Mondiali Cortina 2021, ditta “inciampa” nella rete dell’antimafia

La Garda interdetta dalla “white list” della prefettura. I carabinieri trovano operai con precedenti per estorsione e turbativa

BELLUNO. Una decina di dipendenti con un passato di estorsioni e collegamenti con la criminalità organizzata, e un turn over di mezzi spesso non censiti correttamente dalla banca dati e dal piano legalità.

Tanto è bastato a un’azienda con sede legale nel Mantovano, in Lombardia, per essere cancellata dalla “white list” della prefettura, l’elenco delle ditte “pulite” che possono eseguire appalti per i Mondiali di Cortina 2021. Nulla di penalmente rilevante per ora, a carico della Garda srl, ma dal punto di vista amministrativo la prefettura ha emanato l’interdizione dell’azienda per violazioni nei protocolli approvati proprio per evitare infiltrazioni mafiose. Il primo provvedimento di questo genere nei cantieri dei Mondiali.

Il cantiere è quello che si muove lentamente lungo l’Alemagna tra Longarone e Cortina. L’azienda in questione si occupava di almeno tre tipi di interventi: oltre agli scavi per i servizi e alla canalizzazione di cavi, anche lavori per la posa della fibra ottica. Per il mese di dicembre avrebbe dovuto terminare la commissione per conto della compagnia telefonica, ma sono arrivati prima i carabinieri del Comando provinciale che hanno annotato e segnalato le anomalie riscontrate durante i lavori.

Sui cantieri dei Mondiali i carabinieri di Belluno effettuano controlli settimanali sulla regolarità e il rispetto delle norme e dei protocolli attuati dalla prefettura. L’obiettivo è quello di evitare e arginare possibili infiltrazioni mafiose, considerati gli enormi importi in ballo per i Mondiali tra piste, viabilità e la stessa fibra (almeno una trentina di milioni). Il cantiere “in movimento” lungo la statale di Alemagna viaggiava in direzione nord, verso Cortina, e numerosi sono stati gli accertamenti dei carabinieri, anche dal punto di vista della sicurezza del personale impiegato.

Dalle tante verifiche sono emersi elementi di rilievo sotto il profilo della prevenzione antimafia. In particolare, è saltato fuori che tra le maestranze distaccate nel cantiere ci fossero numerosi soggetti con precedenti o pregiudizi penali rilevanti. Almeno una decina di dipendenti sono risultati positivi a reati come estorsioni e turbative d’asta, distruzione di beni assicurati, collegamenti con la criminalità organizzata di vario genere. Insomma, se l’azienda di per sè è risultata “pulita”, personale e ingaggio dei mezzi sono stati ritenuti in “odor di mafia”.

Altro punto dolente, infatti, i mezzi con i quali si eseguivano i lavori in appalto: non erano censiti correttamente dalla banca dati prevista dal piano della legalità e spesso erano intestati ad altre società distanti territorialmente da Belluno. Insomma, far risalire la Penisola a un escavatore o a un mezzo di movimento terra, ha sicuramente un suo costo e potrebbe risultare antieconomico, ma i carabinieri si sono ritrovati davanti anche a questo. Il piano, secondo il protocollo, aveva previsto che ogni settimana nel cantiere ci sarebbe stata la presenza di tot mezzi e determinati lavoratori, ma gli accessi dei carabinieri hanno fatto emergere che il personale spesso non corrispondeva a quanto dichiarato e aveva precedenti pesantini, con collegamenti alla criminalità organizzata dei luoghi di origine.

Per la prima volta, dunque, la prefettura ha deciso di depennare l’azienda dalla lista delle imprese pulite, con una interdizione ai lavori futuri. Da quel che risulta il subappalto sul quale stava intervenento, non verrà tolto all’impresa. —