Infermieri con il pannolone perché non hanno neppure il tempo di andare in bagno
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La denuncia dei sindacati confederali sui turni massacranti: «Troppo stress, molti infermieri stanno lasciando». Il caso sollevato per primo a Padova
PADOVA. Quattrocento persone tra medici, infermieri, operatori socio sanitari e tecnici dell’Azienda Ospedaliera sono risultate positive al Covid 19 dal mese di luglio ad oggi. A rilevare il dato sono le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil che giovedì hanno avuto un incontro con la direzione per parlare di varie criticità, tra cui appunto quella dei contagi in corsia.
Attualmente, spiegano Alessandra Stivali della Cgil, Luigi Spada della Uil e Achille Pagliaro della Cisl, ci sarebbero 157 positivi tra i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera: 63 infermieri, 36 operatori socio sanitari, 15 medici dell’azienda, 18 medici dell’università, 15 tecnici dell’azienda e 10 tecnici dell’università. Numeri che si sono certamente alzati rispetto allo scorso marzo.
«Siamo molto preoccupati del modo in cui sta venendo gestita questa seconda ondata di emergenza», ha spiegato Alessandra Stivali della Cgil. «Abbiamo chiesto che l’Azienda Ospedaliera di Padova faccia da aprifila con la reintroduzione dei test molecolari, i test rapidi, che registrano troppe volte falsi negativi, stanno creando grossi problemi. Non crediamo alla versione che i contagi interni siano aumentati perché non c’è un lockdown. La sorveglianza è massima, il problema è che non si utilizza il giusto strumento».
All’interno dell’Azienda Ospedaliera, evidenziano i sindacati, ad oggi ci sarebbero due cluster: «Uno è nel reparto di Neurochirurgia degenze, dove ci sono 5 infermieri e 6 operatori socio sanitari positivi, l’altro è nella degenza Epatobiliare, dove tra medici, infermieri e operatori socio sanitari, ci sono 13 positivi», dice Luigi Spada della Uil. «Inoltre solo una settimana fa si sono registrati tre casi di positività in area pediatrica, tra il Pronto Soccorso e la Pediatria d’Urgenza, e questo perché i test rapidi hanno dato risultati sbagliati», aggiunge Achille Pagliaro della Cisl.
Oltre al tema dei tamponi si è discusso anche del tema delle mascherine: «Abbiamo chiesto che i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera vengano dotati di mascherine FFP2, più protettive delle semplici chirurgiche, questo perché parecchie volte succede che il paziente, magari in stato di agitazione, si levi la mascherina mettendo a repentaglio la salute degli operatori».
Punto su cui continuano a premere i sindacati è la situazione di stanchezza e forte pressione a cui da mesi il personale ospedaliero, e in particolare quello dei reparti Covid, sarebbe sottoposto. «Ogni giorno riceviamo chiamate di disperazione da parte di infermieri, tecnici, operatori socio sanitari. Sono arrivati alla frutta. Si verificano scene in cui le persone mettono all’inizio del turno di lavoro il pannolone perché non hanno il tempo neppure di andare in bagno. Per non parlare di persone che usano psicofarmaci per arrivare a fine giornata», dice Spada della Uil.
E non sarebbe solo chi lavora nei reparti Covid ad essere sottoposto a grande stress.«Ci sono reparti da 40 posti letto con soli due infermieri, reparti con 21 posti letto, come quello di Otorino, che durante la notte e nelle festività ha solo un infermiere. Abbiamo chiesto che i reparti vengano assolutamente potenziati e ci hanno risposto che le assunzioni sono state fatte. Peccato che su 248 unità (78 medici, 95 infermieri, 10 tecnici, 65 operatori socio sanitari) assunte al di fuori del turn over per gestire l’emergenza coronavirus, quasi la metà abbia già deciso di dimettersi. Chi può scappa via», continuano Stivali della Cgil e Pagliaro della Cisl.
«Dopo tre incontri con la direzione non siamo soddisfatti delle non risposte che ci sono state date e che riteniamo siano poco rispettose della situazione lavorativa in Azienda Ospedaliera», sottolineano i sindacati, che annunciano già di non essere disposti a tirarsi indietro nella tutela dei lavoratori.