso l’argilla e quindi erano solo rifiuti, smaltiti sotto falsa veste di prodotti End of Waste.
La modalità con il quale è stato commesso il reato da parte delle ditte interessate è quella del fenomeno della finta economia circolare che risponde ad un cliché ben collaudato: un’impresa si offre sul mercato per fare attività di recupero di rifiuti che riceve da molteplici conferitori. Invece di trasformarli in un non rifiuto o “cessato da rifiuto”, li cede senza aver completato il recupero, godendo di un ingiusto risparmio di costi a scapito dei principi di tutela e salvaguardia dell’ambiente.
In relazione ai due imprenditori citati e che hanno l’obbligo di firma, Criscuolo aveva ricoperta la carica di presidente della ditta Recuperi Industriali, Uberti quella di consigliere. Si calcola che dal 2015 al 2018 siano state smaltite illecitamente 450mila tonnellate di rifiuti in due siti in provincia di Brescia nonché in provincia di Verona e Cremona.—