Uccise il socio a colpi di fucile nell'orto: Esposito in carcere a Poggioreale
La sentenza di condanna a 14 anni di carcere è definitiva. Il settantacinquenne era ai domiciliari nel suo paese
SCARLINO. Dopo più di tre anni, Giuseppe Esposito, il settantacinquenne condannato per l’omicidio di Alessandro Toffoli, 56 anni, follonichese, ex socio in affari dell’impresario edile, è entrato in carcere, a Poggioreale. Due giorni fa i carabinieri si sono presentati alla porta di casa dell’anziano che aveva scelto di andare a scontare i domiciliari da diversi mesi a Cercola, il paese alle pendici del Vesuvio, dove vive anche il fratello di Esposito. Il paese dal quale era partito, tantissimi anni fa e dove ora aveva deciso di tornare. Difeso dall’avvocato Giovanni Di Meglio, Esposito dopo che la Corte d’assise d’appello di Firenze aveva diminuito di un anno la condanna del tribunale di Grosseto, aveva presentato ricorso in Cassazione. Ricorso che però i giudici della Corte suprema hanno rigettato. Il procuratore capo di Grosseto, Maria Navarro, ha quindi firmato tre giorni fa l’ordine di carcerazione che è stata eseguito venerdì dai carabinieri che hanno accompagnato il settantacinquenne al carcere più vicino, quello di Poggioreale, appunto.
All’uomo rimangono da scontare circa dieci anni di carcere: al settantacinquenne, nonostante l’età, non possono infatti essere applicati gli arresti domiciliari, visto che è stato condannato per un reato grave, come appunto l’omicidio volontario. Per il momento quindi, l’ex impresario resterà in carcere dov’è stato accompagnato venerdì dai carabinieri. I giudici della Cassazione hanno quindi confermato la sentenza d’Appello e la pena complessiva che l’uomo deve scontare è di 14 anni.
Esposito quindi, non sarà libero prima di dieci, visto che tre li ha già trascorsi soprattutto ai domiciliari, dove è stato tenuto da quando ha lasciato il carcere di Grosseto, per qualche giorno dopo l’arresto.
Il 12 novembre 2017, in un orto nei pressi di Scarlino, il settantacinquenne aveva imbracciato un fucile Benelli e sparato tre colpi. Uno aveva colpito la mano destra, il secondo il torace da 5-9 metri, l’ultimo a brevissima distanza, il volto di Alessandro Toffoli. Nel marzo 2019, in primo grado, con il rito abbreviato, il giudice Sergio Compagnucci aveva inflitto 15 anni (il pm Salvatore Ferraro ne aveva chiesti 16), più il risarcimento dei familiari di Toffoli (la moglie e i due figli - tutelati dagli avvocati Patrizia Fabiani e Paolo Bastianini) ciascuno con 400mila euro: in tutto, 1 milione e 200mila euro.
Un omicidio premeditato, secondo le motivazioni di primo grado: Esposito, secondo il giudice, poteva tornare indietro, poteva non sparare: ma non lo fece. Chiaro l’autore, chiaro il movente (la restituzione a Toffoli di tre assegni invece già incassati da Esposito), meno chiara la dinamica: probabilmente aveva perso la testa dopo aver ricevuto, mentre era a casa, la telefonata di Toffoli che gli chiedeva gli assegni indietro.