Arriva il 22 ottobre al cinema «I predatori», l'opera prima di Pietro Castellitto premiata alla sezione Orizzonte della Mostra del Cinema di Venezia come miglior sceneggiatura: una commedia dissacrante ed esplosiva che vi rimarrà impressa
L’ansia da prestazione suggerita dall’appartenenza a una delle famiglie di più alto lignaggio del cinema e della letteratura italiana Pietro Castellitto la esorcizza con l’ironia grottesca, con la complessità di dialoghi capaci di scardinare le certezze dello spettatore e di arrenderlo di fronte a una commedia in cui può aspettarsi di tutto e di più.I predatori, l’opera prima di Castellitto Junior come regista, già premiata alla sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia per la miglior sceneggiatura originale, parte da uno dei più grandi classici del repertorio leggero: il conflitto tra famiglie e, più in generale, di anime disfunzionali che si muovono guidate dalle pulsioni più elementari, dall’affermazione lavorativa alla risoluzione emotiva, dalla rabbia repressa all’irrazionalità più selvaggia.
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Nel film, che segue in tutto e per tutto uno sviluppo corale presentando tantissimi personaggi e intrecci, Castellitto interpreta il ruolo di Federico, un laureando in Filosofia che, pur appartenendo a una famiglia della medio-alta borghesia, papà dottore e mamma regista, fatica a nascondere il malcontento non solo per essere stato messo da parte dal detentore della cattedra che vorrebbe occupare, ma anche per muoversi in un microcosmo di perbenismo e problemi che non sente di riuscire a capire fino in fondo. Nella sua famiglia si discute tanto e si quaglia poco o, almeno, non lo si fa alla luce del sole. Dall’altra parte, I predatori presenta un’altra famiglia, popolare e con simpatie neo-fasciste, che rappresenta il contraltare più grezzo di quella del protagonista, divisa tra truffe, esplosivi e discussioni coatte e sconnesse.
Tutto il film è un tenerissimo incastro di diversi tasselli tenuti insieme da una scrittura nuova, dissacrante e imprevedibile, che ci porta per mano in un universo che pizzica volontariamente le corde dell’assurdo, ma che restituisce allo spettatore quella risata amara che è da sempre il marchio di fabbrica della commedia all’italiana. Ne I predatori si ride e si riflette, ci si stupisce e si spalanca la bocca per i colpi di scena (e di testa) che Castellitto propone. È la sua prima opera come regista ed è evidente quanto abbia fatto proprio l’assunto che più si scardinano le regole e più c’è la possibilità di rimanere impressi. Lo vedremo a breve nei panni di Francesco Totti nella serie Sky Original Speravo de morì prima e nel nuovo film di Gabriele Mainetti, Freaks Out, ma è un bene che abbia scelto di proporsi al pubblico dapprima come autore di questo piccolo capolavoro: speriamo di ricordarcene per quando esploderà come interprete.