La sostenibilità alle sfilate di settembre 2020 

La pandemia globale ci ha, inevitabilmente, introdotti a una nuova era di sfilate in formato phygital e i maggiori brand - Prada, Givenchy e Balenciaga inclusi - hanno rinunciato alle sfilate tradizionali, preferendo presentare le loro collezioni attraverso film o soluzioni alternative (come la sfilata di Loewe in una scatola). Non sono passati inosservati i grandi assenti dal programma, compreso Gucci, che ha deciso di presentare due collezioni all’anno indipendentemente dalle stagioni, e Saint Laurent, che si è auto cancellato dal calendario della moda ad aprile e ha deciso che sfilerà secondo il suo personale calendario.

Il programma snellito, unito alle restrizioni sugli spostamenti, ha visto questa stagione molti meno redattori e buyer in viaggio per le settimane della moda, che hanno preferito il comfort delle proprie case alle prime file. Considerato che i viaggi verso New York, Londra, Milano e Parigi per le collezioni ready to wear presentate durante le fashion week producono in media 241.000 tonnellate di emissioni di CO2 l’anno, secondo un report questa stagione è stata, senza dubbio, la più verde di tutte.

Attualmente, il grande interrogativo che tutti si pongono è se questo nuovo approccio alle settimane della moda porterà a un cambiamento a lungo termine. Ciò è ancora da vedere, ma secondo un nuovo report di McKinsey e il pensiero della Global Fashion Agenda, la quale insinua che la moda è ben lungi dal ridurre le emissioni di CO2, risulta chiaro come l’industria continui a non fare abbastanza. Gli attivisti per il clima hanno chiesto a gran voce alla moda di agire adesso – un membro di Extinction Rebellion è perfino riuscito a ‘invadere’ la sfilata di Dior a settembre con uno striscione che leggeva: “Siamo tutti schiavi della moda.”

Certo, stilisti come Stella McCartney, Gabriela Hearst e Marine Serre danno l’esempio per ciò che concerne le pratiche sostenibili, e altri grandi brand stanno altresì intervenendo per ridurre il loro impatto ambientale sul pianeta. Ecco, quindi, sette momenti sostenibili da non perdere accaduti durante le settimane della moda di settembre 2020.

1. Balenciaga: quasi il 100% di materiali sostenibili

Courtesy Balenciaga

In seguito alla sfilata apocalittica con una passerella sommersa dall’acqua per l’autunno-inverno 2020, il direttore creativo di Balenciaga, Demna Gvasalia, ha voluto focalizzare la collezione di questa stagione sull’impatto ambientale dei suoi capi. Secondo gli appunti della sfilata, “il 93,5 per cento dei materiali di base utilizzati per questa collezione sono certificati sostenibili o di riciclo” mentre “il 100 per cento delle stampe possiede certificati di sostenibilità.” Un’impresa notevole, conseguita con una “certa facilità”, come ha raccontato Gvasalia a Vogue, “fatta eccezione per le fibre contenute in alcune delle stoffe esistenti.”

2. Stella McCartney calcola il suo impatto ambientale 

Pioniera della moda sostenibile da lungo tempo, Stella McCartney ha confermato il suo impegno alla trasparenza svelando un dettagliato report sull'impatto ecologico in vista della sua sfilata primavera estate 2021. Il report ha rivelato che 27.210 tonnellate di carbonio sono state emesse dal brand nel 2019, mentre l’impatto dell’azienda sulla società – il danno economico causato dalle sue pratiche dannose – è pari a 8,21 milioni di €, e ciò significa che ci sono sicuramente margini di miglioramento, nonostante le ammirevoli credenziali ambientali del brand.

In futuro, l’azienda si focalizzerà sul tracciare la sua filiera, evitando i materiali con un alto impatto ambientale e ripristinando i contesti naturalistici. McCartney sta inoltre lanciando una nuova guida dalla A alla Z del brand, che descrive come “una sorta di manifesto che ci permetta di essere responsabili dei nostri valori.”

