«All’inferno io ci sono stato per tre mesi Adesso servono disciplina e sacrifici»
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Parla Giancarlo Tonini l’imprenditore del marmo guarito dal covid. «Stiamo vivendo una guerra e non è ancora finita»
/ CARRARA
All’inferno, andata e ritorno. All’inferno lui c’è stato. Ed è tornato alla vita dopo tre mesi di ricovero per la polmonite interstiziale da covid, prima. Per le complicazioni che ne sono derivaste, dopo.
Giancarlo Tonini, imprenditore del marmo carrarese da generazioni, è tornato dall’inferno all’inizio dell’estate. Dopo essere stato intubato. Dopo aver lasciato, nel lungo percorso di riabilitazione una ventina di chili.
Ma in quel letto di terapia intensiva non ha lasciato il suo morale e la forza d’animo che lo a portato, nelle settimane scorse a camminare per due ore e mezzo, insieme all’amata moglie Barbara sulla pista della Nuda al Cerreto.
«Quando abbiamo cominciato a fare le prime passeggiate in montagna dopo mezz’ora ero sfinito – racconta Giancarlo– Mi consigliavano di insistere perché era fondamentale per tornare a respirare bene. Piano piano siamo arrivati a un’ora. Un’ora in mezzo ai boschi, nei nostri paesini di montagna, una bella riscoperta, vere e auteniche meraviglie a due passi da casa. Poche settimane fa al Cerreto abbiamo passeggiato per due ore e mezzo. Un’altra sfida vinta, grazie alla mia forza di volontà e grazie a mia moglie».
Giancarlo Tonini parla con la voce rotta dall’emozione. Gli succede sempre, dice, quando parla della malattia anche se, è bene dirlo, lui è uno che ci ha messo la faccia. Appena ristabilito aveva voluto raccontare proprio sul nostro giornale il suo inferno, lanciando un messaggio di speranza perché, anche se con dolore e fatica, da quell’inferno è anche possibile uscirne.
Adesso è un altro messaggio quello di Giancarlo Tonini: un invito alla disciplina, al controllo, per poter superare, tutti insieme, la seconda ondata del virus.
Lo contattiamo al telefono mentre sta andando a fare fisioterapia muscolare: «Perché – dice – il percorso di recupero dopo una malattia come il covid è lungo e complesso».
Come tanti italiani, come tutti noi, Giancarlo assiste ogni giorno al “bollettino di guerra” sui contagi, i ricoveri e le vittime del virus. Un virus che lui ha visto in faccia.
«È stata una delle esperienze più forti della mia vita – ricorda – Di quel lungo periodo ricordo la fatica, la fatica che facevo ogni giorno. Ma ricordo anche, molto bene, la volontà che ci ho messo per non cedere, per poter rimettermi in piedi».
Adesso, di fronte a questa seconda ondata e ai dati allarmanti, in tutta Italia e nella nostra provincia, Giancarlo Tonini, con la schiettezza e la gentilezza che lo hanno sempre contraddistinto, anche sul lavoro, in quel mondo ruvido del marmo dove lavora da oltre trent’anni, l’appello è a “non perdere il controllo”.
«Sembra di essere di fronte a una guerra, una guerra che possiamo combattere con la disciplina, con il rispetto delle regole e il controllo – dice Tonini – Io capisco che per i più giovani certe “strette” possono sembrare enormi, bisognerebbe ricordare un po’tutti come eravamo a quell’età. Lo ammetto sono grossi sacrifici ma che dobbiamo fare, è necessario. Io lo dico perché so cosa significa essere ammalati di covid e spero che molti continuino a non saperlo».
«L’ho provato sulla mia pelle – continua – io sono precipitato nell’incubo in pochi giorni. Una febbre alta, che non finiva mai, in primavera. Le chiamate, disperate di mia moglie che chiedeva aiuto perché era una cosa diversa da tutte le altre, perché non era un’influenza».
«Sono uscito da casa con le mie gambe, con la borsa da viaggio e provando a sorridere – prosegue – Nel giro di poche ore faticavo a respirare. Poi è precipitato tutto».
Tre mesi di ospedale. La diagnosi, terribile: polmonite da coronavirus. Quindici chili persi. E quei tubi, che gli hanno permesso di sopravvivere, infilati per cinque volte nella gola. Giancarlo Tonini, 65 anni compiuti a marzo (in reparto 48 ore dopo il suo arrivo al Noa) la morte in faccia l’ha vista tre volte: per il Covid, rima, e per le complicazioni che ha dovuto affrontare una volta “negativizzato” , dopo lo “svezzamento” . La forza Giancarlo l’ha trovata prima di tutto dentro di sè, nella sua gran voglia di vivere. E nei sacrifici. Quelli che, dice, oggi dobbiamo fare tutti. –