ANPI: ieri partigiani, oggi partito
L'Associazione, che conserva la memoria della Resistenza (e gode di finanziamenti dallo Stato) oggi è formata soprattutto da giovani schierati a favore di Sardine, Ong e migranti. Perché la battaglia ideologica conta più della storia.
Un puzzle con le facce sorridenti di giovani che tengono in mano il fazzoletto rosso che porta scritto «partigiani sempre», un ragazzo africano, che va sempre bene, e in prima fila la «comandante» Sirin, 23 anni, nata in Italia da famiglia tunisina, vicina alle Sardine e neo presidente della sezione Anpi di Castel Bolognese. Non spunta neanche per sbaglio la foto, magari ingiallita dal tempo, di un combattente della guerra di Liberazione. Il manifesto per il tesseramento 2020 dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia sembra più adatto a un gruppo di boy scout politicamente corretto che ai protagonisti ed eredi della Resistenza.
Per motivi anagrafici di reduci ne sono rimasti pochi: circa 4 mila, e 2.800 iscritti all'Anpi, sui 120-130 mila membri dell'associazione più forte, discussa e politicizzata. Dal 2006 i partigiani hanno deciso di aprire ai giovani anche se lo scopo statutario è «riunire in associazione tutti coloro che hanno partecipato con azione personale diretta alla guerra partigiana contro il nazifascismo». E per questo continuano a ricevere fondi dal ministero della Difesa: 703.105 euro dal 2013 allo scorso anno.
«Che ci sia un'associazione di giovani che conservino e curino la memoria della Resistenza è bello, ma l'Anpi fa politica. Si schiera nelle elezioni locali e non solo. Si prende il diritto di dare patenti di democracità e costituzionalità. Suona stonato che lo Stato, attraverso un ministero, finanzi chi fa politica» dice a Panorama l'ex sottosegretario alla Difesa Giuseppe Cossiga, figlio del «picconatore» salito al Colle. L'Anpi, nella categoria delle associazioni combattentistiche e d'arma, è la più schierata, con interventi diretti nella politica nazionale. L'ultimo è stato il «no» al referendum sui tagli dei parlamentari, ma non sono mancati attacchi diretti ai leader del centrodestra, da Berlusconi a Salvini e Meloni. La guida dell'associazione, Carla Nespolo, è scomparsa il 4 ottobre scorso. La presidente dell'Anpi, ex parlamentare Pci, era la prima donna eletta al vertice nel 2017 e non reduce partigiana, essendo nata nel 1943. Lo scorso dicembre, in piazza San Giovanni, a Roma, si era schierata con il gruppo giovanile del momento: «Care Sardine, i partigiani e le partigiane sono con voi». A livello internazionale chiedeva «verità e giustizia per Giulio Regeni, via l'ambasciatore italiano dall'Egitto». E difendeva a spada tratta Silvia Romano, l'ostaggio convertito all'Islam, «da attacchi razzisti, ma soprattutto sessisti».
Oggi il bersaglio principale dell'Anpi è Matteo Salvini. «L'Italia entra nell'incubo dell'apartheid giuridico» aveva attaccato la presidente commentando il primo decreto Sicurezza dell'allora ministro dell'Interno. Sul secondo aveva invitato alla lotta: «Quando si tradisce la costituzione, è il momento della resistenza». Anche con il governo Conte 2, l'Anpi si è sempre schierata a fianco delle Ong che soccorrono i migranti. Nespolo continuava a chiedere che «si riaprano i porti, restiamo umani». In politica internazionale i partigiani non hanno dubbi: «Cuba è un Paese pacifico e generoso, stop all'embargo americano!». Ogni 25 aprile i cortei dei nuovi partigiani sostengono i palestinesi e il riconoscimento del loro Stato rispetto a Israele.
Il 25 settembre si sono incontrati a Trieste i partigiani italiani e i rappresentanti dell'omologa organizzazione slovena (Zznob). Sul tema sensibile delle foibe «ogni occasione è buona per mistificare» afferma il coordinatore regionale Dino Spaghero. Il presidente dei partigiani sloveni, Marijan Križman, ha individuato il pericolo: «Bush, con il suprematismo bianco, Bolsonaro, Johnson, Orbán, Andrzej Duda in Polonia, ciascuno seguendo una propria "via nazionale", hanno sdoganato ideologie e politiche parzialmente o totalmente illiberali e stanno percorrendo la strada di un nuovo nazionalismo chiamato sovranismo, presente anche e fortemente in Italia».
