Terapia intensiva, a Padova attivati altri undici posti
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Donato: «I ricoveri non rallentano e i quadri clinici sono sempre più gravi. Sbaglia chi pensa che ci siano solo anziani»
PADOVA. Nessun margine di riposo nel ponte dell’Immacolata per gli operatori sanitari che, anzi, proprio in questi giorni hanno dovuto rafforzare ancora di più l’artiglieria pesante contro l’avanzare del Covid 19.
Lunedì 7 dicembre sera, dopo l’ennesima riunione della task force Covid dell’Azienda Ospedale Università di Padova guidata dal direttore sanitario Daniele Donato, sono stati attivati 11 nuovi posti letto in Terapia intensiva per i pazienti colpiti dall’infezione da coronavirus. Il Covid si accaparra così anche una fettina del Policlinico universitario, dopo essersi già assicurato terzo, sesto, settimo, ottavo, nono e decimo piano del Monoblocco, oltre a un Pronto soccorso dedicato. Inevitabile la ripercussione, sempre più marcata, sull’assistenza “ordinaria”.
Sacrificando più Terapie intensive al Covid, è l’attività chirurgica a farne le spese. Lo scenario del resto è tutt’altro che incoraggiante: i dati del laboratorio di Microbiologia di via Giustiniani dicono che ad oggi un tampone su tre risulta positivo, la percentuale più alta mai registrata.
Da lunedì sera 11 posti letto della Terapia intensiva al quinto piano del Policlinico universitario sono dedicati a pazienti Covid, portando a 47 il totale: «I numeri stanno aumentando e a livello provinciale era necessario rendere disponibili ulteriori posti in Rianimazione» conferma il direttore sanitario Donato, «tutta la rete ospedaliera è sotto pressione e siamo lungi dal registrare un allentamento. I ricoveri continuano a ritmo elevato e il quadro clinico dei pazienti rispetto a qualche settimana fa è generalmente più grave. Questo comporta degenze più lunghe e a maggiore intensità assistenziale e di conseguenza una maggiore disponibilità di posti letto». L’età non è l’unico fattore che incide nella severità delle infezioni: «Per tanti anziani che ricoveriamo» rileva Donato, «ci sono altrettanti pazienti che anziani non sono. Molti con altre patologie, altri perfettamente sani tranne che per il Covid. Nessun caso può essere sottovalutato».
Per dedicare più strutture e forza lavoro al Covid l’Azienda ospedaliera ha dovuto necessariamente sacrificare altre attività: «È stata ulteriormente ridotta la chirurgia generale» precisa il direttore sanitario, «in particolare day e week surgery e tutti gli interventi che non hanno carattere di urgenza. Solo così abbiamo potuto recuperare personale medico e infermieristico da dedicare all’emergenza sanitaria». Da considerare che il Covid non trascura nemmeno gli operatori sanitari: sono oltre 150 i contagi fra personale di comparto e medici.
Strategico in questi giorni si è rivelato l’ampliamento del Pronto soccorso Covid, il Percorso 2 a cui ha tanto lavorato il direttore dell’Emergenza Urgenza Vito Cianci: «Gli ambulatori dedicati sono preziosissimi» conferma Donato, «proprio per dare risposta efficace ai casi gravi che accedono al Pronto soccorso». Da un paio di settimane, invece, si è allentata la morsa del Covid in Pediatria. «Un dato che deve farci riflettere» conclude il direttore sanitario, «è che circa il 30% dei tamponi processati risulta positivo: il virus circola tantissimo, bisogna prestare la massima attenzione». Tanto più con lo spettro dell’influenza stagionale dietro l’angolo. —