Ivrea, l’appello al sindaco: «Stare in classe è un nostro diritto. Servono più bus»
IVREA
La scuola non è soltanto il luogo fisico dell’apprendimento, ma anche la principale fonte di socializzazione, dove nascono e si coltivano amicizie e s’impara a gestire le relazioni interpersonali attraverso il confronto quotidiano con coetanei e docenti. È il luogo in cui i ragazzi trascorrono gran parte dell’infanzia e dell’adolescenza, in cui entrano bambini per uscirne giovani adulti, pronti a lanciarsi nel mondo dei “grandi”.
Parte da questi presupposti l’accorato appello che Annachiara Mainardi, 18 anni appena compiuti, studentessa del quinto anno al liceo Carlo Botta di Ivrea, lancia al sindaco di Ivrea Stefano Sertoli, facendosi portavoce delle preoccupazioni e del disagio dei suoi coetanei. Una lettera in cui, a fronte della didattica a distanza alla quale sono costretti da oltre un mese tutti gli studenti di seconda e terza media e delle scuole superiori, chiede aiuto «per far sì che la situazione per noi giovani, adolescenti, che siamo il futuro di Ivrea e, più in generale, della società, possa migliorare e che venga rispettato il nostro diritto all’istruzione soprattutto oggi, che siamo determinati a volerne usufruire come mai avremmo pensato di poterlo essere».
E ancora, rivolgendosi al primo cittadino: «Sento il bisogno di informarla di quello che per noi significa questo periodo, di come siamo in attesa trepidante della possibilità di godere dell’ultimo anno di liceo frequentando la scuola in presenza, tornando ad apprendere in classe, guardando una lavagna vera, scrivendo su un foglio di carta. Vogliamo poter ridere con il vicino di banco e fare il conto alla rovescia per il suono della prima campanella, che annuncia l’intervallo».
Se è vero, infatti, che il 7 gennaio prossimo tutti gli studenti torneranno sui banchi di scuola (per le superiori previsto il 75% delle lezioni in presenza) è pur vero che l’annunciata terza ondata pandemica, prevista tra gennaio e febbraio, fa già presagire nuovi giri di vite anche per la scuola. «Credo che ormai sia chiaro – incalza la studentessa – che il problema siano i trasporti pubblici. Non tutti gli studenti hanno la possibilità spostarsi in auto, per questo ricorriamo, io per prima, ai mezzi. Ho sentito ripetere che le scuole sono state chiuse per l’inadeguatezza del servizio rispetto alla situazione d’emergenza, ma cosa è stato fatto per migliorare la situazione? Io abito a Montalto Dora, a dieci minuti da Ivrea. Mi è capitato più volte di dover aspettare anche più di un’ora alla fermata del bus. Per non parlare dell’assenza di controlli a bordo dei mezzi: spesso ci si ritrova con talmente tanti passeggeri che è impossibile mantenere il metro di distanza. Com’è possibile che proprio in questo momento di emergenza un settore strategico come i trasporti abbia una gestione così carente?».
Immediata la risposta del primo cittadino eporediese, sensibile alla richiesta di aiuto: «L’assessore competente Giuliano Balzola da tempo sta lavorando con tutti gli attori (Gtt, Agenzia di mobilità, Direzioni scolastiche, sovrastrutture Regionali) per tentare di modificare in meglio la situazione attuale. Non è una questione d’immediata soluzione: l'incremento delle corse (per consentire minor affluenza sui mezzi) comporta considerevole aumento di costi, mentre il controllo della capienza dei mezzi comporterebbe un incremento di personale o il ricorso a personale esterno (anche questo con incremento di costi). Quello che posso garantire è il nostro massimo impegno nel trovare qualche soluzione in tempi brevi, nella speranza che al più presto tutta la popolazione studentesca possa tornare a vivere la scuola, traendo tutti i benefici, non solo mnemonici, che ciò comporta e ai quali avete assoluto diritto». —
Paola Principe