Panorama avrebbe voluto interloquire con l'Anpi, che però ha fatto sapere: «Il nostro gruppo dirigente nazionale, essendo intensamente impegnato nella gestione di questa delicatissima fase della vita associativa, è impossibilitato a rispondere». La successione a Nespolo indicherà se l'associazione vuole impegnarsi ancor più in politica lasciando spazio alle giovani leve. La maggioranza degli aderenti, fra i 35 e i 65 anni, è nata dopo la Seconda guerra mondiale e gli altri sono ventenni che si iscrivono perché «ora e sempre Resistenza». Il 24 settembre è stata eletta presidente dell'Anpi di Castel Bolognese Sirin Ghribi. «Mi sono interessata molto di più all'Anpi quando ho iniziato a seguire le Sardine. Lì ho capito che dovevo fare qualcosa» ha dichiarato nel suo discorso d'insediamento. «Vi chiederete come una ragazza di 23 anni (...) può capire della sofferenza e di ciò che hanno passato i partigiani» ha sottolineato Sirin. «Posso solo dire che il fascismo non se n'è mai andato. Lo dico anche perché parlo da straniera nata in Italia da genitori tunisini. Ogni giorno dobbiamo convivere, anche se non vogliamo, con ideologie e atteggiamenti fascisti, quindi possiamo considerarci, anche noi, partigiani».
Il «rinnovamento» anagrafico può contare sul fiore all'occhiello di Valentina Tagliabue, 22 anni, la presidente di sezione più giovane d'Italia a Cesano Maderno. Su Facebook ha individuato i «nuovi» partigiani: «Resistenti sono le maestre che scelgono di dividere il proprio pasto con gli alunni insolventi per non lasciarli a stomaco vuoto. E resistente è una persona come Ilaria Cucchi, che ha lottato contro tutti per far emergere la verità su quanto accaduto a suo fratello».
Lo storico Giuseppe Parlato osserva ancora con Panorama che «se vogliono scegliere la strada politica possono farlo, ma se vogliono onorare il loro passato la cosa migliore è fare storia dal punto di vista scientifico. Scoprire, senza finalità politiche, anche le pagine abbandonate della Resistenza senza santificare o demonizzare nessuno».
L'Anpi è l'associazione che riceve più fondi dal ministero della Difesa, dopo quella dei combattenti e reduci della Prima e Seconda guerra mondiale. Nel 2019 sono stati stanziati 95 mila euro rispetto ai 56.756 versati all'Associazione nazionale alpini, con il triplo di iscritti rispetto all'Anpi. Mentre l'Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti ottiene 230 mila euro l'anno dal ministero dell'Interno.
La Difesa finanzia dieci associazioni di partigiani, di varie tendenze, compresi i garibaldini che combatterono sotto il comando di Tito, per un totale di 601.800 euro nel 2019. L'Anpi conta anche su altri contributi pubblici, soprattutto locali, e sul 5x1.000, che dal 2014 al 2018 ha fruttato 1 milione e 200 mila euro.
Gli eredi dei partigiani, però, ingaggiano spesso battaglie di retroguardia, a cominciare dal dramma delle foibe. «L'intitolazione dei giardini di piazza Italia a Norma Cossetto (giovane istriana trucidata dai partigiani di Tito nel 1943, ndr) rappresenta l'ennesimo atto di "bullismo politico" dell'amministrazione comunale» hanno denunciato i partigiani di Pescara «che si inserisce nella strada già tracciata da altre discutibili "iniziative culturali" tese a riabilitare un passato di cui c'è poco da gloriarsi».
Secondo Emanuele Merlino, presidente del Comitato 10 febbraio, che quest'anno ha ricordato la martire istriana, Medaglia d'oro al valore civile, in 130 città in Italia e all'estero «l'Anpi ha lanciato una sorta di "offensiva autunnale", prendendo di mira le amministrazioni che intitolano un luogo pubblico a Norma Cossetto e ai martiri delle foibe. Sono fuori dalla storia».
A Nemi, alle porte di Roma, i partigiani della sezione Gismondi si sono poi scagliati contro «un monumento non dedicato alla pace, ma alla guerra». Una stele inaugurata il 18 ottobre, voluta dal nucleo locale dell'Associazione nazionale paracadustisti per ricordare i parà caduti in guerra e in tempo di pace nelle missioni internazionali degli ultimi anni.