«Non opere inutili ma portare sabbia»: la ricetta dei Paladini contro l’erosione
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Orietta Colacicco: ripascere è la soluzione meno impattante E sui costi: per interventi senza risultato spesi 80 milioni
MASSA.C’è un tema che, purtroppo, non passa mai di moda: attuale di anno in anno, in ogni stagione. Ed è quello dell’erosione. È su quel tema che interviene Orietta Colacicco: presidentessa dei Paladini Apuoversiliesi, replica ad Umberto Nesi, uno dei più attenti osservatori locali del fenomeno erosicco. Una replica finalizzata a ribadire l’importanza dei ripascimenti, soluzione poco impattante e naturale.
E a chi ribatte che ripascere è costoso, la Colacicco ricorda «che si sono fatte opere inutili per 80 milioni. Nesi - scrive - ha il merito di aver raccolto immagini e documentazioni sull’erosione dell’arenile apuano dai primi del novecento, prima e dopo la realizzazione del Porto di Carrara, arrivando sino ai giorni nostri.La sua posizione contro il porto, quale principale causa di erosione e quindi contro un suo ampliamento, e contro tutte le inutili opere a mare, geotubi, pennelli e scogliere, è da noi condivisa».
«Dire che il ripascimento di Poveromo può essere stato vanificato dalle mareggiate può essere vero. Perché? Questo è l’interrogativo. Perché invece di ripascere 850 metri, come previsto, si è fatto un microintervento di 350, perché ci si è mossi con un ritardo di 3 anni in un’ottica emergenziale? Non ci si può attivare sempre in affanno, siamo interessati a guardare con attenzione le proposte di Nesi quando saranno presentate, ma se le sue parole hanno indotto qualche dubbio sulla bontà del ripascimento, va detto che è largamente applicato in tutta Italia e in larga parte del mondo, come hanno riferito decine di scienziati al Forum del Mare e delle Coste di Forte dei Marmi. Da qui - prosegue la presidentessa - nasce la proposta dei professori Mauro Rosi e Giovanni Sarti del Dipartimento Scienza della Terra dell’Università di Pisa, poi seguita dalla Regione Toscana. Per il professor Rosi - la Colacicco lo cita - non ci sono sistemi per fermare lo spostamento della sabbia ad opera del mare così come non se ne può fermare lo spostamento da parte del vento. Per contrastare il lavoro del vento, da oltre mezzo secolo, abbiamo imparato a riportare sabbia verso la battigia prima dell’inizio della stagione. Con l’erosione dobbiamo fare lo stesso: dobbiamo riportare ogni anno indietro la sabbia dalle zone di accumulo, vale a dire dalle imboccature e dalle aree sopraflutto dei porti di Viareggio e Marina di Carrara, le foci dei fiumi navigabili per il diporto di Arno e Magra e la cosiddetta “zona di convergenza” dalla Capannina di Forte alla Bussola, a quelle in erosione, a Poveromo, Ronchi, Marina di Massa sino alla Partaccia e dall'altra parte sino a Cinquale, mantenendo in “falso equilibrio” la costa e le spiagge. Dal punto di vista della risorsa “sabbia” abbiamo nel territorio “giacimenti” sufficienti per ricostruire tutti gli arenili persi risolvendo i problemi ai settori dove le eccedenza di sabbia sono presenti».
«Il professor Sarti - prosegue la presidentessa dei Paladibi - pubblicherà uno studio sul Budget Sedimentario Antropico. Va ricordato - sottolinea infatti - che l’erosione costiera è il risultato delle alterazioni del ciclo dei sedimenti determinate da cause naturali e antropiche quali scarso apporto di materiale solido dei fiumi causato dalla massiccia estrazione di materiale dagli alvei, antropizzazione delle coste con la costruzione di porti, abitazioni, strutture ed infrastrutture, opere di difesa, con scogliere e pennelli. Il professore invita a pensare in termini di unità fisiografica, piuttosto che in limiti amministrativi. È impensabile continuare ad affrontare le problematiche dell’equilibrio costiero solo attraverso la costruzione di difese rigide/morbide, o attraverso ripascimenti con sabbie, o addirittura ghiaie alloctone focalizzate solo sulla soluzione, spesso apparente o effimera se non dannosa, di un settore limitato. In un sistema così complesso è necessaria una buona dose di prudenza e di conseguenza la propensione a fare scelte basate sul principio di precauzione. Scelte sbagliate pesano sulla costa, che è un bene di tutti, per generazioni o, addirittura, indefinitamente».
Insomma, il ripascimento come soluzione meno impattante, anche se il problema centrale è il costo: «È calcolato che l’intervento a Poveromo partito da 1,8 milioni nel 2017 ora è quotato 2,3 milioni, pari a euro 2.705 al metro - scrive la Colacicco - Solo per coprire il tratto da Poveromo alla Partaccia (8,5 chilometri) sarebbero necessari 23 milioni di euro. Tanti, pochi? Le opere rigide inutili sono costate 80 milioni e c’è un esposto alla Procura della Repubblica. Ci vuole un dibattito, bisogna sedersi tutti e discutere: I Paladini Apuoversiliesi hanno scritto al Presidente della Regione Giani e attendono risposta». —