In un'intervista resa pubblica dal documentario "Francesco" presentato alla Festa del Cinema di Roma, Papa Francesco ha espresso il suo favore verso le unioni civili. I commenti Le libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondoLe libertà negate nel mondo
«Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo». Sono le parole di Papa Francesco, rese pubbliche dal documentario “Francesco” presentato alla Festa del Cinema di Roma e firmato dal regista russo Evgeny Afineevsky.
Un commento di portata epocale, parole che suonano di rivoluzione ma che, se possibile, mettono ancora più in luce le mancanze dell’Italia nel garantire pari diritti e dignità alle persone omosessuali. «Se siamo una famiglia perché non possiamo unirci in matrimonio?», sottolinea Laura, che da 5 anni è diventata mamma insieme alla sua compagna. «Non sono la mamma biologica quindi dovrò avviare il percorso di stepchild adoption per essere considerata a tutti gli effetti madre di nostro figlio». Ed eccola l’altra voragine, enorme e dolorosa per migliaia di famiglie omosessuali italiane che devono affrontare lunghi percorsi tra tribunali e assistenti sociali prima di essere considerati di fatto genitori.
«Ci vuole un bel coraggio, da Papa, ad esprimersi in questo senso e con tanta chiarezza», commenta Pietro Turano, attore e attivista Lgbt+. «Lo aveva già fatto altre volte in maniera più generica (come quando nel 2013 disse “Chi sono io per giudicare un gay?”, ndr), invece attraverso questo film ha parlato proprio della necessità di legiferare: un messaggio molto specifico e quindi anche più funzionale. Questo ha una portata gigantesca ovviamente dal punto di vista culturale, di percezione collettiva, di opinione pubblica, quello che però mi sconvolge ancora di più è in qualche maniera la risposta delle persone. Ho visto anche da parte di attivisti, persone lgbt+ un clamore un po’ esagerato rispetto alla notizia. Non perché non si debba riconoscere il valore dell’accaduto ma semplicemente perché sembra che se lo dice il Papa allora va bene. E se non lo dicesse? È una situazione che mi restituisce quanto in realtà siamo vittime dell’opinione cattolica e non siamo laici».
Tantissime le personalità del mondo dello spettacolo che hanno «ringraziato» Papa Francesco per le sue parole e il coraggio.
«Grazie Papa Francesco, perché mi ricordi chi sono, da dove vengo e quanto forte rimarrà la mia Fede, per sempre», ha scritto Tiziano Ferro dal suo profilo Instagram.
«Quando nelle battaglie di tutti i giorni i cattolici sono contrari», continua Turano « è davvero dura arrivare a leggi adeguate a difesa delle nostre minoranze lgbt+. Sarebbe bello se si esprimesse oggi anche per una legge contro l’omofobia, la transfobia e la misoginia, cioè quella che stiamo cercando di conquistare e il grande ostacolo sono proprio le fette iper cattoliche della rappresentanza parlamentare».
Una proposta di legge in Italia esiste ed è stata presentata del deputato democratico Alessandro Zan. È pronta per arrivare alla Camera (è la sesta volta che accade nel nostro Paese) ma proprio in questi giorni è slittata di una settimana.
Il documentario “Francesco” infine raccoglie un secondo momento significativo nel mostrare l’impegno di Bergoglio nel tentativo di rendere davvero inclusiva la Chiesa. È la telefonata a una famiglia composta da due papà e tre bambini, che si erano rivolti a lui per esprimere il loro imbarazzo nel portare in Chiesa i propri figli. In risposta, Papa Francesco invita i due padri a portare i bambini comunque in parrocchia, al di là degli eventuali giudizi.