Numeri: quel 98% di Rafa, il risveglio del tennis femminile italiano
4 – le nazioni leader per presenza di loro tennisti nel circuito maschile. Francia, Italia, Stati Uniti (con tredici rappresentanti) e Spagna (undici) hanno complessivamente cinquanta tennisti nella top 150 ATP: in pratica, quattro soli movimenti tennistici -seguiti in tale classifica da Germania con nove giocatori e dall’Argentina con otto- sommano esattamente un terzo del totale dei primi 150 al mondo. Se Francia e Stati Uniti hanno una lunga tradizione come nazioni leader di questo sport e la Spagna da trent’anni ha un movimento tennistico di eccellente livello, fa molto piacere trovare per la prima volta ai vertici anche il nostro Paese.
La capacità di Francia, Italia, Spagna e USA di essere le migliori nel proporre giocatori competitivi si conferma anche restringendo il range di analisi ai primi cento tennisti al mondo e la loro supremazia, anzi, si fa ancora percentualmente migliore, sommando in totale ben trentasette: undici sono transalpini, dieci sono rispettivamente iberici e a stelle e strisce, sette sono italiani (in questa particolare classifica seguono con cinque rappresentanti Serbia, Australia, Argentina e Germania). Tra i primi cinquanta non cambia la musica con diciassette tennisti (oltre un terzo) del solito gruppo di quattro nazioni: in particolare Spagna, Francia e Italia hanno quattro giocatori a testa. Questo è un particolare motivo di orgoglio e gioia per i nostri colori, visto che per la terza volta da quando esiste la classifica ufficiale – dopo il bis avvenuto nel biennio 1976-77 – potremmo chiudere una stagione con un numero così alto di giocatori in top 50, un risultato possibile grazie ai balzi in avanti di Sinner e Sonego nel ranking e a quanto fatto nei mesi scorsi da Fognini e Berrettini.
Al solito trio di nazioni europee nella top 50 si aggiunge ai vertici la Serbia (con i suoi Djokovic, Lajovic e Kraijinovic e Kecmanovic), ma tutte quantitativamente in questo range del ranking cedono il passo agli Stati Uniti, capaci di piazzare cinque rappresentanti, nessuno dei quali è però nella fascia più alta, la top 20 (dove ci sono due italiani e un francese). In questa zona più prestigiosa la migliore è la Spagna con tre tennisti tra i primi quindici (Nadal, Bautista Agut e Carreno Busta) seguita dal punto di vista quantitativo con altrettanti elementi dalla Russia (il terzo è Khachanov al 17 ATP), che questa settimana festeggia la prima volta di Rublev tra i primi 10. La Russia diviene così l’unica nazione ad avere due tennisti nella top ten (l’altro è Medvedev): un ottimo risultato, solo parzialmente diminuito dal non avere creato una base larga, come mostra la classifica del suo quarto giocatore, Karatsev, 117 ATP.
9- le tenniste delle Repubblica ceca tra le prime 100. Per una nazione di circa 10 milioni di abitanti ma da decenni patria di alcuni dei più grandi campioni della storia del nostro sport è un numero ragguardevole, ma non sorprendente: basti pensare che la selezione ceca ha vinto sei delle ultime otto Fed Cup disputate e, soprattutto, nell’ultimo decennio ha vantato campionesse di Slam (Kvitova) e numero 1 WTA (Karolina Pliskova). Paradossalmente desta più meraviglia il difficile momento del settore maschile, che non ha saputo rinnovarsi dopo Berdych e lo stesso Stepanek e adesso vede il solo Vesely nella top 100 e unicamente Rosol tra i primi 200.
Ad ogni modo, nel Roland Garros segnato dalla nuova stella di Iga Swiatek, proveniente dalla confinante Polonia, e nel quale nel singolare femminile è soffiato forte il vento dell’Est Europa – rappresentato nei quarti del singolare femminile oltre che dalla vincitrice, da Kvitova e Svitolina e, per le loro origini, anche da Kenin e Podoroska – la Repubblica Ceca ha comunque sorriso per il rientro di Kvitova nella top ten. La vincitrice di Wimbledon 2011 e 2014 ci è riuscita grazie al raggiungimento, otto anni dopo la prima, della seconda semifinale in carriera a Parigi. Il movimento tennistico ceco può gioire anche per il primo risultato importante in singolare, a quasi 25 anni, di Barbora Krejcikova.
Nonostante un indubbio talento che le aveva consentito due anni fa di chiudere la stagione al vertice della classifica di doppio- grazie alle vittorie di Roland Garros e Wimbledon in coppia con la connazionale Katerina Siniakova- prima di quest’anno Krejcikova aveva vinto appena dieci partite in tornei di categoria International nel circuito WTA, con il miglior risultato rappresentato dalla finale raggiunta a Norimberga nel 2017. Dopo essersi qualificata e aver superato un turno agli Australian Open 2020, ha fatto ancora meglio a Parigi, dove ha confermato come non fosse casuale il set tolto in agosto al torneo di Praga ad Halep. Al Roland Garros ha vinto due partite lottate al terzo set con Strycova e Pironkova, arrendendosi solo nel parziale decisivo a Podoroska. Con gli ottavi nello Slam parigino, Krejcikova è entrata per la prima volta tra le prime 100 e può iniziare una nuova fase della carriera: vedremo con curiosità dove arriverà.
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