«Ottantamila euro al mese coltivando droga»: ecco chi è lo chef livornese arrestato - Video
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Livorno: è finito in carcere dopo l'operazione della guardia di finanza. In casa 704 piante di marijuana, due milioni il valore. Catalogava la droga con l'"indice di botta"
GABBRO. Aveva pensato a tutto: impianto di videosorveglianza ad alta definizione, per controllare l’eventuale passaggio di persone indesiderate, impianto solare per produrre energia e non destare sospetti per i consumi anomali e perfino un congegno di areazione per evitare che all’esterno si diffondesse il fortissimo odore di droga.
Odore che però lo ha tradito, visto che nella serra esterna alla sua villa di 244 metri quadri quel «profumo di autunno» – come lo ha definito la guardia di finanza – si avvertiva eccome. E ha consentito ai militari del comando provinciale, diretti dal colonnello Gaetano Cutarelli, di intervenire in pochissime ore e arrestarlo – come anticipato dal Tirreno nelle scorse settimane – con 2,1 milioni di euro di marijuana in casa, divisa per tipologia: lui, esperto agronomo, la catalogava con «l’indice di botta», che andava da 1 a 10. Sarebbe stato la forza dello stupefacente una volta fumato. È per questo motivo che l’imprenditore-chef Stefano Borlandi, nel febbraio del 2019 titolare di “Crudomania....Griglia Fritto & Crudite” di via Carlo Meyer, stessa strada dove al tempo viveva, è finito alle Sughere con l’accusa di detenzione e produzione di stupefacenti.
L’uomo, livornese di 46 anni, avrebbe raccontato agli inquirenti anche le cifre astronomiche della bolletta elettrica (3.000 euro al mese, nonostante l’impianto solare) a causa di numerose lampade alogene, bilance di precisione, macchine per il sottovuoto, essiccatori e il sistema di videosorveglianza che consumavano parecchia energia. In quella villa, sua e di tre piani, lui neanche dormiva: ci avrebbe passato gran parte delle giornate, visto che secondo gli investigatori nell’ultimo periodo questa sarebbe stata l’attività prevalente, e nella camera da letto aveva piazzato solo un divano per riposare ogni tanto.
Le perquisizioni del Nucleo di polizia-economico finanziaria delle fiamme gialle, diretto dal tenente colonnello Peppino Abbruzzese in collaborazione coi colleghi della Prima compagnia guidati dal capitano Antonio Stabile, hanno portato al sequestro di otto chili e 600 grammi di marijuana pronti per la vendita, 704 piante di canapa indiana, dell’intera villetta di 244 metri quadri e del terreno attorno di 1.045, dove c’era una serra (un’altra era stata ricavata in una cabina armadio). Il valore dei beni nell’abitazione – il materiale tecnologico, ad esempio – da solo era di 30-40mila euro.
La droga avrebbe reso sul mercato – secondo la finanza – 17.000 dosi mentre le piante, al completamento del ciclo vegetativo, avrebbero prodotto 300 grammi di marijuana ciascuna, per un guadagno potenziale pari a 86.000 euro (è la cifra che gli investigatori pensano incassasse ogni mese) per quella già pronta, nonché di oltre 2,1 milioni di euro per l’altra da produrre. —