3. Chanel continua la sua missione di sostenibilità

Nell’ambito della nuova strategia ambientale di Chanel Mission 1.5° – l’impegno del brand nella lotta al cambiamento climatico in linea con gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi – la Maison ha stanziato, lo scorso settembre, 35 milioni di dollari per fornire un reddito fotovoltaico a 30.000 residenti a basso reddito in California. Oltre a questa iniziativa, Chanel ha raccolto 600 milioni di € in obbligazioni di sostenibilità (un prestito erogato dagli investitori), che permetteranno al marchio di lusso di continuare a investire nelle proprie iniziative ecologiche.

4. Gucci  collabora con The RealReal

Courtesy Gucci x The Real Real

Anche se Gucci ha deciso di non sfilare durante le ultime settimane della moda, la fashion house italiana ha seguito le orme di Stella McCartney e Burberry, stringendo una partnership con il sito di e-commerce di lusso The RealReal, per dimostrare la serietà dei marchi luxury verso le vendite – uno sviluppo importante per assicurarsi che gli abiti abbiano seconda vita invece di finire in una discarica. Il nuovo shop online Gucci su TheRealReal comprenderà articoli di seconda mano dai venditori, nonché pezzi invenduti messi in commercio dal marchio, con l’impegno della piattaforma di piantare un albero per ogni oggetto venduto.

5.  Cappotti patchwork riciclati per Marni 

Courtesy Marni

Ampliando l’idea del patchwork dell’autunno-inverno 2020, Francesco Risso di Marni ha fatto un ulteriore passo avanti questa stagione, realizzando 25 cappotti servendosi dei capispalla delle stagioni precedenti. I cappotti, che sono stati dipinti con le parole degli amici di Risso, mostrano le modalità creative usate dagli stilisti per riutilizzare i capi invenduti – un grosso problema, peggiorato con la chiusura anticipata dei negozi a inizio anno a causa della pandemia. Generalmente, le scorte di magazzino vengono bruciate o buttate via per preservare il valore dei capi realizzati dallo stilista, una prassi scandalosa che adesso è vietata in Francia.

6. I jeans eco-sostenibili di Balmain

Courtesy Balmain

La produzione di capi in jeans può essere altamente dannosa all’ambiente – un paio di jeans necessita fino a 10.850 litri d'acqua per essere prodotto e il processo comporta spesso l’utilizzo di sostanze chimiche nocive. Per far fronte a ciò, il direttore creativo di Balmain, Olivier Rousteing, ha spiegato che per questa stagione ha deciso di utilizzare tessuti in denim sostenibili (anche se la Maison non ha ancora condiviso le esatte credenziali ecologiche dei materiali). Lo stilista ha utilizzato, inoltre, cristalli Swarovski riciclati come elementi decorativi, per mostrarsi ancora più rispettoso dell’ambiente.

7. Il manifesto sostenibile di Marques’Almeida 

Invece di creare una nuova collezione per la primavera-estate 2021, il brand londinese Marques’Almeida ha scelto di lanciare un manifesto della sostenibilità, che include l’impegno a utilizzare esclusivamente materie prime, come il cotone di Better Cotton Initiative e tessuti a base di petrolio riciclati. “Volevamo parlare dei cambiamenti che devono accadere”, ha raccontato a Vogue Uk la cofondatrice del brand Marta Marques, spiegando la decisione di non sfilare questa stagione. “Non possiamo continuare a riempire le settimane della moda di proposte infinite.”

Con un numero sempre crescente di marchi a rifiutare i metodi tradizionali questa stagione, possiamo confermare che la moda sta muovendo passi nella giusta direzione, per quel che concerne il suo enorme impatto ambientale. C’è, tuttavia, ancora molta strada da fare, ma speriamo che da ora in avanti alcuni dei cambiamenti visti durante la PE21 porteranno a progressi concreti attraverso l’intera industria, a partire dalla prossima stagione e oltre.