La Azzolina con un piede fuori dal governo, Pd e Iv: “Va sostituita”. E Conte sta per arrendersi
Bye bye Azzolina. “Ha sbagliato troppo, va sostituita”. Il tam tam continua, ai piani altri sostengono che non è più possibile tenerla alla guida del ministero. Pd e renziani sono pronti a metterla alla porta, già sanno chi inserire al suo posto. Il tentativo di Conte del “vogliamoci tutti bene” è fallito sul nascere. E le sue parole sui ministri – pronunciate giorni fa – sanno ancor più di beffa. «Sono il capitano di una squadra che ha superato una grande prova, i miei ministri sono i migliori», aveva detto. E ancora: «La maggioranza c’è e ci sarà». Il solito show del premier.
La Azzolina “fuori”, rimpasto alle porte
Parole, però, che hanno imbarazzato le stesse forze di governo. Pd e Iv sanno che così non si può andare avanti. “Ma quali ministri migliori”, è il commento che rimbalza in ogni retroscena. La seconda ondata è stata affrontata in modo pessimo, l’Italia è tornata nello sprofondo. Basta pronunciare un nome, Lucia Azzolina, e succede il finimondo perché sulla scuola ha combinato un disastro.
I sondaggi fanno frenare sul voto
La strada è stretta. Pd e renziani non digeriscono più l’altalena di Conte e il vuoto dei Cinquestelle. Minacciano di andare al voto, poi però leggono i sondaggi e frenano. Respingono l’ipotesi di un “governo allargato”, che ridurrebbe il loro raggio d’azione. Quindi, resta un viottolo a senso unico, quello del rimpasto. Non pronunciano la parolina magica ma lavorano per raggiungere l’obiettivo. Perciò mettono sul tavolo tutti gli errori commessi dai ministri e ne chiedono la fuoriuscita, avendo già in tasca i nomi per sostituirli.
Conte si arrende, pronto a due “cessioni”
La contromossa di Conte – che poi è una resa – potrebbe essere quella di dare una poltrona di prestigio a Renzi, che minaccia di togliere l’appoggio al governo. Nei piani di IV, infatti, l’addio potrebbe accadere il 28 dicembre, ovvero dopo il voto sulla legge di bilancio. Inoltre, sempre alzando bandiera bianca, Conte sacrificherebbe la Azzolina per dare il ministero a Maria Elena Boschi. In questo modo spera di evitare la crisi, pur sapendo che i rapporti restano tesi e c’è sempre chi è pronto ad alzare la posta.
In trincea per la Azzolina restano solo i grillini
Nel mirino finisce Lucia Azzolina per la quale si mettono in trincea solo di grillini. Che riescono ancora una volta a difendere l’indifendibile, un po’ come fanno con la Raggi. È evidente che la ministra dei banchi a rotelle è debole. Molto debole. Ha commesso troppi errori, ha navigato a vista per mesi. Aveva tutto il tempo per organizzare il rientro a scuola e invece ha combinato un disastro. Per Pd e renziani deve andarsene e va sostituita. Ma per farlo bisogna dar via al rimpasto, in modo tale da poter trovare un compromesso con i Cinquestelle.
Le dichiarazioni di Orlando
Le tracce ci sono. Basta leggere tra le righe le dichiarazioni di pezzi grossi dei dem e di Iv. «Quando si schiaccia l’acceleratore si sa quando si inizia ma non quando si finisce», ha detto Andrea Orlando, vicesegretario del Pd a Otto e mezzo. «in questo momento una crisi di governo ci porterebbe in una situazione drammatica. L’Italia si troverebbe chiamata alle urne mentre arrivano i soldi del recovery». Perciò niente urne. Poi: «Mi auguro che la vicenda di queste ultime ore non produca un Papeete natalizio, il Paese non ne ha bisogno». Perciò, niente cambio di maggioranza. Non rimane che la strada del rimpasto.
Le parole esplicite della Boschi
Abbastanza esplicite le parole di Maria Elena Boschi. «Noi ci auguriamo che non si apra una crisi di governo. Ma come siamo stati e siamo responsabili noi, ci auguriamo che lo sia anche il presidente Conte. E che ci ascolti». La Bellanova invece insiste sulla questione della task force, tenendo la pistola (politica) alla tempia di Conte. Il Recovery? «Nessun consulentificio perché quelle risorse devono invece essere utilizzate per rinnovare e adeguare la pubblica amministrazione al ruolo che deve avere nel rilancio del Paese. Strategico soprattutto nel Mezzogiorno».
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