Camilla e Andrea, due cuori padovani divisi dal Dpcm
I fidanzati abitano in comuni confinanti e passeranno le feste separati: «Ci dispiaceva lasciare i nostri genitori»
PADOVA. Amare significa «voler bene a qualcuno» e «provare attrazione». Amare significa non riuscire a fare a meno di quella persona. Significa sentire una forza interiore che ci spinge verso quel corpo, quegli occhi, quella bocca. Significa sentire l’irresistibile desiderio di toccare quella persona, di abbracciarla, di sentirne la voce e, ancora, conoscerne ogni pensiero.
Immaginare, all’improvviso, di dover rinunciare a tutto è una frustrazione dolorosa. «Durante il lockdown ho desiderato ogni giorno di spezzare l’imposizione e correre da Andrea», racconta Camilla Gesualdi, 19 anni, studentessa padovana di Psicologia. «E ogni volta mi ricordavo che il mio “sacrificio” era una piccola cosa di fronte a chi stava male, di fronte a chi è morto a causa del virus».
L’Andrea di Camilla è Andrea Galeazzo, 21 anni, studente di Filosofia che vive a Villatora, nel Comune di Saonara. I due giovani innamorati a Natale, Santo Stefano e Capodanno saranno dunque separati da qualche centimetro di confine, tanto è lo spazio tra il cartello che sbarra Villatora e quello che annuncia l’ingresso del quartiere padovano di Camin, dove, una manciata di argine più avanti, a Terranegra, vive Camilla.
Si sono conosciuti a scuola, al liceo scientifico Cornaro, lei era in terza, lui in quinta. «Era l’era pre-Covid» sorride Camilla «ci vedevamo tutti i giorni a scuola, lui veniva con due caschi e mi sentivo “fighissima” ad andar via in moto con il mio ragazzo. Le nostre famiglie sono molto accoglienti: io stavo a casa sua e lui a casa mia e spesso dormivamo l’uno dall’altra. Mi sono legata ai suoi amici, adesso è tanto se li vedo ogni tanto per un caffè».
Il momento più difficile, naturalmente, è stata la quarantena: «Non ci siamo mai visti» continua Camilla «fino a maggio. Io ero frustrata dalla didattica a distanza, tanto da perdere in alcuni momenti la motivazione a fare le cose. Andrea lo vedevo in videochiamata ed è stato importantissimo: mi ha ascoltata perché capiva che la maturità si avvicinava ed era desolante». «Ma a un certo punto non avevamo più nulla da dirci» aggiunge Andrea «tanto da parlare di quello che mangiavamo. Mi mancava il contatto fisico, mi mancava baciarla e abbracciarla».
Mai più lontani, si sono promessi il primo giorno dopo il lockdown. «Abbiamo progettato di trasferirci o da me o da lui» spiega Camilla «se fosse arrivato un altro lockdown. So che ci sono persone che stanno e sono state male, so che dobbiamo evitare le cose superflue, ma l’amore non è superfluo: io ho bisogno di vedere il mio moroso. La lontananza è stata pesantissima».
Le feste si avvicinano, eppure fanno paura. «Ne abbiamo parlato» rivela Camilla «leggo il giornale tutti i giorni, ho scrutato le anticipazioni per capire cosa fare. Volevamo trasferirci: a Natale da me e a Capodanno da lui o viceversa, ma poi abbiamo pensato ai nostri genitori: anche loro sono in questa situazione, anche loro stanno soffrendo. Penso ai pianti che mi sono fatta tra le braccia di mia madre durante la chiusura forzata della scorsa primavera e come mi abbia sostenuta. Così abbiamo deciso di scambiarci i regali alla vigilia di Natale e di quel Capodanno che avremmo dovuto trascorrere in montagna, magari insieme agli amici o semplicemente da soli, resterà una videochiamata». «Questa esperienza può essere alienante» dicono i due giovani in coro «manca la comunicazione non verbale, siamo privati della libertà, sappiamo che è giusto, ma è comunque una privazione. Se ce l’avessero detto un anno fa, non ci avremmo creduto. Avremmo detto che in un mondo così non ci volevamo stare». —
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