Due genitori di Sassuolo: «Bocciate nostro figlio, non è pronto»

Sassuolo. Capita spesso di imbattersi in cause scolastiche dove i genitori censurano la scuola, colpevole di una bocciatura inaudita e inaccettabile. Capita molto più raramente che una mamma e un papà invochino una “retrocessione” del figlio nella classe appena conclusa e superata senza particolari problemi. E invece è quanto accaduto nei mesi scorsi, per approdare infine nelle aule di un tribunale con i giudici chiamati a dirimere la delicata situazione. E al Tar hanno usato il massimo della sensibilità verso “legittime e più che condivisibili preoccupazioni e apprensioni genitoriali, peraltro supportate da valutazioni dei vari professionisti e specialisti interpellati”, ma alla fine il tribunale ha dato ragione alla scuola. Il bambino non potrà rifare la quarta per evitare l’“impatto negativo che potrà derivare all’alunno, in caso di trasferimento ad altro plesso scolastico, sia dal repentino distacco dallo stesso ambiente scolastico in cui egli è cresciuto e ha studiato per diversi anni, sia dall’inserimento in un ambiente scolastico totalmente nuovo e sconosciuto”.

La vicenda si sviluppa tra fine maggio e l’estate. Il bimbo, stando ad attente valutazioni di professionisti, ha alcune lacune e così i genitori ritengono vi siano le condizioni per fermarlo e fargli ripetere l’anno. Lo comunicano alla scuola e trovando una netta, seppur motivata, opposizione fanno anche un’altra valutazione: lo trasferiranno in un altro plesso del distretto ceramico. Si informano, ottengono l’autorizzazione all’iscrizione ma le operazioni si incagliano di nuovo quando viene riproposta la strategia: anche la seconda scuola non è disponibile a fargli ripetere la quarta perché non ci sono le condizioni per bloccarne l’iter di apprendimento.

Di fronte a questa situazione non rimane altro che ricorrere al tribunale, aggiungendo anche ai motivi di ricorso, oltre a quelli diagnostici, la brusca interruzione delle lezioni dovute al Covid. I giudici però, pur rispettando le preoccupazioni della famiglia, fanno propria la valutazione del Consiglio di classe, riunitosi in forma allargata con la dirigente scolastica e la psicologa.

Il gruppo dei docenti, pur affermando di comprendere perfettamente le preoccupazioni della famiglia, non “…ritiene facilmente compensabile l’interruzione di continuità dell’esperienza scolastica, soprattutto per la perdita di quei legami affettivi che, pur nelle difficoltà, rappresentano per il bimbo un punto di riferimento familiare a cui agganciarsi…” Inoltre, il Consiglio di classe prospetta ai genitori la possibilità di far ripetere l’anno eventualmente al termine della quinta, allo scopo “di ritardarne l’impatto che oggettivamente deriva dall’ingresso alle scuole medie, in tal modo dando all’alunno un tempo in più a disposizione per maturare, ma nello stesso ambiente che lo avrà visto crescere per molti anni”. La strategia piace anche ai giudici che bocciano il ricorso ma data la delicatezza del tema compensano le spese legali. —